lunedì 28 dicembre 2009

Errori da evitare per la formazione aziendale

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Nel corso della mia attività ho visto raramente aziende che non erano consapevoli dell’importanza della formazione. Ho invece visto, molto spesso, aziende che facevano una cattiva formazione. Analizziamo il caso di un’azienda che faceva una cattiva formazione credendo di poter affrontare l’argomento con interventi spot di un consulente.

La società I.PRO.VE.S Srl. Trasforma e commercializza prodotti vegetali surgelati destinati al mercato nazionale ed estero. Nel gruppo dei dipendenti ci sono otto persone che hanno la funzione di coordinare tutta la forza vendite e di gestire i rapporti con la clientela. Non hanno mai avuto una formazione specifica. La Direzione si rende conto che il fatturato non cresce e il trend di sviluppo è nettamente inferiore alle possibilità che il mercato offre.

Si decide di mettere in atto un piano formativo per il gruppo delle otto persone, affidando l’incarico ad un consulente esterno. La decisione viene comunicata alle persone chiedendo loro di essere disponibili a recarsi presso una società esterna. A valle della proposta di formazione ricevuta dal consulente, la Direzione ritiene che la spesa è eccessiva e chiede al consulente di poter effettuare la formazione presso l’azienda stessa, anziché presso la sede della società di consulenza, risparmiando in questo modo sui costi di trasferimento e di pernottamento.

Sin qui niente di male. Il problema viene quando la direzione, per risparmiare ulteriormente, chiede al consulente di effettuare la formazione in due giornate, anziché nelle dieci che aveva previste nel corso di un mese. Il consulente ritiene di non poter dare un contributo veramente efficace in due giornate e rifiuta l’incarico.
Quali errori ha fatto la Direzione in questo processo?

Secondo me sono i seguenti:

1. L’azienda non aveva inserito nella sua strategia la formazione, come strumento di coinvolgimento e motivazione delle persone, pensando di affrontare l’argomento in maniera spot.
2. Non aveva chiaro l’importanza della formazione e aveva ritenuto prioritario il valore della spesa da affrontare.
3. Non era in grado di valutare gli effetti della mancata formazione.

L’obiettivo di contenere una spesa non è di per sé un cattivo obiettivo. L’importante è ritenere che la priorità non è il costo della formazione, bensì l’efficacia della formazione e il ritorno economico della stessa. Nel caso esaminato, se l’obiettivo della Direzione era contenere la spesa, allora era più corretto non iniziare ad affrontare l’argomento e ancor di più non comunicarlo alle persone.
Le aziende di successo hanno capito che l’attività di formazione deve essere continua. Pertanto, esse si sono organizzate per avvalersi della funzione di trainer da parte di risorse interne. Persone che le aziende hanno formato adeguatamente, e che si sono specializzate sulla formazione, pur avendo una funzione operativa.

Ad esempio:

- Una formazione sulla sicurezza viene effettuata dal responsabile interno della sicurezza.

- Una formazione sull’efficienza produttiva viene effettuata dal responsabile della produzione.

- Una formazione sulla Qualità viene effettuata dal responsabile Assicurazione Qualità.

- Una formazione sulle vendite viene effettuata dal responsabile Vendite.

Ecc..

Una formazione effettuata da risorse interne offre vantaggi notevoli, quando gli argomenti trattati richiedono una conoscenza della realtà aziendale. Viene, invece, richiesta la formazione a risorse esterne quando gli argomenti sono più delicati e non ci sono all’interno persone qualificate per trattarli.

A cura di Chiarissimo Colacci
Autore di “L’Impresa Efficiente” e “Il Team Vincente”

martedì 22 dicembre 2009

Reputazione ONLINE

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La reputazione è un concetto inconsciamente riconosciuto e apprezzato da chiunque, anche da chi non possiede un particolare background di comunicazione, marketing o PR. Fateci caso: quando un’azienda o un professionista riesce a fidelizzarvi e a costruire un rapporto di fiducia con voi delle ottime motivazioni possono essere trovate nella reputazione e nell’idea che vi siete costruiti circa quel rapporto di business.

Eppure sono ancora in pochi coloro che scelgono di incrementare questo aspetto della propria immagine, e specialmente quando si parla di reputazione online si apre un vero e proprio buco nero nella mente degli utilizzatori del web.
In Italia esiste un concetto che deve ancora passare ed essere appreso dalla maggior parte dei navigatori: su internet noi siamo ciò che pubblichiamo.

Volete un esempio? Quante volte avete letto sui giornali casi di persone licenziate per aver inserito frasi sconvenienti e inopportune a riguardo del proprio ambiente di lavoro all’interno dei social network? Internet è un’immensa memoria collettiva, e tutto ciò che vi pubblicate all’interno si riflette e diffonde nel tempo.

E per chi non utilizza il web o è certo di non inserire alcun dato che lo riguardi? Anche in questi casi esistono delle problematiche circa la propria immagine. In primo luogo il fatto di non esistere sul web sta comunicando qualcosa alle persone che vi circondano. Pensate all’opinione che potrebbe farsi un vostro intervistatore desideroso di offrirvi un’allettante offerta di carriera, oppure un potenziale cliente invogliato a trovare un nuovo fornitore. Quale giudizio può assumere su di voi se letteralmente… non esistete!

D’altra parte, i vantaggi per chi possiede le conoscenze per gestire correttamente la propria reputazione online sono moltissimi. La reputazione digitale, in particolare, può diventare un vero e proprio volano per le vendite e il business.

Farlo può essere più semplice di quanto si pensi normalmente, ma solo a patto di conoscere le giuste strategie.
Il manuale dell’ufficio stampa 2.0 vi svelerà le migliori tecniche operative per raggiungere questo importante obiettivo.

A cura di Stefano Calicchio
Autore di “L’Ufficio Stampa 2.0″

martedì 15 dicembre 2009

Persuadere per vendere??

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Persuadere vuol dire muovere gli altri nella nostra direzione, facendo si che accettino una nostra proposta o raccomandazione. Alla fine di questo processo, affinché la nostra opera di persuasione sia stata efficace, devono essere verificati due fattori fondamentali:

- Le caratteristiche iniziali della nostra proposta devono essere rimaste sostanzialmente inalterate.

- Il nostro rapporto personale con la persona “persuasa” deve essere migliorato o, nel caso peggiore, rimare inalterato.

Questi due punti devono essere tenuti sempre in mente quando cerchiamo di persuadere qualcuno.

Per quanto riguarda il primo fattore, dobbiamo partire dal presupposto di possedere una proposta, una raccomandazione o un suggerimento che, esattamente così com’è formulato, sia di valore e possa migliorare la vita della persona a cui lo stiamo proponendo. Se non ne siamo pienamente convinti, dobbiamo lavorare sulla definizione della nostra proposta, prima di iniziare il processo di persuasione.

Per quanto riguarda il secondo punto, se tramite un uso poco etico di tecniche di persuasione, riusciamo comunque a convincere l’altra persona a seguire la nostra raccomandazione (specialmente se si tratta dell’acquisto di nostro prodotto) ma appare evidente che questa scelta andava maggiormente nel nostro interesse e non nel suo, presto o tardi questa riflessione da parte della parte “persuasa” contribuirà alla creazione di sentimenti negativi nei nostri confronti. Il nostro rapporto con la persona ne uscirà deteriorato e sarà molto difficile riconquistarne la fiducia.

In conclusione, contrariamente alla credenza comune che ritiene che chi muove spesso gli altri nella propria direzione, convincendoli ad agire come da lui proposto, sia un ottimo e dotato persuasore, in realtà per attribuire questa qualifica a qualcuno dobbiamo osservare l’eventuale differenza tra quanto proposto inizialmente e quanto accettato alla fine del cliente (ove una notevole differenza potrebbe anche indicare scarsa eticità da parte del persuasore, che era partito con una proposta poco realistica per generare un effetto di contrasto) e soprattutto la qualità del rapporto personale tra le due parti, successivamente al processo di persuasione. Nel caso in cui si vogliano instaurare proficue e durature relazioni commerciali, il secondo punto è assolutamente fondamentale.
Per approfondire questi argomenti ci vediamo su ebookpersuasione

A cura di Marco Germani
Autore di “I meccanismio della persuasione”

lunedì 7 dicembre 2009

Amicizia tra uomo e donna

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Il tema è dei più intriganti, la domanda delle più ricorrenti, ma la risposta non è mai univoca.
Ci può essere amicizia fra un uomo e una donna?
Partendo dall’assunto che l’amicizia non è un generico rapporto di conoscenza che porta a condividere semplici momenti comuni (lavoro, hobby, passatempi…), bensì un rapporto che spinge a vivere momenti esclusivi, che hanno come unico scopo il piacere di incontrarsi, la risposta è: sì, ci può essere, ma non è mai davvero equilibrata, perché il sesso e l’erotismo sono sempre dietro l’angolo, anche se i protagonisti a volte non ne sono assolutamente consapevoli.

La «sindrome da Harry-ti presento-Sally» spinge infatti tantissimi uomini a desiderare un rapporto diverso, più profondo, con la propria «amica platonica». Basta ricordare la battuta in cui Harry dice a Sally: «Nessun uomo può essere amico di una donna che trova attraente. Vuole sempre portarsela a letto». E lei, scandalizzata: «Allora stai dicendo che un uomo riesce ad essere amico solo di una donna che non è attraente?». Risposta: «No, di norma vuole farsi anche quella».

Giunti a questo punto, verrebbe da pensare che l’amicizia fra sessi diversi non può esistere. In realtà non è proprio così. Bisogna però tenere presente che in molti casi – a posteriori – ci si rende conto di non essere stati ricambiati con la stessa sincerità di intenti; o viceversa di avere segretamente sperato che il proprio amico/a un giorno provasse qualcosa di più. Ecco perché è sempre così importante essere il più chiari e corretti possibili verso l’altra persona, allo scopo di evitare dolorosi fraintendimenti.

A complicare le cose contribuisce inoltre l’etimologia. La parola «amore» ha la stessa radice di «amicizia» (am-). Se provo amicizia verso qualcuno, provo una forma di amore. Si comprende bene quanto sia rara e difficile tra un uomo e una donna, dove l’elemento fisico è quasi inevitabile, nella diversità fisio-biologica della coppia. Anche perché un’amicizia nasce di certo dalla simpatia, ma anche da una prima impressione visiva che suscita in noi una reazione biochimica che somiglia all’attrazione fisica, poi da una sintonia di pensiero.

Se l’amico/a ti piange sulla spalla e nasce una abbraccio per consolare, o una carezza sul viso, o un bacio fraterno, materno, paterno…allora il contatto fisico c’è. Nasce di conseguenza la necessità di incanalare il rapporto nella direzione che esclude la fisicità di tipo sessuale, necessità che deve essere il frutto di una scelta consapevole operata da entrambe le parti.

C’è poi un altro elemento fondamentale: la differenza tra l’emotività maschile e quella femminile.
Le donne sono per DNA portate all’introspezione, all’analisi, a quel discutere e mettersi in discussione, forse senza mai arrivare a una soluzione concreta dei problemi.
Gli uomini no: di fronte alla richiesta di un consiglio, hanno la soluzione pratica, immediata o ragionata.
Ciò accade in quanto le donne coltivano un rapporto di amicizia per «stare», mentre gli uomini per «fare».

In definitiva, é dunque meglio non escludere mai a priori l’amicizia tra un uomo e una donna, perché può donare emozioni e arricchimenti umani, rivelandosi così limpida e soddisfacente da smentire nella pratica tutto quanto si è detto finora. Non dimentichiamo poi l’amico-gay: con lui, proprio perché possiede una sensibilità molto più femminile, possono nascere sodalizi emotivi e amicali grandiosi.
A patto certo che, anche qui, non ci sia di mezzo qualcosa di più, da parte nostra, che si chiama amore.

A cura di Marina Roveda
Autrice di “Le Regole dell’Amicizia”

lunedì 30 novembre 2009

Allenarsi in gravidanza ?

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Dovrete essere fisicamente attive durante la gravidanza?
In risposta a questa domanda esistono due posizioni contrapposte:

0 - allenarsi durante la gravidanza fa male alla mamma e al bambino
1- allenarsi durante la gravidanza da benefici alla mamma e al bambino

L’una, la posizione che ho chiamato “zero”, (conservativa e per evitare ogni rischio), è sostenuta da future nonne in ansia e gran parte dei medici (iniziando dalle indicazioni del 1985 dell’American College of Obstetrician and Gynecologist), l’altra (posizione “uno”) è portata avanti da mamme attive e da un certo numero di nuove ricerche. Nel mio “Mamme in forma” vi illustro meglio le motivazioni dell’una e dell’altra posizione, cercandone pure una conciliazione.

Sono sempre di più le ricerche scientifiche che suggeriscono come una donna, se sana e bene alimentata, può svolgere un vasto numero di attività fisiche durante la gravidanza. Queste ricerche iniziano ad uscire sulle riviste scientifiche solo dagli anni Ottanta e le più conclusive sono veramente recenti. Una cosa è da notare: la posizione “zero” era veramente troppo conservatrice, mentre la posizione “uno” richiede che la mamma svolga l’attività fisica dotata delle migliori informazioni per farla senza danni al bambino e a se stessa.

Che vi alleniate o no durante la gravidanza, ribadisco che è importante che almeno lo abbiate fatto prima. Se la mamma è in forma, è più probabile che lo sia anche il bambino – tanto alla nascita quanto da adulto.

Ricordatevi che qualsiasi cosa scegliate di fare durante la vostra gravidanza, sarà per la vostra salute e per quella del vostro bambino, non per il vostro peso o la vostra forma fisica! Il vostro corpo diventa uno scrigno che custodisce un preziosissimo gioiello.

Allenarvi o no? Le possibilità sono: sì, no, dipende…

Sì! Rimanere attive (con le dovute limitazioni) è importante a meno che il vostro ginecologo non vi abbia consigliato diversamente. Potete allenarvi leggermente e con cautela mantenendo parte dei risultati raggiunti. Ricordate che in gravidanza è già tanto mantenere, non è il momento per pensare di registrare un nuovo record personale o raggiungere un certo obiettivo.

No! Se è quello che consiglia il ginecologo

Beh, sì e no non sono le uniche due possibilità. Penso che la soluzione ideale per voi sia… personalizzare. Quindi vale anche la risposta:

Dipende! Prendetevi 9-10 mesi di riposo e ammirate il vostro fisico che cambia. Alle volte è intelligente fermarsi. Questo non vuol dire rinunciare a tutto.

Come scegliere in pratica se allenarvi o meno?

1 – Parlatene col medico. Appurate se la vostra gravidanza e il vostro stato di salute vi permetterebbero di allenarvi.

2 – Pensate a cosa vi rende felice: portare avanti gli allenamenti o smettere?

3 – Nel caso non abbiate mai praticato un’attività fisica con costanza, la gravidanza può non essere il momento migliore per iniziare. Va detto che la gravidanza rimane pur sempre un’occasione per imparare a conoscere meglio il proprio corpo e, in questo contesto, rientra anche l’inserimento di un po’ di attività fisica. Con quale progressione e badando a cosa dovreste impararlo e lasciarvi guidare, oltre che dal ginecologo per prima cosa, da una valida istruttrice o personal trainer.

A cura di Rossella Pruneti
Autrice di “Mamme in Forma”

lunedì 23 novembre 2009

Costruire un call center

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Come gestire le risorse umane e renderle efficienti nel più breve tempo possibile è la missione di ogni responsabile, e può essere facile raggiungere questo obiettivo se si applica al agiusta metodologia, come ho scritto nel mio libro.
Una delle difficoltà maggiori che si incontrano è la gestione del tempo. Molte volte chi lavora in questo settore non riesce a gestire al meglio le risorse che lavorano per lui, nonostante sia stato lui stesso a selezionarle, perché i call center quasi sempre sono privi di un elemento fondamentale: l’organizzazione.

Essere organizzati significa diventare nel tempo più efficienti e conseguentemente più produttivi, ma come è possibile farlo? Molto spesso queste realtà sono composte da tante risorse, all’interno di un call center possono lavorare anche cento persone contemporaneamente, come è possibile allora essere organizzati in queste realtà?

La risposta è semplice, la prima cosa da fare è costruire un organigramma e conseguentemente una job description che sia condivisa con gli altri membri dell’organizzazione, tutti devono sapere quale è il loro compito e soprattutto a chi devono rivolgersi per avere aiuto o semplicemente per avere informazioni.
Pensate che sia una cosa facile?

In realtà non lo è, creare un organigramma e soprattutto una job description all’interno di strutture di grandi dimensioni può diventare complicato, anche perché è necessario ritagliare ad ogni persona il ruolo giusto, perché il nostro primo obiettivo deve essere mettere le nostre risorse a proprio agio! Quando gestiamo una struttura di questo tipo è necessario anche monitorare costantemente l’attività dei nostri collaboratori non solo per tenerli “sotto controllo” ma soprattutto per aiutarli a crescere sia professionalmente che personalmente.

Per gestire al meglio un call center dobbiamo innanzi tutto sapere che ci sono degli indici diversi per i call center che lavorano in inbound o outbound, indici che debbono essere condivisi con i propri responsabili e con gli operatori. Ogni indice deve essere un obiettivo condiviso, chiaro e raggiungibile.
Ovviamente non serve solo quello, dobbiamo essere capaci di capire anche quali sono le esigenze formative delle nostre risorse e cercare di gestire un programma formativo adatto a loro, tenendo in considerazione che spesso in queste realtà il turn over è abbastanza elevato e dunque la formazione è destinata ai neo assunti.

Chi gestisce un call center deve essere una persona in grado di gestire dei colloqui, che sappia effettuare uno screening telefonico, una giornata di assessment e che sappia sostanzialmente capire se la persona che stiamo selezionando può essere adatta alla nostre esigenze e possa essere integrata al gruppo già esistente.

Insomma il call center è un microcosmo, riuscirlo a gestire, a capire gli equilibri e soprattutto a motivare le proprie risorse significa essere efficienti.

A cura di Chiara Munzi
Autore di “Come Gestire il Call Center”

martedì 17 novembre 2009

Piani aziendali e strategie d'impresa

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I piani aziendali costituiscono importanti strumenti di gestione.
Si tratta di veri e propri programmi, espressione della politica e delle strategie d’impresa.

Si compongono, solitamente, di una parte più descrittiva e di un’altra, sostanzialmente numerica, che costituisce un budget aziendale, un bilancio anticipato, in cui si indicano le stime inerenti ai futuri conti aziendali, dopo aver delineato una politica che prevede obiettivi di breve, medio e lungo termine.

Talora, si basano su ipotesi conservative, e le conseguenti stime numeriche sono, più che altro, desunte da percentuali di crescita media di una determinata componente, come ricavata dai bilanci degli ultimi esercizi, ad esempio il fatturato, o da valori che indicano, in media, taluni valori di bilancio in rapporto percentuale con altri, ad esempio i costi operativi in rapporto al fatturato.
Ma spesso non si tratta di una semplice estrapolazione di valori medi o di crescita percentuale media, desumibili dall’analisi dei bilanci passati, ma di progetti di sviluppo.

Si può, ad esempio, decidere di estendere la propria penetrazione commerciale in segmenti di mercato nuovi, con un ampliamento della propria linea di prodotti o di servizi, o con riferimento ad un’estensione quantitativa dell’area commerciale raggiunta dall’impresa, come un’azienda che a un certo punto decida di commercializzare in regioni non ancora raggiunte dalla propria rete vendita.
A fronte, quindi, delle diverse politiche e strategie, emergeranno anche possibili piani alternativi.

Ma domandiamoci ora: qual’ è il miglior piano aziendale?
In realtà, è difficile che un business plan sia migliore o peggiore di un altro, sotto tutti i punti di vista, da cui può essere esaminato. Più spesso, la realtà dimostra che taluni aspetti saranno preferibili, rispetto ad un piano alternativo, talora no. Considereremo, la prossima volta, sotto questo profilo, anche per la rilevanza della questione sul piano nazionale, il caso Alitalia.

Esamineremo come diverse società possano seguire politiche diverse, e con effetti diversi non solo sulla gestione aziendale, ma anche sul sistema economico complessivo.

A cura di Gian Piero Turletti
Autore di “Progetto azienda”.

martedì 10 novembre 2009

Triage e sicurezza

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La sicurezza personale è sempre più un problema serio, sentito non solo dalle ragazze e dalle donne che si muovono da sole ma anche dagli uomini. Nelle grandi città (ma non solo!) accadono quotidianamente fatti di cronaca che ci fanno sentire sempre più indifesi e deboli di fronte non solo ai “professionisti” del crimine ma anche alla microdelinquenza occasionale. Di fronte a questa situazione cosa possiamo fare? Come possiamo difenderci? Dobbiamo tutti iscriverci a dei Corsi di Autodifesa e diventare come Bruce Lee o Chuck Norris? Potrebbe anche essere un’idea ma certamente non è alla portata di tutti e comunque non tutti avrebbero il tempo, la possibilità e …la voglia… di iscriversi ad una palestra di Arti Marziali.

La Sicurezza inizia con la Prevenzione che deve diventare uno “stile di vita”. Chi riesce a prevenire ed evitare le occasioni di pericolo, è già a buon punto.

Il primo passo per prevenire i rischi è quello di riuscire a riconoscerli e, una volta identificati, dare loro un “peso” in base alla loro “potenziale gravità”.

Su questo primo punto sono stati studiati vari metodi più o meno efficaci; personalmente quello che preferisco, e che ritengo il migliore, è chiamato TRIAGE. termine che viene utilizzato solitamente in ambiente ospedaliero. Quando un paziente si presenta al Pronto Soccorso, dopo una breve serie di domande e di rilevazioni visive e strumentali, l’infermiere dell’Accettazione gli assegna un Codice di Gravità (Bianco – Verde – Giallo – Rosso) e, in base a tale codice attribuito preliminarmente, tutto l’apparato ospedaliero si comporta di conseguenza.

Dal punto di vista della “condizione di Sicurezza Fisica”, ciascuno di noi, in ogni momento si trova in una delle seguenti situazioni:

BIANCO: sono e mi sento al sicuro. Mi trovo in un ambiente chiuso, protetto, dove il pericolo e il rischio di aggressione improvvisa è praticamente nullo. Un esempio classico è quando sono a casa, la sera, e la porta e le finestre sono sbarrate e ben chiuse. La possibilità che qualcuno tenti di forzarle e di entrare esiste sempre ma è molto remota e comunque avrei tutto il tempo per organizzarmi e telefonare al 113. Nella situazione “Bianca” l’attenzione è quindi minima.

VERDE: mi trovo in una condizione di serena tranquillità, anche se il rischio potenziale è più alto rispetta alla condizione precedente. Per esempio sto passeggiando lungo il marciapiede, in pieno giorno in una zona tranquilla e frequentata; il rischio che sbuchi qualcuno da un vicolo e che mi rubi la borsa o il portafoglio esiste sempre ma è abbastanza remoto. Nella condizione “Verde”, si deve mantenere una condizione di serena vigilanza ed è la situazione tipica di quando ci si trova in un luogo pubblico.

GIALLO: mi trovo in una situazione che mi crea un certo timore psicologico e una condizione di preallarme. Non è ancora successo nulla ma sento che potrei trovarmi in pericolo. Un esempio può essere quando mi trovo di sera in un luogo isolato, poco illuminato o di giorno in un sotterraneo da solo (per esempio un’autorimessa pubblica o privata), oppure se, anche di giorno mi trovo a passare per un quartiere poco conosciuto e poco raccomandabile oppure se con un pretesto qualsiasi vengo avvicinato da qualche persona con fare “sospetto”.

Quando ci si trova in questa situazione, dobbiamo aprire bene gli occhi e stare attenti (ma senza dimostrare paura o tensione), non lasciarci avvicinare troppo, tenere ben strette borse o oggetti personali ed eventualmente avere in mano un mazzo di chiavi, una penna biro, un ombrello o un oggetto con il quale potersi eventualmente difendere. Chi avesse in tasca la bomboletta spray al Peperoncino (vedi mio articolo già pubblicato qualche mese fa sul blog), è bene che la tenga già pronta in mano ma celata nella tasca o nella borsetta. Ovviamente bisogna affrettarsi a lasciare il prima possibile quella situazione e arrivare in un luogo più sicuro.

ROSSO: è la situazione peggiore, il pericolo è palese e siamo di fronte ad una reale situazione di aggressione verbale e fisica. In quasto caso bisogna cercare di mantenere la calma ed eventualmente reagire gridando, chiedendo aiuto, scappando. Se l’aggressore arrivasse alla collutazione (e qui si vede chi ha frequentato un corso di Autodifesa) si deve reagire colpendolo con le mani aperte, con i gomiti, con le ginocchia o con i piedi, a seconda della situazione e del caso. Se la situazione è molto grave, è il momento di estrarre dalla tasca la bomboletta spray al peperoncino ed usarla puntando lo spruzzo al viso dell’aggressore ed allontanandosi nella direzione opposta alla nuvola di gas creata per evitare di inalare il gas diretto all’avversario.

Un’ultima precisazione importante: la valutazione della situazione di rischio Bianca, Verde, Gialla o Rossa, dipende molto dal soggetto ed è quindi molto personale perché dipende dalle condizioni fisiche, psicologiche e mentali di chi la vive. A parità di situazione, per esempio trovandosi in un luogo isolato di notte, un giovane uomo che conosce la zona è in una condizione Verde mentre per una ragazza indifesa e sola che non conosce il posto può essere percepita come Gialla.

Capire in quale condizione di Triage ci si trova in ogni momento è fondamentale per poter vivere in condizioni di maggior sicurezza personale possibile; è da evitare (per quanto possibile) di trovarsi a lungo in situazioni Gialle e soprattutto, qualora dovessi fare determinate attività, dovrei organizzarmi in modo tale da “trasformare” le situazioni da Giallo a Verde. Nell’esempio di prima, a volte è sufficiente parcheggiare l’auto non nel sotterraneo del supermercato ma nel parcheggio in superficie (se ci fosse) oppure cercare la compagnia di una persona amica quando si è costretti a passare per “zone pericolose”.

Chi volesse approfondire questi aspetti sulla Prevenzione e sulla strategia difensiva, può trovare molti casi ed esempi pratici nel mio ebook “Difesa Personale” edito da Bruno Editore.

A Cura di Alberto Barbieri

Autore di “Difesa Personale” e “Battere la Crisi”

lunedì 2 novembre 2009

si puo' guadagnare con i bene mobili ?

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Aste per tutto. Volevo anticipare un’importante iniziativa del Tribunale di Milano, che è stato il primo in tutta Europa a decidere di mettere all’asta online, come fanno su ebay, tutta una serie di beni mobili. Si tratta di una innovazione senza precedenti, ma che sicuramente sarà imitata e seguita dalle altre sezioni dei Tribunali fallimentari.

In cosa consiste? Il Tribunale di Milano sezione fallimentare, di concerto con la Sivag, società concessionaria del Ministero della giustizia per le vendite giudiziarie all’asta, ha creato la prima asta on-line di automobili, sono seguite quelle degli argenti di pregio l’abbigliamento e gli articoli da regalo , beni che sono frutto del fallimento di concessionarie auto, ditte ed aziende varie. Le prime auto nuove e seminuove messe all’asta ,53 modelli di marche differenti, partivano da una base d’asta oltremodo conveniente. Un esempio tra i tanti, una Cadillac SRX 3.6 V.6 Sport Luxury nuova di zecca e super accessoriata base d’asta €.26.000 rispetto ai 42.000 di listino,una Corvette battuta a 45.000€.rispetto al prezzo commerciale di 91.000 € ed i SUV anche essi a metà prezzo. Tra le auto usate una Mercedes 280 SE partiva da 480 €.,una Fiat Punto datata’95 base d’asta €.50.
Queste prime aste on-line sono state a titolo sperimentale, ma hanno avuto talmente successo che faranno da apripista per altre vendite tra le quali i pezzi di arredo di capannoni industriali e sicuramente case box ed immobili vari.

Come si fa a partecipare? La procedura è aperta a chiunque è in rete non importa in quale parte del mondo si trovi. Basta collegarsi al sito del Tribunale di Milano,(www.tribunale.milano.it) oppure al sito della Sivag dove occorre registrarsi (www.sivag.com) e scegliere la sezione vendite on line, dove appariranno le foto ed i prezzi di base che sono stati determinati da un perito del Tribunale. Una volta scelto l’oggetto da acquistare, si versa con carta di credito la cauzione richiesta e si fa l’offerta che è irrevocabile. L’asta resta aperta per 15 giorni e durante questo tempo si può seguire online e fare ulteriori offerte per l’aggiudicazione, dove vincerà il miglior offerente. Nell’ipotesi di aggiudicazione ad altri, la cauzione versata viene restituita.

Mi è sembrato doveroso scrivere quest’articolo per coloro che, come me, da imprenditori o da aspiranti tali, sono sempre alla ricerca di nuove idee per guadagnare. Reputo il sistema molto interessante e sono convinto che presto ci saranno grandi sviluppi al riguardo.
A buon imprenditore poche parole…

Vi saluto e Vi auguro di Guadagnare in “Beni Mobili”

A Cura di Marcello L. Raso
Autore di “Guadagnare in Immobili” e “Enciclopedia degli Immobili”

lunedì 26 ottobre 2009

Fidarsi degli altri..

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Una delle regole fondamentali per stringere amicizie positive è credere negli altri, perché la fiducia non solo ci rende persone migliori, più aperte, comprensive, responsabili, ma consolida anche le nostre relazioni. La diffidenza, al contrario, le distrugge.

Stare sulla difensiva perché, sulla base di esperienze passate, pensiamo che coloro che ci circondano vogliono essere nostri amici solo per interesse o per farci del male, può limitarci moltissimo sul piano umano, spingendoci ad accusare il mondo di tramare contro di noi. Chi si avvicina percepirà il timore o il sospetto d’inganno e reagirà di conseguenza, anche quando era animato dalle migliori intenzioni.

Naturalmente se da una parte confidare negli altri ci espone al rischio di essere traditi o delusi, dall’altra spinge queste persone ad agire correttamente per ricambiare la fiducia che gli abbiamo concesso. E’ una strada a doppio senso: l’essere affidabili induce gli altri a fidarsi, e contemporaneamente la fiducia ricevuta genera l’affidabilità.

La diffidenza crea una barriera alla comunicazione e, di conseguenza, all’instaurarsi di un rapporto d’amicizia. Chi non si fida degli altri non ha fiducia in se stesso, dunque non è in grado di coltivare delle amicizie gratificanti, basate sull’onestà e la sincerità, perché non si rende degno a sua volta della fiducia e del rispetto altrui.

A questo proposito può tornare utile un esercizio molto usato nei corsi di formazione, chiamato TRUST FALL. Si può praticare sia all’aperto come catalizzatore di fiducia, sia al chiuso per rompere il ghiaccio con chi ancora non si conosce bene. La procedura classica è mettersi a circa un metro di distanza, braccia aperte e gambe tese, pronunciare la frase “Pronti a cadere” mentre chi sorreggerà il compagno dirà “Pronto a ricevere”.

A quel punto ci si lascia cadere senza piegare le gambe, altrimenti si ricomincerà daccapo. Chi riceve infilerà le braccia tese sotto le ascelle e ammortizzerà la caduta con le proprie gambe. Si tratta di un esercizio efficace, che insegna a fidarsi degli altri, ma soprattutto di se stessi contribuendo a cambiare il proprio modo di rapportarsi agli altri.

A cura di Marina Roveda
Autore di “Le Regole dell’Amicizia”

martedì 20 ottobre 2009

Conquistare una ragazza..

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In Socializzazione Vincente ho indicato molte strategie per socializzare con chiunque e ovunque utilizzando dei metodi naturali e ho evidenziato che “ è sbagliato avvicinarsi ad una persona pensando a cosa dire per piacerle. Al contrario devi avvicinarti per capire se piace a TE! “. Ma a volte non basta! Le gambe tremano! Temi di bloccarti o di sembrare ridicolo! Questa volta ti insegnerò un metodo nuovo per eliminare le tue paure!

Prima di tutto devi comprendere come ragionano le ragazze : L’uomo insicuro ammazza l’attrazione! Un tipico esempio da spiaggia : un giorno sono arrivati tre ragazzi veramente belli. La zona era ricca di belle ragazze, alcune anche chiaramente interessate, e i ragazzi sono diventati chiassosi con il testosterone al massimo ma nessuno ha trovato il coraggio di avvicinarsi a parlare con una donna! Dopo qualche giorno le ragazze avevano perso ogni interesse e i ragazzi erano sempre tra di loro, quasi sempre in silenzio!

Cos’è successo? Hanno esitato perché hanno usato la “Regola del Forse” :

1. Forse è già impegnata…
2. Forse non vuole essere disturbata…
3. Forse non sono abbastanza simpatico…
4. Forse sta per arrivare il suo ragazzo…

La Regola del Forse è subdola perché agisce anche dopo avere perso l’occasione di conoscere ragazze e te ne stai andando:

1. Non mi sono avvicinato ma forse era già impegnata…
2. Non mi sono avvicinato ma forse non voleva essere disturbata…
3. Non mi sono avvicinato ma forse non sarei stato abbastanza simpatico…
4. Non mi sono avvicinato ma forse stava per arrivare il suo ragazzo…

La Regola del Forse è altamente distruttiva perché blocca le tue azioni e in seguito le giustifica impedendoti di migliorare. D’ora in poi ragiona con la “Regola del SI” ! Impara a ragionare in questi termini :

Se stai fermo tutte le ragazze che ti circondano sono dei NO. Se invece ti avvicini possono diventare dei SI!!!

Con questo sistema comprenderai che non hai più il tempo di pensare alle conseguenze dei FORSE perché i No sono già lì. Tu rimani fermo, senza parlare e senza avvicinarti? Nulla è cambiato perché era già un No e continua ad essere un No! E pensi “Se anche senza fare niente è già un No allora vale la pena di avvicinarsi per ottenere qualcosa in più!” Non puoi peggiorare il risultato, puoi solo MIGLIORARLO!!!

La “Regola del SI” lavora anche quando hai perso le occasioni e te ne stai andando. Se ad esempio avevi vicino una ragazza e non hai aperto bocca penserai “Che stupido sono stato, era già un No e non ho trovato la forza di farlo diventare un SI”. La prossima volta ce la devo fare perché non ho nulla da perdere!”.

Ricorda che le giuste motivazioni sono potentissime e ti consentono di ottenere dei risultati! Pensa se la nostra Nazionale scendesse in campo con la voglia di vincere ma anche con la paura di perdere. Molto probabilmente la partita finirebbe con uno 0-0 e i giocatori si giustificherebbero dicendo che forse se avessero attaccato avrebbero rischiato di perdere. Ma se la partita iniziasse con uno 0-1 a loro sfavore? Tutti i giocatori si impegnerebbero ad attaccare perché non avrebbero più niente da perdere! E se riuscissero a ribaltare il risultato festeggerebbero come dei pazzi! Ed è la stessa cosa che farai tu quando partendo da un No lo ribalterai in un SI e otterrai una bella conoscenza! Quindi inizia da adesso ad usare la Regola del SI !

A Cura di Fabio Galetto
Autore di “Da Timido a Vincente” e “Socializzazione Vincente”

martedì 13 ottobre 2009

Nicchie popolari per fare business

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in 10 anni che seguo il mercato americano ne ho visti di business interessanti.
Devi sapere che per gli americani tutto può diventare una forma di business, specie se viene veicolata da grandi esperti che hanno pubblico e sanno come muoversi.
Ognuno di noi può avere una “Visione limitata” per i propri affari, ma sappi che per tanti altri non è così. Per questo motivo devi aprire la tua mente, perchè su internet le barriere si abbattono e diventano grandi opportunità.

In particolare, mi sto riferendo ad una serie di video in inglese che non fanno altro che rispolverare concetti come il cuore, la spiritualità, la mente, fascino ed attrazione. Nulla di particolarmente innovativo ma comunque interessanti. L’indirizzo per scaricare i video gratis: www.mindmovies.com/DownloadPreMades.html
Come ho già detto i video sono buoni, ma non è questo il punto. Quello che diventa un interessantissimo spunto di riflessione è il MARKETING APPLICATO a questa cosa ed i risultati che si ottengono tramite esso. Pensaci:

1. I video mostrano argomenti molto apprezzati dalle persone
2. I concetti trattati hanno un enorme mercato, popolarissimo e sentito dalla gente
3. Mi faccio pubblicizzare da un esperto stimato da migliaia di persone (grande credibilità)
4. La gente cerca e vuole i prodotti di quelle nicchie
5. Presento i video come se si trattasse di segreti mai rivelati
6. Offro contenuti gratis - tutti son felici
7. Catturo migliaia di iscritti gratis
8. Approfitto del mio pubblico per pubblicizzare di continuo
9. Con l’effetto leva-virale, catturo nuovi referenti dalle persone che si iscrivono
10. Quando ho generato migliaia di iscritti, inizio ad inviare email pubblicitarie
11. Faccio grande Business

Vista così non diventa una promozione fatta a regola d’arte con un investimento molto contenuto? Altro che roba già vista, riflettici sopra.

A cura di Massimo D’Amico
Autore di “Memo Commerce” e “Free-Per-Click”

martedì 6 ottobre 2009

Focalizzare l'obiettivo

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Al giorno 1 del mio libro “CREARE OGGETTI DI DESIGN” dò il titolo “Come avere l’idea” suggerendo forse al lettore una modalità creativa per generare oggetti di design.
Subito dopo il titolo invece affronto il tema che riguarda le premesse necessarie affinché la mente stessa sia pronta a generare un’idea innovativa valida insieme al corredo di tutto ciò che le starà intorno. Ma perché questo? Non sarebbe bene prima avere un’idea originale e poi pensare a produrla?

Io del resto ho fatto così: avevo un brevetto per le mani della forbice rotonda per ambidestri CUTFISH e mi sono improvvisato a produrla senza preparazione, a volte improvvisando senza sapere se il grande sforzo che stavo per compiere avrebbe generato risultati almeno accettabili. Quando si ha un’idea già pronta per le mani si tende a fare le cose più in fretta. Non che non si possa fare anzi tante volte un’idea forte sbaraglia qualsiasi ostacolo ma dipende sempre dalla personalità di chi c’è dietro. Quando si fanno le cose in fretta si tende ad improvvisare non creare correttamente le basi per uno sviluppo futuro.

Al contrario se ci si prepara a creare un’impresa basata su qualcosa di ancora non esistente, il fatto stesso di costruire prima una struttura sia mentale che fisica, fa sì che aumenti la capacità di generare un numero maggiore di idee e che a quel punto qualsiasi idea potrebbe essere prodotta anche se non originale con la struttura creata. Un’idea originale assorbe l’energia di tutto ciò che le viene costruito intorno e ne è la padrona incontrastata.Produrre l’idea esattamente così come è stata pensata può portare a costi eccessivi e ad un eccessivo entusiasmo iniziale coprendo gli occhi a tutti con una enorme fetta di mortadella. Diversamente quando è prioritaria o quanto meno si trova allo stesso livello di importanza la corretta gestione della struttura economica e umana che dovranno gestirla tutto diventa più semplice. È quindi necessario rispondere alle quattro domande che elenco al paragrafo “OBIETTIVI BEN FORMATI” della mia guida: “CREARE OGGETTI DI DESIGN”:

1. Conoscere il proprio obiettivo;
2. Avere un piano/strategia per raggiungerlo;
3. Osservare il risultato delle proprie azioni - cosa funziona/cosa non funziona;
4. Essere flessibili con il proprio comportamento modificarlo fino al raggiungimento dell’obiettivo.

E vi assicuro che rispondere alla prima domanda non è mai così scontato. È forse la domanda più importante che darà in seguito un senso molto profondo a quello che state facendo e che farete nel futuro. Conoscere il proprio obiettivo è il motore che attirerà a voi altre persone e collaboratori. Sapere dove stai andando diventa un serbatoio infinito di energia al quale attingere risorse nei momenti di difficoltà. Conoscere il proprio obiettivo non è solo avere un’idea materiale della fattibilità economica di un’impresa, ma è soprattutto percepire una sensazione interiore che ci dice se stiamo facendo la cosa giusta per noi.

È una sensazione interiore molto profonda che risponde alla domanda: “Sto tradendo le aspettative di ciò che realmente vale per me, di ciò a cui veramente tengo?”
E questa domanda dovrebbero farsela tutti non solo quando si decide di mettersi in proprio ma anche quando si sceglie un percorso di studi, una professione, un amico o ancora di più un partner.
Se ci si facesse la domanda:”Conosco il mio obiettivo” o nel caso generale: “So dove voglio andare” si avrebbero meno delusioni e non si farebbe l’errore forse più grave che è: “tradire se stessi”.

“Il Mondo si sposta per chi sa dove vuole andare”.

Alla prossima puntata! Grazie!

A cura di Francesco Filippi
Autore di “Creare oggetti di design”

giovedì 1 ottobre 2009

Cambiare VITA

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Il nostro personale modello di realtà nasce anche dalle nostre convinzioni, coltivate anno per anno. “Il pericolo non viene da ciò che conosciamo, ma da ciò che crediamo sia vero e invece non lo è”, diceva Mark Twain. Siamo il risultato diretto dei nostri convincimenti. Ciò che noi crediamo determina i nostri risultati. Lo sappiamo bene, lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle.

Stiamo per andare a svolgere un compito impegnativo ed iniziano i primi dubbi: ne sarò capace? Sarò all’altezza? È certo che in questo modo partiamo con il piede sbagliato perché non daremo il massimo di noi stessi e confermeremo ciò che ripete la vocina nel cervello: “Tanto non ce la fai!”. Certo, può succedere anche il contrario. Dobbiamo affrontare un impegno complicato, ma dentro di noi sappiamo che non possiamo fallire. Siamo motivati e ci dà la carica la vocina dentro di noi che sussurra: “Dai, non mollare!”

Da dove derivano questi convincimenti limitanti o potenzianti? Dal nostro modello. E da dove nasce il modello che ci siamo costruiti? Dalle reti neurali del nostro cervello. I neuroni sono le cellule nervose che hanno il compito di elaborare le informazioni. “Sappiamo che le cellule nervose che si attivano contemporaneamente si collegano, creando una rete neurale. Se vi esercitate molto in qualcosa, quelle cellule nervose stabiliscono una relazione a lungo termine. Se vi arrabbiate ogni giorno, se vi sentite frustrati ogni giorno, se siete depressi ogni giorno, ricollegate e reintegrate quella connessione di cellule nervose ogni giorno. Create una rete neurale che avrà una relazione duratura con tutte le cellule nervose chiamate l’identità”.

I pensieri consci ripetuti spesso diventano inconsci. Vi ricordate quando avete imparato a guidare l’auto? Per i primi mesi di guida ogni vostro gesto era consapevole, doveva avere tutta la vostra attenzione. Adesso, se è già passato qualche anno, la vostra guida è divenuta inconscia, non dovete pensarci più, affidate la guida al pilota automatico che si trova nella vostra testa. Avviene lo stesso con i comportamenti. Se a determinati stimoli rispondiamo ripetutamente con lo stesso atteggiamento, quel comportamento diverrà un programma automatico, inconscio. È come in un computer: l’hardware legge il software, ma se questo è sempre lo stesso, leggerà di continuo il medesimo programma.

È, tuttavia, possibile spezzare gli schemi di pensiero che non ci piacciono. È possibile rompere il ciclo continuo di un programma divenuto ripetitivo. Sono indispensabili: sforzo di volontà e consapevolezza. Dobbiamo cominciare a diventare osservatori del nostro stesso pensiero perché soltanto in questo modo saremo in grado di esercitare su esso il nostro controllo.

Se la rete neurale rappresenta il modello, la creazione di nuove sinapsi crea nuovi modelli di realtà. Noi non siamo le convinzioni che hanno costruito il modello. Dobbiamo renderci conto che abbiamo il potenziale per cambiarlo, per modificare il programma e far girare l’hardware del nostro cervello con software ben più raffinati di quello di partenza. La nostra personalità è fatta di attitudini genetiche, ereditate dai nostri genitori, di ricordi, comportamenti, valori, convincimenti, sotto forma di schemi sinaptici.

Io non sono né il modello, né le informazioni che ricevo. Il modello non è né giusto né sbagliato, è soltanto una piattaforma di partenza. Le neuroscienze ci stanno dimostrando che noi siamo di più dell’hardware del nostro cervello, siamo di più dei nostri circuiti neurali.

Il cervello è il laboratorio della mente. Allora, se è così, grazie alla sua malleabilità, possiamo pensare che abbiamo il potere di modificare la mappa delle nostre vie neurali. È possibile cambiare cablaggio.

La mente consta di due parti:

* Il subconscio, il cervello originario, il più antico, è in grado di elaborare 40 milioni di bit d’informazioni al secondo, provenienti dall’ambiente. È potente, rapido ma abitudinario, ripetitivo, manca di creatività.
* La neocorteccia frontale, il cervello più recente, dà origine alla coscienza ed elabora 40 bit di informazioni al secondo. La mente conscia è lenta, ma molto creativa. Grazie a essa, diamo vita al libero arbitrio.

Il compito del subconscio consiste nel creare la realtà ricavandola dal programma. Quindi, se siamo stati mal programmati, dato che, secondo gli studi neuro scientifici, per il 95% della giornata noi ci affidiamo al nostro pilota automatico (la mente inconscia) e soltanto per il 5% alla nostra consapevolezza (la mente conscia), continueremo a creare esperienze negative nella nostra vita.

Perché ri-proponiamo sempre gli stessi comportamenti? Perché commettiamo sempre gli stessi errori? Il problema sta tutto nel fatto che la vita vissuta non riflette ciò vogliamo, ma il programma che abbiamo ricevuto. L’unica via d’uscita è rappresentata dalla coscienza. Soltanto se siamo consapevoli di ciò che facciamo, non metteremo in funzione il solito nastro del registratore inconscio.

Nella neocorteccia c’è la nostra personalità, la nostra identità conscia. L’identità forma le nostre abitudini e i nostri comportamenti. Alla base dell’essere c’è la coscienza. Se creiamo coscientemente il nostro destino, se dal punto di vista spirituale accettiamo l’idea che i nostri pensieri possono influenzare la nostra realtà e la nostra vita (perché la realtà è la vita), allora possiamo diventare gli scienziati della nostra vita. La grandezza non ci verrà da quello che facciamo al corpo, ma da quello che facciamo alla mente.

A cura di Alberto Lori
Autore di Parla come mangi, L’arte della comunicazione, Voce da speaker

lunedì 21 settembre 2009

Pubblicita' web 2.0

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Come rendere più efficace e accattivante la tua pubblicità in InternetLa struttura dell’offerta di pubblicità su Internet è in fase di continua evoluzione. Gli attori di questo mercato sono aziende con diversi gradi di specializzazione, sia rispetto ad Internet che al mercato pubblicitario. I principali operatori attivi nel mercato della raccolta pubblicitaria provengono direttamente da settori dei media più tradizionali e in particolare della stampa.

È evidente che il pieno sfruttamento delle potenzialità della pubblicità in rete è una condizione fondamentale per lo sviluppo dell’economia legata ad Internet. Per raggiungere tale obiettivo è necessario conoscere e saper sfruttare in maniera opportuna le diverse strategie di comunicazione basate sulla rete.
# Strategia finalizzata alla notorietà del marchio: Generalmente una campagna di questo tipo consiste nell’inserimento di banner in siti caratterizzati da un alto volume di traffico e con una “targettizzazione” non obbligatoriamente determinata.
# Strategia finalizzata alla generazione delle visite: In questo caso la campagna è concepita per generare traffico su un particolare sito web target.
# Strategia finalizzata al rapporto personale: Vengono classificate in questa categoria tutte le iniziative che hanno lo scopo di creare un rapporto di one to one marketing tra l’azienda e il cliente.
# Strategia finalizzata alla vendita: Questa strategia risulta ottima per tutti i siti web che offrono servizi a pagamento per i clienti.
# Strategia finalizzata alla diffusione di comunità virtuali: Le comunità virtuali sono gruppi di persone che, per motivi professionali, per passioni individuali o per puro divertimento, condividono l’interesse per un determinato argomento, e utilizzano Internet per scambiarsi opinioni, esperienze, scoperte personali, consigli

Nasce così un nuovo modo di considerare il rapporto tra azienda e cliente: questi non è più un soggetto passivo a cui inculcare una determinata convinzione tramite la pubblicità, ma diventa parte attiva, fino ad essere addirittura partner dell’impresa nel processo di progettazione e sviluppo del prodotto.

A Cura di Giovanni Frega
Autore di “La Pubblcità sul Web“

martedì 15 settembre 2009

Superenalotto e amicizie

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Qualche settimana fa ha suscitato una vasta eco la vincita di 148 milioni di euro al Superenalotto nella località di Bagnone, in provincia di Massa Carrara. Una cifra astronomica, che rivoluzionerebbe la vita a chiunque.

Di certo l’ha rivoluzionata anche al fortunato di turno, che adesso si troverà in bilico tra due fuochi: soddisfare i suoi desideri, e mantenere nel contempo l’anonimato, per non finire di nuovo nell’occhio del ciclone.

C’è poi un altro problema che questa persona starà sicuramente affrontando: come comportarsi con gli amici di vecchia data? Raccontare loro la verità, col rischio di attirarsi valanghe di invidia, gelosia e richieste di prestiti, oppure far finta di nulla?

Pur non esistendo regole ferree a questo proposito, non è un mistero che i cambiamenti radicali mettono da sempre a dura prova le amicizie. Di solito, chi non sta affrontando il cambiamento pensa che spetti all’altro tenere vivo il rapporto, mentre chi si trova in una situazione nuova può pensare il contrario.

Confessare di aver vinto così tanti soldi può scatenare nei propri interlocutori la sensazione, più o meno fondata, di abbandono, perché le cose non sono più come prima. Di conseguenza, chi opta per questa scelta dovrebbe sempre misurare le parole quando si confida, se non vuole correre il pericolo di alimentare dolorosi fraintendimenti.

Non solo, ma il neomilionario dovrebbe anche cercare di coinvolgere il più possibile i vecchi amici nella sua nuova vita, privilegiando quello che li univa e li unisce tuttora. Via libera dunque alla condivisione delle antiche passioni, e agli inviti in quei locali che si erano sempre frequentati insieme, affrontando magari qualche disagio in termini di tempo e sforzo pur di rivedersi.

Vietato invece offrire denaro all’amico che ha dei problemi economici, perché lui potrebbe essere molto orgoglioso e offendersi. Meglio sforzarsi di capire in che modo vorrebbe essere aiutato, anche se dice che va tutto bene, e non gli serve niente.

Inoltre, poiché ci vuole sempre parecchio tempo per adattarsi al cambiamento, qualora si stesse lavorando sul proprio nuovo modo di essere e di proporsi a fronte dell’inaspettata vincita (cosa che può rendere più complicato essere dei buoni amici in quel determinato periodo), è meglio parlarne con i diretti interessati.

Resta comunque un dato di fatto: quando la propria condizione si modifica tanto radicalmente, spesso è più facile stringere amicizie ex novo, piuttosto che cercare di adattare le vecchie alla propria nuova identità.

Siete d’accordo?

A Cura di Marina Roveda
Autrice di “Le Regole dell’Amicizia”

giovedì 10 settembre 2009

Migliorare la propria vita lavorativa

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Diamo per scontato che LAUREA non vuol dire LAVORO. Un tempo forse, ora no.

Una volta laureati prima di mettere piede nel mercato del lavoro sono richieste specializzazioni, master, esame di stato ecc… Ma chiunque di voi abbia, come me, abbastanza anni da guardare Sky Retrò con nostalgia (Magnum PI, Arnold, Mork & Mindy ..) ha già superato il problema del primo impiego.

Un lavoro lo abbiamo, bello e brutto che sia, e ce lo teniamo stretto con i tempi che corrono! Nulla vieta di migliorarsi ed impegnarsi per svolgerlo al meglio, per essere più competitivi, per trovare altre risorse e renderlo più produttivo.

Perchè non pensare alla laurea? Come “studenti-lavoratori” possiamo sfruttare alcune agevolazioni:

* Se il vostro datore di lavoro è lo Stato o un Ente Locale o una grossa azienda avete diritto a 150 ore di permessi annui retribuiti più alcuni giorni per sostenere gli esami.

* Alcuni professionisti possono usufruire dei CFU (crediti formativi) che l’Ateneo riconosce alla loro professionalità (=all’atto dell’iscrizione viene assegnato loro un tot di CFU già raggiunti, cioè un tot di esami già dati). Questa opportunità viene data anche ad alcune categorie appartenenti alle forze dell’ordine. Per sapere come, quanti, e quando bisogna contattare direttamente la segreteria.

* A seconda del vostro ISEE potete pagare tasse ridotte, o addirittura non pagarle e usufruire di un assegno borsa-di-studio che non deve essere dichiarato nell’ UNICO e quindi, non è tassato.

* Le tasse universitarie sostenute sono un “onere” da inserire nell’UNICO, al pari delle spese di mutuo o dell’assicurazione sulla vita.

Comunque che siate dipendenti o imprenditori, non può che essere benefico un tuffo nella teoria e nei libri.. Ok alcune materie vi possono far sorridere e penserete “A cosa ***** mi serve studiare questo?” Forse a nulla, ma fa parte del percorso di studio. Invece troverete libri di testo molto interessanti. Leggerete approfondimenti che colmeranno delle lacune; altri vi faranno da ponte per collegare quanto di pratico già conoscete alle teorie di base; poi, sono sicura, leggerete argomenti che proprio vi prenderanno e penserete “Accidenti, ma è troppo forte che questa sia una materia d’esame!”

Io ho avuto una vera e propria folgorazione nell’accostarmi alla Storia Economica. So che già il nome storia non piace a molti di voi ma avete presente a tutto quello i libri ci hanno rifilato fino ad ora? Dall’ Homo Sapiens alla crisi economica che ci sta flagellando è tutto da rivedere. Dal perché delle Crociate, all’investimento nella scoperta del Nuovo Mondo, alle bancarotte ricorrenti nei governi di mezza Europa, all’ascesa economica degli U.SA. durante il primo conflitto mondiale ecc.

Verrebbe da chiedersi perché i giornali e i libri di storia ci raccontano un sacco di stupidaggini: parlano di questioni di principio o alleanze famigliari quando alla base c’è sempre e solo una ragione economica: money, money, money. Ci sono molti volumi interessanti su questa tematica, a me piacciono : “Storia dell’Economia Mondiale, AAVV Editore Laterza – 6 volumi”. Sono un po’ cari ma ci sono moltissime tavole illustrate al loro interno.
Buona giornata!!

A Cura di Raffaella Fenoglio,
Autrice di “Laurearsi a Tutte le Età”

lunedì 7 settembre 2009

Produrre utili con poca liquidita'

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Nell’esercizio della mia professione di dottore commercialista mi capita spesso di incontrare imprenditori che non riescono a capacitarsi del fatto che la loro azienda presenta bilanci con utili brillanti ma la liquidità scarseggia. Questo capita frequentemente, più di quanto si possa immaginare.

Innanzitutto la cosa più difficile è fare comprendere all’imprenditore che in economia aziendale con il termine “utile” si intende la crescita del patrimonio e non la creazione di liquidità. In altri termini vi è una sostanziale differenza tra utile e liquidità.

Per farlo comprendere presento un prospetto in cui indico i valori di inizio e di fine esercizio di tutte le attività e passività, indico in una terza colonna le differenze con i relativi segni algebrici (+) o (-), sommo algebricamente le differenze ed il risultato finale è esattamente uguale all’utile.

A questo punto inizio a spiegare che il capitale può essere cresciuto perché sono aumentati i crediti che devono ancora essere incassati, oppure perché sono aumentate le rimanenze di magazzino che devono ancora essere vendute, oppure perché sono diminuiti i debiti che hanno sottratto liquidità e così via.

Solitamente l’imprenditore dopo l’analisi delle variazioni patrimoniali inizia a comprendere che vi può essere l’utile, a volte anche consistente, ma senza liquidità; viceversa vi può altresì essere una perdita (riduzione di patrimonio) con una leggera liquidità in aumento rispetto all’inizio dell’esercizio.

Dopo aver preso coscienza che esiste un aspetto economico, uno finanziario ed uno patrimoniale, risulta assai facile compiere il passo successivo: tutti e tre gli aspetti devono essere tenuti in debita considerazione e si influenzano a vicenda. Non basta produrre utili se poi viene a mancare la liquidità che consente all’azienda di muoversi.

Si può morire di fame ma anche di indigestione. Intendo dire che uno sviluppo rapido ed eccessivo dell’attività aziendale se non programmato ed analizzato in tutti i suoi aspetti può portare ad una crisi finanziaria dell’impresa. Occorre pertanto una programmazione dello sviluppo aziendale ed un costante controllo di quanto programmato.

A Cura di Antonio Schirripa,
Autore di “Il Check Up Aziendale”

lunedì 31 agosto 2009

Tornare in forma dopo le vacanze

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L’estate sta quasi per finire, le vacanze sono per molti un ricordo lontano ma il tuo benessere fisico non può fermarsi ora, non deve svanire in pochi giorni a causa dello stress della vita quotidiana, o rimanere in attesa della riapertura di palestre con i più svariati corsi che aiutano a rimettersi in forma.
Oggi puoi ricominciare stando comodamente a casa tua, riprendendoti a piccole dosi quell’energia dissoltasi nel calore dell’estate, inalando aria nuova nel tuo corpo e rendendoti consapevole delle enormi riserve fisiche che aspettano solo di essere utilizzate.
Oggi ho scelto per te un bellissimo regalo: il report “I Sigilli del Corpo” che chi ha già acquistato il mio ebook “La Ruota del Benessere” ha ricevutoin omaggio ad altri due report dedicati al benessere mentale e spirituale.
Di cosa tratta il mio report che ti aiuterà a ricominciare “alla grande” la vita di tutti giorni? Quali benefici puoi trarre dalla pratica dei semplici esercizi proposti? Grazie all’affascinante quanto potente energia vitale chiamata “ch’i” dai cinesi, “ki” nelle discipline giapponesi e “prana” nello Yoga, puoi anche tu in brevissimo tempo:

* ridare energie al tuo corpo dopo la “pausa estiva”
* sentirti più tonico e migliorare la tua elasticità muscolare
* svegliarti con un rilassamento ideale prima di andare al lavoro
* vederti gradualmente più in forma grazie a una maggior consapevolezza fisica

Eseguendo ogni giorno, anche per pochi minuti, la sequenza proposta, sarai in grado di raggiungere questi risultati anche tu!
Le vacanze sono ormai finite… è ora di mettersi al lavoro… fisico!

A Cura di Stefano Bresciani
Autore di “La Ruota del Benessere”

venerdì 28 agosto 2009

L'arte della seconda chance

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E’ un dato di fatto: viviamo in una società narcisistica che non tollera smagliature e difetti, dove si è persa la capacità di accomodare, di riparare, di aggiustare le cose. Tutto dev’essere nuovo al punto di accordare le proprie preferenze solo a oggetti intatti e scintillanti. Ma questa capacità andrebbe recuperata e incoraggiata, soprattutto nell’ambito dei rapporti di amicizia.
Il rammendo è un’arte antica e saggia, tanto che il suo alto valore simbolico risale alla mitologia greca. Le tre Moire, divinità artefici del destino degli uomini, erano sarte che con ago, filo e forbici tessevano le sorti della vita. Un mito che è stato ripreso anche nelle fiabe moderne, come La Bella Addormentata nel bosco, dove la felicità della principessa dipende dalle bacchette magiche di tre fate tessitrici, e nell’Ago da rammendo di Hans Christian Andersen.
Buttare via i ricordi, anche se spiacevoli, e allontanare un amico che ci ha fatto del male, non aiuta a riscattare i sentimenti feriti. Ripararli con cura, invece, consente di “fare ammenda” degli sbagli commessi e di perdonarsi certe fragilità. Il primo passo da compiere per guarire, in questi casi, è fare indietreggiare il nostro rancore, senza giudicare gli altri dal dolore che ci provocano, ma dalla loro abilità di riparare gli strappi.

Chi ci ha fatto soffrire ha intaccato il tessuto del rapporto, ma non è detto che la trama sfilacciata non si possa recuperare con un paziente lavoro di ricostruzione (e per rammendo, in questo caso, s’intende la volontà di mettere da parte l’aggressività e il risentimento che ci avvelenano l’esistenza).

Peccato però che quest’arte di riallacciare i legami appartenga solo a chi è adulto, e ha superato brillantemente tutte le tappe della crescita interiore. Chi si rifiuta di crescere, invece, crede che un rapporto che s’incrina sia finito per sempre, e che non ci si possa mettere nessuna “pezza” dopo una lite. Preferisce allora troncare il legame, perché ha paura di “pungersi” con l’ago da rammendo.

Non vuole, cioè, individuare le proprie responsabilità nel fallimento del suo rapporto di amicizia, che è senz’altro un percorso faticoso, ma è anche l’unica via per addomesticare i sensi di colpa e vincerli.
Basta pensare che la capacità di accomodare e risanare in natura è fisiologica: nel corpo umano si realizzano ogni ventiquattr’ore ben 1.300 attività riparatrici contro virus, batteri, tagli ed escoriazioni. Questo dimostra che dopo ogni guerra si può ricostruire.

E tu, hai mai utilizzato lo psico-rammendo per prenderti cura dei tuoi sentimenti feriti? Fammelo sapere con un commento al mio post!

A Cura di Marina Roveda,
Autrice di “Le Regole dell’Amicizia”

lunedì 24 agosto 2009

Donne che crescono

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Ricevo mediamente dalle 25 alle 30 email ogni giorno, spesso di persone che neppure conosco, che mi chiedono aiuto e consigli dei più disparati o anche solo di “ascoltarle”.

L’altro giorno, invece, ho ricevuto un’email un po’ particolare da parte di Manuela, una bella ragazza dai capelli rossi di La Spezia, con la quale ho fatto coaching almeno un paio di anni fa.

A differenza delle solite email di aiuto, quella di Manuela era di “ringraziamento”. Mi ringraziava per quello che avevo fatto per lei e per averla aiutata a “imparare a comunicare e relazionarsi meglio” con le persone.

Manuela chiudeva la sua email con un invito esplicito a pubblicarla, per far sapere a tutte che è possibile essere aiutate a crescere. Che è sciocco non chiedere aiuto.

Ho pubblicato integralmente l’email di Manuela sul blog che ho dedicato alle donne, nel precedente post e prendo spunto dalla sua bellissima lettera, per invitare tutte le donne che stanno leggendo a “reagire positivamente” agli eventi, anziché subirli passivamente.

Fate come ha fatto Manuela e datevi da fare per migliorare la Vostra vita. Se non conoscete una cosa: imparatela. Se non ce la fate da sole: chiedete aiuto. Anziché aspettare: agite.

Aiutare le donne a crescere è stata ed è una delle esperienze più belle che mi siano capitate negli ultimi cinque anni.

Mentre aiutavo le donne a tornare a sorridere, a volersi bene e riprendersi la propria vita, ho imparato tantissime cose dall’Universo Femminile e mi sono arricchito a mia volta.

Ma la cosa più bella è che molte di queste donne sono riuscite a Tornare a Vivere la propria Vita con la V maiuscola.

Il messaggio che vorrei far passare dalle pagine di questo blog, che raggiungesse il maggior numero possibile di donne che in questo preciso momento sono in difficoltà, è che possono farcela anche loro.

Se ci credono, se evitano di arrendersi e di rimandare a domani e cominciano sin da ora ad agire, anche loro hanno molte probabilità di farcela. Anche loro possono cambiare in meglio la propria vita.

Così come ha fatto Manuela, e così come hanno fatto tantissime altre amiche.

Sì! Sono assolutamente convinto che aiutare le donne a crescere, nonché a riprendersi la propria vita è possibile. A patto che ci credano prima loro; fortissimamente ci credano.

“Fai il primo passo nella fede. Non hai bisogno di vedere tutta la scala, basta fare il primo passo”.
Martin Luther King

Un abbraccio e lasciami il Tuo commento.

A cura di Giancarlo Fornei
Autore di “Donne In Crisi” e “Penso Positivo“

giovedì 20 agosto 2009

Ebook Settembre 2009

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E dopo le fantastiche uscite di Agosto eccoci qui pronti per lanciare un’altra carrellata di ebook uno più interessante dell’altro… a voi la scelta!

Partiamo dal formatore n.1 al mondo, Anthony Robbins, passando per 2 Autori del Club Bruno Editore, Patrizio Messina e Guido Di Domenico, per il nuovo Autore Francesco Filippi, per finire al best-seller internazionale di Pierpaoli e Zappulla in coedizione con l’editore Morlacchi.

Martedì 1 Settembre
Appunti da un Amico di Anthony Robbins
Scarica Gratis i Primi 2 Capitoli della Guida per Assumerti la Responsabilità della Tua Vita
Riuscire a cambiare la propria vita è possibile attraverso la concentrazione assoluta sulle soluzioni più che sui problemi proprio come insegna un maestro della motivazione del calibro di Anthony Robbins.

Mercoledì 9 Settembre
Guadagnare con i Cicli di Borsa di Patrizio Messina
Come Investire in Modo Sicuro Sfruttando l’Analisi Ciclica
Apprendi le dinamiche del mercato finanziario, scopri le tecniche degli esperti per riconoscere i momenti favorevoli e inizia a guadagnare con i cicli di borsa.

Mercoledì 16 Settembre
Creare Oggetti di Design di Francesco Filippi
Come Progettare, Produrre e Vendere i Propri Oggetti di Design
Scopri quali sono i segreti per trasformare la tua idea in realtà, impara a gestire il business e le relazioni con i soci e con i clienti, e apprendi le tecniche giuste per farti conoscere sul mercato.

Mercoledì 23 Settembre
L’orologio della vita di W. Pierpaoli & P. Zappulla
Rigenerare il Tuo Corpo e la Tua Mente per Prevenire l’Invecchiamento
Scopri i segreti della Melatonina per rigenerare il tuo corpo e la tua mente e per prevenire l’invecchiamento con tutti i suoi problemi. Segui gli insegnamenti e i consigli di un grande esperto per vivere in pieno benessere e rallentare l’invecchiamento.

Mercoledì 30 Settembre
Grandi Trades per Piccoli Traders di Guido di Domenico
7 Passi per Diventare un Trader Vincente e Guadagnare con il Trading Online
Scopri le tecniche più avanzate per migliorare le tue prestazioni nel mondo del trading, cresci investimento dopo investimento acquisendo esperienze preziose che ti porteranno a diventare da piccolo a grande trader.

Quale pensate che sia il best-seller di Settembre 2009?
E come sempre… votate anche la copertina più bella!

Auguro a tutti voi buona lettura!!

A Cura di Valentina Lauro,
Assistente Editoriale Bruno Editore

lunedì 17 agosto 2009

Conoscere le obiezioni per vendere di piu'

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Le Obiezioni forniscono indizi preziosi su cosa soddisfa o non il cliente e sono un segnale positivo di interesse da parte del cliente.Le Obiezioni possono essere pretestuose o reali. Si possono individuare attraverso tre punti di riferimenti specifici per determinare la tipologia di obiezione che ci troviamo a gestire:

- il grado di precisione con cui vengono formulate

- il momento nel quale vengono formulate

- l’atteggiamento dell’interlocutore

Le Obiezioni Pretestuose sono:

* costanti e cadenzate,
* vengono formulate all’inizio del colloquio e prima dell’illustrazione del progetto,
* il potenziale cliente ha un atteggiamento distratto e con sguardo sfuggente.

Le Obiezioni Reali, invece, sono:

* lente con pause,
* toni di voce bassa,
* vengono formulate durante la presentazione della proposta,
* il potenziale cliente ha un atteggiamento attento, concentrato ed un tono serio e riflessivo.

Tre Errori da evitare:

1. Ritenere che l’obiezione sia diretta a noi personalmente
2. Non prendere in considerare l’obiezione
3. Colpevolizzare il Cliente

Nove Consigli utili:

1. Far emergere le Obiezioni
2. Imparare a cogliere il sorgere di un’obiezione da uno sguardo perplesso oppure da un gesto negativo
3. Anticipare le Obiezioni per gestire la situazione al meglio
4. Lasciare parlare, senza interrompere
5. Riflettere sulla risposta
6. Evitare le discussioni
7. Considerare l’obiezione come una domanda e nulla più
8. Evitare espressioni del tipo : “Non è vero”, “Lei si sbaglia”, “Lei non ha capito”
9. Mantenere la calma

Ricordarsi che:

LE OBIEZIONI SONO UN SEGNALE DI INTERESSE DA PARTE DEL CLIENTE…
QUINDI, SE IL CLIENTE NON MUOVE OBIEZIONI, NON SIGNIFICA CHE VA TUTTO BENE…

Concludo l’articolo ringraziando coloro che hanno apprezzato il mio e-book trovandolo utile nella propria attività, il che mi ha gratificato molto essendo proprio questo il mio intento.

A Cura di Cesare D’Ambrosio,
Autore di “Tecniche di Vendita”

lunedì 10 agosto 2009

Carriera Rapida in azienda

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Tutti i giovani neoassunti si sentono ripetere continuamente che per fare carriera bisogna impegnarsi, raggiungere gli obiettivi fissati e saper prendere le giuste decisioni.
Tutte cose corrette, ma è così o necessita qualcos’altro? La teoria in base alla quale la ricompensa è proporzionale allo sforzo prodotto, è valida o no?

Con questo post vorrei tentare di spiegare perchè alcune persone, a mio avviso, ragiungono il vertice di una organizzazione mentre altre no. Probabilmente qualche lettore troverà eccessive le mie affermazioni mentre altri potranno essere d’accordo. Tutto quello che leggerete nell’articolo è frutto delle mie esperienze personali all’interno di organizzazioni industriali complesse.

Ma prima di esprimere la mia opinione su cosa occorre per raggiungere il successo in un’azienda, vorrei un attimo descrivere sinteticamente come è organizzata una grande impresa. Il potere assoluto è concentrato nel vertice aziendale. Generalmente il presidente o amministratore delegato. Seguono i dirigenti responsabili di settore e i vari
responsabili di reparto o ufficio. Ci sono poi le persone operativi e le persone di staff.

Dal vertice viene definita la strategia aziendale, in base alla quale si fissano gli obiettivi per ciascun settore. Il responsabile di settore fissa gli obiettivi con i responsabili di reparto o ufficio che a loro volta definiscono gli obiettivi con le persone operative. In questo sistema di relazioni, ogni livello si impegna con il livello superiore e ogni subalterno ha un obbligo di fedeltà innanzitutto verso il proprio capo.

Detto ciò, vediamo quali sono, a mio avviso, i fattori che determinano il successo di una persona all’interno di una organizzazione:

Aspetto e abigliamento: nonostante alcune aziende industriali non diano importanza a questo fattore, la maggioranza di esse ritiene ancora importante la cura della persona e del modo di vestire. Quando si entra in queste organizzazioni si trovano uomini e donne “tirate a lucido“.

Essere abile nel gioco di squadra: per essere considerati efficienti sul lavoro bisogna essere capaci di lavorare in team e di dimostrare una elevata versatilità. Per spiegarmi meglio porto un esempio: Guardate cosa succede nelle squadre di calcio vincenti. Quando si attacca, le punte sono supportate dai centrocampisti e difensori, mentre quando la squadra si difende anche gli attaccanti aiutano i loro compagni nel contrastare l’avversario. Questo è il gioco di squadra.

Uno sponsor”ai piani alti”, un mentore: senza una persona potente che appoggi un dipendente, nella maggior parte delle grandi organizzazioni le prospettive di carriera sono quasi nulle. Il mentore fornisce ad una persona opportunità per mettere in mostra le proprie capacità e gli crea l’opportunità di allacciare relazioni con altre persone
di livello elevato.

Uno stile: avere un comportamento civile, amichevole e premuroso. Essere ben organizzati e dare l’impressione di essere sempre ben informati, è un fattore molto importante.

Immaggino che qualche lettore a questo punto abbia delle perplessità e si stia domandando: ” Ma cosa dice Chiarissimo Colacci? Ci deve essere altro in una persona per fare carriera oltre allo stile, gioco di squadra e buone conoscenze!”

E’ fuori di dubbio che nessuno può essere chiamato a ricoprire una carica importante se non ha ampiamente dimostrato di saper raggiungere gli obiettivi assegnati e di possedere doti di leadship. Sono cose scontate.
Ma è altrettanto certo che nessuno farà carriera, pur raggiungendo gli obiettivi, se non possiede le caratteristiche che ho elencato in precedenza. Di contro, nella mia vita lavorativa ho anche conosciuto persone, fortunatamente poche, che hanno fatto carriera avendo solo tali caratteristiche e non avendo la minima capacità di definire e raggiungere obiettivi o posssedere doti di leadership.

E la fortuna conta?

Ho visto in molte aziende quanto sia importante trovarsi al posto giusto nel momento giusto o viceversa quanto sia dannoso trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sembrerebbe che la fortuna sia l’unica spiegazione valida quando, a parità di caratteristiche possedute, alcune persone fanno carriera mentre altre no. In realtà, se una persona è fortunata ben venga, ma non è solo con la fortuna che si può ottenere il successo in un’azienda organizzata.

Il successo non è frutto del caso.

Se guardiamo cosa hanno fatto personaggi famosi come Kennedy, Martin Luther King o tanti altri, vediamo che avevano alcune cose in comune che permettevano loro di influenzare le situazioni. Avevano alcune caratteristiche che li aiutavano a raggiungere qualsiasi obiettivo. Durante la mia attività manageriale prima e di consulente aziendale adesso, ho conosciuto persone che avevano raggiunto il successo perché avevano anche queste altre caratteristiche:
1. La passione. Quella cosa che li spingeva a fare sempre di più. E’ la passione che spinge una persona ad alzarsi la mattina e dedicarsi al suo lavoro sino a tardi.
2. Valori chiari. I valori sono fondamentali per le nostre azioni quotidiane. Sono i valori che ci fanno capire cosa è giusto fare quando dobbiamo prendere una decisione.
3. Capacità di relazionarsi. Le persone di successo che ho conosciuto avevano tutte la capacità di sviluppare rapporti con altre persone. Sono le relazioni con gli altri che ci permettono di raggiungere il successo. Anche la più intelligente e più brava persona del mondo ha bisogno di avere legami con gli altri. Senza questi legami e senza lo sviluppo di rapporti personali non potrà mai raggiungere un successo pieno.

Per concludere:
E’ chiaro che l’argomento successo è molto vasto e richiederebbe spazi maggiori per commentarlo. Il successo a cui mi sono riferito in questo articolo è semplicemente quello relativo ad una persona che si trova a svolgere il proprio lavoro in una organizzazione industriale e desidera fare carriera al suo interno. Le mie affermazioni hanno soltanto lo scopo di innescare riflessioni e commenti su quanto accade a chi lavora in grandi imprese e portare il lettore a vedere sotto una nuova luce i problemi dello sviluppo dei responsabili aziendali.

A cura di Chiarissimo Colacci
Autore di “L’Impresa Efficiente” e “Il Team Vincente”

venerdì 7 agosto 2009

Coltivare le amicizie

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In linea generale, le grandi amicizie nascono sempre quando noi, interiormente, siamo pronti ad accoglierle: una parola, uno sguardo d’intesa, una risata che all’improvviso ci rivela che quella persona è simpatica, interiormente ricca, pronta a dare e a ricevere, ed è fatta. Abbiamo compiuto il primo, fondamentale passo in avanti che ci permette di entrare in relazione con gli altri. Ma questo è sufficiente? No, perché poi occorrono spazio e tempo per coltivare il rapporto che è appena nato. Cosa peraltro sempre più difficile, visto che molti di noi conducono esistenze con l’acceleratore a tavoletta. Riuscirci, comunque, non è impossibile. Basta metterci tanta buona volontà, oltre a conoscere e applicare alcuni segreti. Ve li svelo uno a uno.
Tolleranza= questo è un sentimento da usare su tutti i fronti, dalla sfera pratica a quella emotiva. Chi è rigido e inflessibile, difficilmente può costruire buone amicizie. D’altronde gli amici servono anche a questo: a offrirci nuove occasioni per cambiare, trovando quel nuovo equilibrio dentro di noi che nasce dal confronto con opinioni e atteggiamenti diversi da quelli che ci caratterizzano.

Empatia= significa calarsi nel ruolo dell’altro, immaginarsi quello che lui sta vivendo. Condividere la sua gioia, se è nel bel mezzo di un’appassionata storia d’amore, o se ha appena ricevuto una promozione. Dargli il nostro appoggio quando sta attraversando un momento delicato. Oppure camminare per tre lune nei suoi mocassini prima di giudicarlo, come recita un motto degli indiani d’America.

Lealtà= vuol dire trovare il coraggio di parlare apertamente quando c’è qualcosa che non funziona, o se il nostro amico fa delle scelte che con condividiamo, pur restando comunque dalla sua parte. Essere sempre d’accordo, infatti, è impossibile, anche se questo non intacca l’affetto che proviamo nei suoi confronti. Quanto ai conflitti, si possono smorzare se si comprende che le differenze di idee raramente riguardano ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma sono un riflesso di ciò che siamo come individui.Perché sono proprio le amicizie a darci ciò di cui abbiamo disperatamente bisogno: qualcuno che ci accetti per quello che siamo.

Disponibilità= essere amici di qualcuno significa mettere da parte il nostro irrefrenabile bisogno di scaraventare addosso all’altro tutti i nostri problemi, parlando solo di noi durante gli incontri o le telefonate: dei problemi di coppia, del collega che non sopportiamo più, della macchina che non funziona, e forse dovremo comprarne una nuova e così via. L’amico ascolta, e certo l’ascolto empatico è importantissimo in un legame d’amicizia. Ma se questo accade puntualmente, allora il rapporto diventa sbilanciato, a senso unico, perché lo scambio e il confronto non esistono più.
Allegria= la risata è il contesto ideale per l’amicizia, per questo condividerla è straordinario: ci permette di divertirci nei momenti buoni, e ci dà un po’ di forza in quelli negativi, spingendoci a sdrammatizzare. Una risata condivisa con gli amici è sempre più dolce.

come scrivo anche nel mio ebook, le amicizie totali, possessive, in cui nessuno dei due può mantenere gli spazi per i propri hobby e nemmeno frequentare altre persone, rispondono alle fasi evolutive dell’adolescenza. Poi, da adulti, i legami devono essere più elastici, perché è proprio la libertà che rende possibile la continuità. In caso contrario, c’è il rischio di sentirsi in gabbia e di fuggire quanto prima a gambe levate.
dopotutto, il dono più grande che possiamo farci reciprocamente è quello di “esserci”, specie quando l’altro è in crisi.
E voi, cosa ne pensate? Fatemi sapere le vostre esperienze!

A Cura di Marina Roveda,
Autrice di “Le Regole dell’Amicizia”

martedì 4 agosto 2009

Facebook e marketing

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Quando qualche mese fa ho scritto il mio ebook Facebook: Successo e Business™, io e Lorenzo avevamo già intuito le enormi potenzialità di Facebook nell’internet marketing.

Facebook non è solo uno strumento dove incontrare i tuoi vecchi amici e fare nuove conoscenze. Grazie a Facebook puoi costruirti una rendita economica senza dover conoscere tutti i segreti dell’internet marketing tradizionale. Ora, tutto questo, è stato concretizzato grazie allo straordinario sistema ideato da un ragazzo di 28 anni dell’america del sud.

L’internet marketing è uno strumento straordinario per guadagnare con Internet e la sua validità è indubbia, però richiede un certo impegno e certe conoscenze. Purtroppo non tutti hanno questa possibilità e voglia.

In base a queste considerazioni John Stone ha creato il John Stone System, che sfrutta la viralità e la semplicità di Facebook.

Il John Stone System è proprio basato sulla semplicità.

Tutti hanno il proprio gruppo di amici su Facebook, il principio alla base del successo del John Stone System è di ricrearti il tuo gruppo di amici sul sito John Stone System.

Se su Facebook hai 100 amici, e ti ricrei questo gruppo nel John Stone System, avrai 100 persone nel tuo gruppo di vendita.

Ma non finisce qui, il sistema alla base del funzionamento del John Stone System, riconosce nel tuo gruppo di vendita tutte le persone che entrano a far parte del John Stone System, anche tramite i tuoi amici, e anche gli amici degli amici, e cosi via.
Mentre il tuo gruppo su Facebook è formato da 100 persone, il tuo gruppo su John Stone sarà formato anche dagli amici degli amici degli amici!

In che modo? Dei miei 100 amici si iscrivono almeno 10 persone. Se quelle 10 fanno almeno 10 iscritti, sei a 100. Se quelle 100 fanno almeno 10 iscritti ciascuno, ecco che sei a 1000. 1110 persone in totale partendo solo da 10 iscritti.

Ora immagina se invece di 10 ne aderissero 100 o 1000. Quest’ultimo è il mio caso ad esempio… a te i calcoli.

L’aspetto più interessante del John Stone System, è che mentre il tuo gruppo di Facebook non ti porta dei guadagni, il tuo gruppo su John Stone System ti porta dei guadagni.

Come? Semplice, quando un’azienda offre il suo prodotto tramite il John Stone System, e ci sono degli acquisti tramite il tuo gruppo, Tu guadagnerai.

Il tuo guadagno sarà stabilito a priori, tramite un apposito piano marketing stabilito dall’azienda titolare del prodotto.

L’intuizione è geniale come dimostrano i numeri del John Stone System, oltre 5000 persone al giorno visitano il sito del John Stone System, con oltre 1000 persone al giorno si iscrivono.

Tutto questo grazie a Facebook. Chi si rende conto della rivoluzione non si sta lasciando scappare questa grande occasione!

A Cura di Gianluigi Ballarani,
Autore di “Esami no Problem” e co-Autore di “Facebook Successo e Business”

giovedì 30 luglio 2009

Bioedilizia per guadagnare con gli immobili

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100 Mq a soli 100.000€. Risparmiamo in Immobili!
Parliamo di una casetta da autocostruirci stile Ikea o di una Nuova Idea di Casa? Mario Cucinella, è un architetto moderno, all’avanguardia, che punta dritto a ciò che può divenire, Vi Presento in breve il suo progetto di casa poichè è utile carpire idee rivoluzionarie per chi vuole inserirsi nel settore delle costruzioni o vuole soltanto cercare casa. Molti parlano di bioedilizia ma pochi sanno di cosa si tratta. Con un esempio speri di spiegarvelo:

La conduzione familiare oggi costa molto, si pensi che da indagini Istat la media mensile è di 2461€ a famiglia. Circa il 5%, alias 123€, sono dedicati ad energia elettrica e combustibili. Il consumo di elettricità è di circa 3000 chilowattora all’anno. Ecco che arriviamo al cuore della discussione: Un appartamento di soli 70Mq con tetto piano con predisposto un impianto fotovoltaico, se ben soleggiato, può coprire da solo l’intera spesa. Quindi ZERO costi. E per il resto? In questi giorni continuerò ad aggiornarvi per Adesso vi allego anche l’indirizzo per chi volesse “realmente” approfondire l’argomento e trovare anche le prime soluzioni di questo tipo che sono in costruzione a Settimo Torinese.

L’IDEA http://www.casa100k.com
A basso costo – A misura di desiderio – A basso impatto
Sono i tre presupposti – il primo di carattere economico, il secondo di carattere sociale e il terzo di tipo energetico­- che danno vita al progetto La Casa da 100 k €, modello abitativo condominiale.
Il tentativo di restituire una risposta a domande di economicità, riduzione di emissioni inquinanti e senso di piacere dell’abitazione.

Una casa viva, colorata, che lascia spazio alle differenti identità e modalità di vivere, ma capace di produrre energia utilizzando ogni strategia passiva e attiva per rendere l’edificio una macchina bioclimatica.
Una casa che si avvale di tutte le tecnologie disponibili per limitare i costi di costruzione senza compromettere la qualità. Una casa a basso costo acquistabile grazie a un mutuo che può essere coperto in buona misura attraverso l’energia che è in grado di produrre.
Guadagnare in Immobili, a volte vuol dire anche “Risparmiare in Immobili”, a buon intenditore poche parole…

Vi porgo i miei Saluti e vi auguro di… Guadagnare in Immobili!!

A Cura di Marcello Luigi Raso,
Autore di “Guadagnare in Immobili”

lunedì 27 luglio 2009

AdWords vs Telemarketing

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Un saluto a tutti i lettori del blog della Bruno Editore!
Pubblico questo articolo per tenervi tutti aggiornati sull’andamento del singolo sperimento da me denominato AdWords VS Telemarketing atto a mettere a confronto AdWords di Google e il Telemarketing come mezzi di investimento pubblicitario.
L’esperimento continua ormai da vari mesi ed è stato ripreso a più tappe dovute alla
mia volontà di approfondire il più possibile questo esperimento. Ora, a Giugno 2009, posso dire di essere a buon punto perchè io e le persone coinvolte abbiamo raccolto già molti dati comparativi: per arrivare alla conclusione dell’esperimento occorre soltanto il tempo per completare tutti i settori che voglio mettere alla prova.

Quando questo esperimento arriverà a compimento (sicuramente fra alcuni mesi) verrà pubblicato un articolo qui sul blog la notizia dei risultati finali e poi un’altra sorpresa a cui sto pensando…
Nel frattempo volevo mostrarvi altri risultati relativi ad un settore specifico: attrezzi per la pulizia della casa, più specificamente, l’aspirapolvere. Questi i risultati (prima AdWords poi Telemarketing), ovviamente con parametri uguali in merito alla durata dell’esperimento e al budget utilizzato:

FATTURATO CON VENDITE CON CAMPAGNA ADWORDS:
(Per questa campagna sono state utilizzate delle parole chiave ad hoc in modo
targhetizzare al massimo la campagna promozionale).
BUDGET PUBBLICITA’: 1.000 euro
COSTO MEDIO DI 1 CLICK: 0,29 euro
CLICK RICEVUTI: 3881
VENDITE: 32 aspirapolveri
CONVERSIONE: 32/3881 = 0,82%
RICAVO: 32*762,30 = 24.393 EURO
RITORNO (ROI): (24.393,60-1.000)/1.000 = 2.339,36%
GUADAGNO PER CLICK: 0,62 euro

FATTURATO CON VENDITE CON CAMPAGNA TELEMARKETING:
(Per questa campagna sono state utilizzate dei database risultanti da una campagna di
ricerca di potenziali clienti targhetizzati, quindi già molto predisposti a comprare).
BUDGET PUBBLICITA’: 1.000 euro
CONTATTI RAGGIUNTI (telefonate effettuate): 4210
VENDITE EFFETUATE: 42 aspirapolveri
CONVERSIONE: 42/4210 = 0,99%
RICAVO: 42* 762,30 = 30.420 EURO
RITORNO (ROI): (30.420,6-1.000)/1.000 = 2.942,06%
GUADAGNO PER CONTATTO RAGGIUNTO: 0,70 euro
Che ne pensate?

A Cura di Roberto D’Aloisio,
Autore di “I Segreti del Telemarketing”

mercoledì 22 luglio 2009

Perdonare fa stare BENE

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Molto spesso quando parliamo di benessere psico-fisico, di serenità, di atteggiamenti improntati su positività ed ottimismo, ci soffermiamo a considerazioni e riflessioni che hanno come presupposto l’essere disposti a cambiare il nostro modo di pensare, di agire, di rapportarci alle persone e agli eventi della vita, al fine di recuperare benessere psico-fisico e serenità. Solo raramente ci soffermiamo ad evidenziare determinati argomenti che ancora prima di questi, sono essenziali per aprirci nuovamente la strada alla riconquista del buonumore e del buon vivere.

Uno di questi argomenti è senz’altro rappresentato dalla capacità di superare le difficoltà e le sofferenze del passato con l’aiuto del potere e della capacità di perdonare. Ebbene, si, il perdono quale primaria virtù dell’essere umano per tornare a star bene con noi stessi, con le altre persone, e conseguentemente riappropriarci del nostro prezioso benessere psico-fisico. Ritengo che la forza di una persona risponda a questa mirabile virtù umana. Perdonare significa anche dimenticare le ferite del passato, e nel contempo essere più tolleranti con noi stessi e con gli altri.

Solo se sapremo disincagliarci dalle sofferenze del passato causate da vecchi rancori, da offese ricevute in passato, potremo riportarci sulla strada di un autentico benessere.

Il perdono, e più precisamente la capacità di perdonare, ha il potere magico di farci star bene e di riaprire in modo sereno e armonico i rapporti con le altre persone, e di prevenire tutta una serie di malesseri e patologie di tipo Psicosomatico. D’altra parte chi di noi in passato non ha mai subito torti e ingiustizie?

Perdonare non va inteso come molti pensano come atto di debolezza, viceversa come dicevo è una pregevole e forse oggi più che mai, anche rara virtù. Ma è anche e soprattutto un formidabile strumento che ci consente di aprire un ponte che ci permette a sua volta di abbandonare la via del malessere per intraprendere quella più ambita di un completo benessere e di una ritrovata piena armonia tra mente, corpo ed ambiente esterno.

In tal modo riusciremo senz’altro a star bene, per riappropriarci di pace e serenità, requisiti essenziali che riaprono le porte al benessere completo della persona. Difatti che prospettive ci si presentano quando si rimane ostaggi di odio, rancore, ostilità?

Se ci soffermiamo un attimo riflettere su questo punto, scopriremo che è davvero necessario liberarci da questi tormenti mentali per riorientarci sulla via del ben-essere e del buon-vivere.

Il passo successivo sarà quello di modificare ulteriormente il corso dei nostri pensieri e riacquisire benessere e felicità, e dispensando buon umore e perché no, anche apprendere un modo di gestire i pensieri improntato ad un sano ed equilibrato ottimismo.

Ritengo oltremodo importante l’argomento di oggi, e direi che lo potremo ascrivere nel ben più ampio contesto del recupero della Psicologia del benessere.

D’altra parte se non si è disposti a fare un cambiamento di rotta che comunque richiede un atto di volontà, che comporta in primis il fatto di liberarci una volta per tutte di pesanti e negative zavorre mentali, nonché operare una radicale reimpostazione dei nostri comuni modi di pensare e rapportarci alle altre persone, come riusciremo a ritrovare il gusto di vivere con gioia e serenità la nostra avventura della vita ?

Queste considerazioni ci riportano su un argomento che mi sta molto a cuore : il rapporto psiche- soma, o se vogliamo, mente corpo. A tale proposito ricordo quanto scritto in un saggio libro, in quarta di copertina, dal noto medico ed endocrinologo Dr. Deepak Chopra dal titolo “Benessere totale”:

“Il benessere totale risulta dalla perfetta armonia tra corpo e mente che sono tra loro interagenti, riproponendo un concetto della fisica quantistica in cui materia ed energia sono realtà intercambiabili.”

Considerazioni che condivido pienamente.

Come si può pensare di star bene ed in piena armonia se si è imprigionati da vecchie ferite, torti subiti, rancori, ecc?

Ecco perché la capacità di perdonare rappresenta una sorta di liberazione e purificazione di corpo e mente, e che avvertiamo a livello di ritrovata pace del cuore, una pace che ci aiuta a toglierci quelle tensioni che ingabbiano il nostro benessere, i nostri sentimenti, le nostre intime emozioni.

Desidero ora suggerire cinque semplici consigli che, con l’aiuto della forza del perdono, ci possono far riacquistare un prezioso stato di benessere psico-fisico e di serenità :

- Dimenticare i torti del passato e focalizzarsi sul presente

- Diventare maggiormente tolleranti con sé stessi e con gli altri

- Sapersi assolvere dai complessi di colpa

- Saper essere più concilianti anche con le persone che in passato ci
hanno procurato torti ed offese

- Aprirsi amorevolmente alle altre persone, ascoltando maggiormente la
Voce del cuore

Riuscire a perdonare, infine significa riaprire le porte alla pace e all’armonia del cuore e della mente, ritornando a vivere con serenità ed equilibrio, al fine di poter progredire nel cammino della vita.

Potete quindi fermarvi un attimo a riflettere, pensando anche alle persone che non si sono comportate bene nei vostri confronti. Potete decidere di essere più tolleranti, di perdonare, di lasciar correre i torti del passato.

Perdonare significa sanare le ferite del passato, riallineando così la vostra intima energia, lasciando che essa sprigioni tutto il proprio potere terapeutico. Perdonare significa in definitiva ritornare a vivere con maggior serenità, equilibrio e completo benessere psico-fisico.

Un saluto a tutti

A Cura Giovanni Raimondi,
Autore di “Il Potere dell’Ottimismo”

venerdì 17 luglio 2009

La casa al mare

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Buongiorno a tutti, e’ mercoledì 8 luglio mi trovo a Roma ed il sole inizia a splendere.
Comunque le vacanze estive per molti sono già arrivate, anche se presa dai tanti
impegni me ne ero quasi dimenticata. Mi succede sempre così, le festività o le ferie mi
cadono addosso e spesso non le vivo appieno, volano via come i fogli del calendario.
E’ stata Marella a farmi notare che siamo in piena estate, è passata ieri allo studio per
salutarmi perché va ad Ostia dove ha una casa al mare.

Marella è una mia cliente che ha avuto un bel po’ di problemi legali, quando si è separata dal marito cinque anni fa.
La ricordo a quel tempo, come una donna incapace di rendersi conto di quello che stava accadendo, pensava che essendosi amati, il marito durante il giudizio per la la separazione, non le avrebbe mai fatto del male. Invece si.
Dietro ogni causa c’è sempre un pezzo di vita dei miei clienti, che mi viene svelato e tante volte, c’è quasi tutta la loro vita che viene portata a mia conoscenza. La casa che Marella ha ad Ostia, fu acquistata all’asta proprio in quel periodo, pochi mesi prima di separarsi, quando l’idea di dividersi neppure esisteva.
Il marito, che lavora in Tribunale, aveva visto la pubblicità per affissione di alcuni bandi di vendita, ne aveva parlato con la moglie, e poiché da tempo cercavano una casa di vacanze, mi chiesero di seguirli in tutte le fasi d’asta. Quindi predisposi la domanda di partecipazione ed il mio studio li seguì fino all’aggiudicazione.

Non avevano difficoltà economiche, acquistarono per contanti e spesero all’incirca 200.000 €uro facendo un ottimo affare. La villetta è nel centro città, con gli ingressi all’americana, cioè uno dal retro del piccolo giardino e l’altro dal palazzo, ha due ampie camere, un bagno e la cucina. Ma la cosa più bella, almeno per me, è la sua distanza dal mare. Basta attraversare la strada e sei sulla spiaggia, così puoi dimenticare l’auto, il traffico e lo stress che comporta il mettersi in auto per fare un bagno.
Marella si è tenuta la casa al mare, lasciando quella di città al marito. Ha fatto un doppio affare, sia quando l’ha acquistata a buon prezzo, perché la villetta attualmente ha notevolmente incrementato il suo valore di mercato, sia perché risparmia tra soldi per i week-end e quelli per le vacanze estive, una bella somma ogni anno. Tenendo in considerazione anche il fatto, che le spese di condominio della casa in città, ammontano quasi ad un fitto mensile, mentre quelle della casa al mare, sono molto più contenute. Sono contenta per Marella che può godersi il meritato riposo e la sua casetta, per me invece è tempo di correre in Tribunale.
Ciao aspetto le vostre domande.

A Cura dell’ Avv. Anna Caiazzo,
Esperta del settore immobiliare,
Consulente nell’attività immobiliare di Marcello Raso,
CoAutrice di “L’enciclopedia degli Immobili“