lunedì 12 aprile 2010

Blocco Creativo

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Ciò che ti propongo ti potrà apparire piuttosto curioso, ma ti posso assicurare che è molto utile.

Ci sono momenti nei quali paure, ansie, dubbi… imprigionano la creatività, fino a provocare dei veri e propri blocchi.

La creatività è fondamentale nella vita di tutti i giorni, nelle scelte che quotidianamente facciamo, nelle faccende che sbrighiamo, nelle problematiche che affrontiamo: ne abbiamo sempre bisogno.

Se poi siamo degli artisti (e ognuno di noi, nel proprio campo di competenza può esserlo), saremo ancora più esposti di altri al rischio di uno stallo della nostra creatività.

Generalmente, in questi casi, ciò che risulta veramente decisivo è cambiare il punto di osservazione.

Se continuo a guardare il problema dallo stesso punto, il risultato sarà inevitabilmente questo: gli stessi pensieri, le stesse immagini, le stesse sensazioni…, ergo, le stesse azioni, che non potranno mai produrre nulla di diverso da ciò che hanno prodotto sino a quel momento.

Pertanto, se voglio cambiare i risultati, devo necessariamente cambiare strategia, modi di pensare e agire.

Purtroppo questo mutamento può risultare tutt’altro che facile, anche perché possiamo incontrare una serie di resistenze interne: scarsa motivazione, poco coraggio, scoramento…

Ci serve un qualcosa che ci aiuti a creare un momento di distacco dal problema, per questo ciò che ti suggerisco è un espediente, un semplice esercizio che, senza sforzo, ti permette, metaforicamente parlando, di salire sul tavolo e guardare l’ambiente da una prospettiva diversa.

Prendi due sedie e mettile una di fronte all’altra. Poi (e poni molta attenzione a questa fase) identifica le due sedie, nel senso: su una ti siederai Tu, sull’altra di fronte, il tuo “creativity coach”… chi è il tuo “creativity coach”? Sei sempre TU!

È curioso, lo so, l’ho detto subito, ma non è poi così folle: noi dialoghiamo costantemente con noi stessi.

Pertanto siediti sulla sedia del TU “artista” e trova il coraggio di esprimere al tuo coach di fronte qual è la tua difficoltà; per esempio:

* non riesco a scrivere l’ultimo pezzo del mio lavoro discografico
* non riesco a terminare il libro che sto scrivendo
* ho dei dubbi circa le mie capacità espressive
* mi sento profondamente annoiato/a
* …

Adesso siediti sulla sedia di fronte ed esercita il ruolo di coach. Prendiamo un esempio:

«Non riesco a terminare il libro che sto scrivendo».

«Cosa te lo impedisce?», torna immediatamente sulla sedia di fronte e rispondi alla domanda e così via…

Bada bene: l’obiettivo da tenere presente non è quello di sviscerare il problema: non si tratta di improvvisarsi psicologi! Bensì è quello di adottare delle strategie nuove e utili, oppure un cambiamento verso una direzione più funzionale rispetto agli obiettivi, o ancora, riprendere il percorso nella stessa direzione di prima con rinnovato vigore.

Per questo motivo, l’accorgimento da considerare con attenzione è che la domanda che il TU “coach” non deve mai porre al TU “artista” è: PERCHE’.

Perché è una domanda molto complessa, la cui risposta lo è ancor di più, il che potrebbe condurti in un viaggio introspettivo insidioso, che sarebbe forse meglio compiere con un’assistenza psicologica.

La bella notizia è che ai fini del risultato non hai bisogno di rispondere a questa domanda. Pertanto il tuo coach potrà chiederti: «Come ti senti?» e, subito dopo, «Cosa potresti fare per stare meglio?»; ma NON: «perché ti senti così?».

Segui questo semplice accorgimento e sono sicuro che troverai l’esperienza più che positiva ai fini del risultato.

Dai vita al tuo coach interiore e raccontami la tua esperienza.

A cura di Giuseppe Deliso
Autore di Essere Proattivi

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