lunedì 26 ottobre 2009

Fidarsi degli altri..

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Una delle regole fondamentali per stringere amicizie positive è credere negli altri, perché la fiducia non solo ci rende persone migliori, più aperte, comprensive, responsabili, ma consolida anche le nostre relazioni. La diffidenza, al contrario, le distrugge.

Stare sulla difensiva perché, sulla base di esperienze passate, pensiamo che coloro che ci circondano vogliono essere nostri amici solo per interesse o per farci del male, può limitarci moltissimo sul piano umano, spingendoci ad accusare il mondo di tramare contro di noi. Chi si avvicina percepirà il timore o il sospetto d’inganno e reagirà di conseguenza, anche quando era animato dalle migliori intenzioni.

Naturalmente se da una parte confidare negli altri ci espone al rischio di essere traditi o delusi, dall’altra spinge queste persone ad agire correttamente per ricambiare la fiducia che gli abbiamo concesso. E’ una strada a doppio senso: l’essere affidabili induce gli altri a fidarsi, e contemporaneamente la fiducia ricevuta genera l’affidabilità.

La diffidenza crea una barriera alla comunicazione e, di conseguenza, all’instaurarsi di un rapporto d’amicizia. Chi non si fida degli altri non ha fiducia in se stesso, dunque non è in grado di coltivare delle amicizie gratificanti, basate sull’onestà e la sincerità, perché non si rende degno a sua volta della fiducia e del rispetto altrui.

A questo proposito può tornare utile un esercizio molto usato nei corsi di formazione, chiamato TRUST FALL. Si può praticare sia all’aperto come catalizzatore di fiducia, sia al chiuso per rompere il ghiaccio con chi ancora non si conosce bene. La procedura classica è mettersi a circa un metro di distanza, braccia aperte e gambe tese, pronunciare la frase “Pronti a cadere” mentre chi sorreggerà il compagno dirà “Pronto a ricevere”.

A quel punto ci si lascia cadere senza piegare le gambe, altrimenti si ricomincerà daccapo. Chi riceve infilerà le braccia tese sotto le ascelle e ammortizzerà la caduta con le proprie gambe. Si tratta di un esercizio efficace, che insegna a fidarsi degli altri, ma soprattutto di se stessi contribuendo a cambiare il proprio modo di rapportarsi agli altri.

A cura di Marina Roveda
Autore di “Le Regole dell’Amicizia”

martedì 20 ottobre 2009

Conquistare una ragazza..

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In Socializzazione Vincente ho indicato molte strategie per socializzare con chiunque e ovunque utilizzando dei metodi naturali e ho evidenziato che “ è sbagliato avvicinarsi ad una persona pensando a cosa dire per piacerle. Al contrario devi avvicinarti per capire se piace a TE! “. Ma a volte non basta! Le gambe tremano! Temi di bloccarti o di sembrare ridicolo! Questa volta ti insegnerò un metodo nuovo per eliminare le tue paure!

Prima di tutto devi comprendere come ragionano le ragazze : L’uomo insicuro ammazza l’attrazione! Un tipico esempio da spiaggia : un giorno sono arrivati tre ragazzi veramente belli. La zona era ricca di belle ragazze, alcune anche chiaramente interessate, e i ragazzi sono diventati chiassosi con il testosterone al massimo ma nessuno ha trovato il coraggio di avvicinarsi a parlare con una donna! Dopo qualche giorno le ragazze avevano perso ogni interesse e i ragazzi erano sempre tra di loro, quasi sempre in silenzio!

Cos’è successo? Hanno esitato perché hanno usato la “Regola del Forse” :

1. Forse è già impegnata…
2. Forse non vuole essere disturbata…
3. Forse non sono abbastanza simpatico…
4. Forse sta per arrivare il suo ragazzo…

La Regola del Forse è subdola perché agisce anche dopo avere perso l’occasione di conoscere ragazze e te ne stai andando:

1. Non mi sono avvicinato ma forse era già impegnata…
2. Non mi sono avvicinato ma forse non voleva essere disturbata…
3. Non mi sono avvicinato ma forse non sarei stato abbastanza simpatico…
4. Non mi sono avvicinato ma forse stava per arrivare il suo ragazzo…

La Regola del Forse è altamente distruttiva perché blocca le tue azioni e in seguito le giustifica impedendoti di migliorare. D’ora in poi ragiona con la “Regola del SI” ! Impara a ragionare in questi termini :

Se stai fermo tutte le ragazze che ti circondano sono dei NO. Se invece ti avvicini possono diventare dei SI!!!

Con questo sistema comprenderai che non hai più il tempo di pensare alle conseguenze dei FORSE perché i No sono già lì. Tu rimani fermo, senza parlare e senza avvicinarti? Nulla è cambiato perché era già un No e continua ad essere un No! E pensi “Se anche senza fare niente è già un No allora vale la pena di avvicinarsi per ottenere qualcosa in più!” Non puoi peggiorare il risultato, puoi solo MIGLIORARLO!!!

La “Regola del SI” lavora anche quando hai perso le occasioni e te ne stai andando. Se ad esempio avevi vicino una ragazza e non hai aperto bocca penserai “Che stupido sono stato, era già un No e non ho trovato la forza di farlo diventare un SI”. La prossima volta ce la devo fare perché non ho nulla da perdere!”.

Ricorda che le giuste motivazioni sono potentissime e ti consentono di ottenere dei risultati! Pensa se la nostra Nazionale scendesse in campo con la voglia di vincere ma anche con la paura di perdere. Molto probabilmente la partita finirebbe con uno 0-0 e i giocatori si giustificherebbero dicendo che forse se avessero attaccato avrebbero rischiato di perdere. Ma se la partita iniziasse con uno 0-1 a loro sfavore? Tutti i giocatori si impegnerebbero ad attaccare perché non avrebbero più niente da perdere! E se riuscissero a ribaltare il risultato festeggerebbero come dei pazzi! Ed è la stessa cosa che farai tu quando partendo da un No lo ribalterai in un SI e otterrai una bella conoscenza! Quindi inizia da adesso ad usare la Regola del SI !

A Cura di Fabio Galetto
Autore di “Da Timido a Vincente” e “Socializzazione Vincente”

martedì 13 ottobre 2009

Nicchie popolari per fare business

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in 10 anni che seguo il mercato americano ne ho visti di business interessanti.
Devi sapere che per gli americani tutto può diventare una forma di business, specie se viene veicolata da grandi esperti che hanno pubblico e sanno come muoversi.
Ognuno di noi può avere una “Visione limitata” per i propri affari, ma sappi che per tanti altri non è così. Per questo motivo devi aprire la tua mente, perchè su internet le barriere si abbattono e diventano grandi opportunità.

In particolare, mi sto riferendo ad una serie di video in inglese che non fanno altro che rispolverare concetti come il cuore, la spiritualità, la mente, fascino ed attrazione. Nulla di particolarmente innovativo ma comunque interessanti. L’indirizzo per scaricare i video gratis: www.mindmovies.com/DownloadPreMades.html
Come ho già detto i video sono buoni, ma non è questo il punto. Quello che diventa un interessantissimo spunto di riflessione è il MARKETING APPLICATO a questa cosa ed i risultati che si ottengono tramite esso. Pensaci:

1. I video mostrano argomenti molto apprezzati dalle persone
2. I concetti trattati hanno un enorme mercato, popolarissimo e sentito dalla gente
3. Mi faccio pubblicizzare da un esperto stimato da migliaia di persone (grande credibilità)
4. La gente cerca e vuole i prodotti di quelle nicchie
5. Presento i video come se si trattasse di segreti mai rivelati
6. Offro contenuti gratis - tutti son felici
7. Catturo migliaia di iscritti gratis
8. Approfitto del mio pubblico per pubblicizzare di continuo
9. Con l’effetto leva-virale, catturo nuovi referenti dalle persone che si iscrivono
10. Quando ho generato migliaia di iscritti, inizio ad inviare email pubblicitarie
11. Faccio grande Business

Vista così non diventa una promozione fatta a regola d’arte con un investimento molto contenuto? Altro che roba già vista, riflettici sopra.

A cura di Massimo D’Amico
Autore di “Memo Commerce” e “Free-Per-Click”

martedì 6 ottobre 2009

Focalizzare l'obiettivo

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Al giorno 1 del mio libro “CREARE OGGETTI DI DESIGN” dò il titolo “Come avere l’idea” suggerendo forse al lettore una modalità creativa per generare oggetti di design.
Subito dopo il titolo invece affronto il tema che riguarda le premesse necessarie affinché la mente stessa sia pronta a generare un’idea innovativa valida insieme al corredo di tutto ciò che le starà intorno. Ma perché questo? Non sarebbe bene prima avere un’idea originale e poi pensare a produrla?

Io del resto ho fatto così: avevo un brevetto per le mani della forbice rotonda per ambidestri CUTFISH e mi sono improvvisato a produrla senza preparazione, a volte improvvisando senza sapere se il grande sforzo che stavo per compiere avrebbe generato risultati almeno accettabili. Quando si ha un’idea già pronta per le mani si tende a fare le cose più in fretta. Non che non si possa fare anzi tante volte un’idea forte sbaraglia qualsiasi ostacolo ma dipende sempre dalla personalità di chi c’è dietro. Quando si fanno le cose in fretta si tende ad improvvisare non creare correttamente le basi per uno sviluppo futuro.

Al contrario se ci si prepara a creare un’impresa basata su qualcosa di ancora non esistente, il fatto stesso di costruire prima una struttura sia mentale che fisica, fa sì che aumenti la capacità di generare un numero maggiore di idee e che a quel punto qualsiasi idea potrebbe essere prodotta anche se non originale con la struttura creata. Un’idea originale assorbe l’energia di tutto ciò che le viene costruito intorno e ne è la padrona incontrastata.Produrre l’idea esattamente così come è stata pensata può portare a costi eccessivi e ad un eccessivo entusiasmo iniziale coprendo gli occhi a tutti con una enorme fetta di mortadella. Diversamente quando è prioritaria o quanto meno si trova allo stesso livello di importanza la corretta gestione della struttura economica e umana che dovranno gestirla tutto diventa più semplice. È quindi necessario rispondere alle quattro domande che elenco al paragrafo “OBIETTIVI BEN FORMATI” della mia guida: “CREARE OGGETTI DI DESIGN”:

1. Conoscere il proprio obiettivo;
2. Avere un piano/strategia per raggiungerlo;
3. Osservare il risultato delle proprie azioni - cosa funziona/cosa non funziona;
4. Essere flessibili con il proprio comportamento modificarlo fino al raggiungimento dell’obiettivo.

E vi assicuro che rispondere alla prima domanda non è mai così scontato. È forse la domanda più importante che darà in seguito un senso molto profondo a quello che state facendo e che farete nel futuro. Conoscere il proprio obiettivo è il motore che attirerà a voi altre persone e collaboratori. Sapere dove stai andando diventa un serbatoio infinito di energia al quale attingere risorse nei momenti di difficoltà. Conoscere il proprio obiettivo non è solo avere un’idea materiale della fattibilità economica di un’impresa, ma è soprattutto percepire una sensazione interiore che ci dice se stiamo facendo la cosa giusta per noi.

È una sensazione interiore molto profonda che risponde alla domanda: “Sto tradendo le aspettative di ciò che realmente vale per me, di ciò a cui veramente tengo?”
E questa domanda dovrebbero farsela tutti non solo quando si decide di mettersi in proprio ma anche quando si sceglie un percorso di studi, una professione, un amico o ancora di più un partner.
Se ci si facesse la domanda:”Conosco il mio obiettivo” o nel caso generale: “So dove voglio andare” si avrebbero meno delusioni e non si farebbe l’errore forse più grave che è: “tradire se stessi”.

“Il Mondo si sposta per chi sa dove vuole andare”.

Alla prossima puntata! Grazie!

A cura di Francesco Filippi
Autore di “Creare oggetti di design”

giovedì 1 ottobre 2009

Cambiare VITA

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Il nostro personale modello di realtà nasce anche dalle nostre convinzioni, coltivate anno per anno. “Il pericolo non viene da ciò che conosciamo, ma da ciò che crediamo sia vero e invece non lo è”, diceva Mark Twain. Siamo il risultato diretto dei nostri convincimenti. Ciò che noi crediamo determina i nostri risultati. Lo sappiamo bene, lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle.

Stiamo per andare a svolgere un compito impegnativo ed iniziano i primi dubbi: ne sarò capace? Sarò all’altezza? È certo che in questo modo partiamo con il piede sbagliato perché non daremo il massimo di noi stessi e confermeremo ciò che ripete la vocina nel cervello: “Tanto non ce la fai!”. Certo, può succedere anche il contrario. Dobbiamo affrontare un impegno complicato, ma dentro di noi sappiamo che non possiamo fallire. Siamo motivati e ci dà la carica la vocina dentro di noi che sussurra: “Dai, non mollare!”

Da dove derivano questi convincimenti limitanti o potenzianti? Dal nostro modello. E da dove nasce il modello che ci siamo costruiti? Dalle reti neurali del nostro cervello. I neuroni sono le cellule nervose che hanno il compito di elaborare le informazioni. “Sappiamo che le cellule nervose che si attivano contemporaneamente si collegano, creando una rete neurale. Se vi esercitate molto in qualcosa, quelle cellule nervose stabiliscono una relazione a lungo termine. Se vi arrabbiate ogni giorno, se vi sentite frustrati ogni giorno, se siete depressi ogni giorno, ricollegate e reintegrate quella connessione di cellule nervose ogni giorno. Create una rete neurale che avrà una relazione duratura con tutte le cellule nervose chiamate l’identità”.

I pensieri consci ripetuti spesso diventano inconsci. Vi ricordate quando avete imparato a guidare l’auto? Per i primi mesi di guida ogni vostro gesto era consapevole, doveva avere tutta la vostra attenzione. Adesso, se è già passato qualche anno, la vostra guida è divenuta inconscia, non dovete pensarci più, affidate la guida al pilota automatico che si trova nella vostra testa. Avviene lo stesso con i comportamenti. Se a determinati stimoli rispondiamo ripetutamente con lo stesso atteggiamento, quel comportamento diverrà un programma automatico, inconscio. È come in un computer: l’hardware legge il software, ma se questo è sempre lo stesso, leggerà di continuo il medesimo programma.

È, tuttavia, possibile spezzare gli schemi di pensiero che non ci piacciono. È possibile rompere il ciclo continuo di un programma divenuto ripetitivo. Sono indispensabili: sforzo di volontà e consapevolezza. Dobbiamo cominciare a diventare osservatori del nostro stesso pensiero perché soltanto in questo modo saremo in grado di esercitare su esso il nostro controllo.

Se la rete neurale rappresenta il modello, la creazione di nuove sinapsi crea nuovi modelli di realtà. Noi non siamo le convinzioni che hanno costruito il modello. Dobbiamo renderci conto che abbiamo il potenziale per cambiarlo, per modificare il programma e far girare l’hardware del nostro cervello con software ben più raffinati di quello di partenza. La nostra personalità è fatta di attitudini genetiche, ereditate dai nostri genitori, di ricordi, comportamenti, valori, convincimenti, sotto forma di schemi sinaptici.

Io non sono né il modello, né le informazioni che ricevo. Il modello non è né giusto né sbagliato, è soltanto una piattaforma di partenza. Le neuroscienze ci stanno dimostrando che noi siamo di più dell’hardware del nostro cervello, siamo di più dei nostri circuiti neurali.

Il cervello è il laboratorio della mente. Allora, se è così, grazie alla sua malleabilità, possiamo pensare che abbiamo il potere di modificare la mappa delle nostre vie neurali. È possibile cambiare cablaggio.

La mente consta di due parti:

* Il subconscio, il cervello originario, il più antico, è in grado di elaborare 40 milioni di bit d’informazioni al secondo, provenienti dall’ambiente. È potente, rapido ma abitudinario, ripetitivo, manca di creatività.
* La neocorteccia frontale, il cervello più recente, dà origine alla coscienza ed elabora 40 bit di informazioni al secondo. La mente conscia è lenta, ma molto creativa. Grazie a essa, diamo vita al libero arbitrio.

Il compito del subconscio consiste nel creare la realtà ricavandola dal programma. Quindi, se siamo stati mal programmati, dato che, secondo gli studi neuro scientifici, per il 95% della giornata noi ci affidiamo al nostro pilota automatico (la mente inconscia) e soltanto per il 5% alla nostra consapevolezza (la mente conscia), continueremo a creare esperienze negative nella nostra vita.

Perché ri-proponiamo sempre gli stessi comportamenti? Perché commettiamo sempre gli stessi errori? Il problema sta tutto nel fatto che la vita vissuta non riflette ciò vogliamo, ma il programma che abbiamo ricevuto. L’unica via d’uscita è rappresentata dalla coscienza. Soltanto se siamo consapevoli di ciò che facciamo, non metteremo in funzione il solito nastro del registratore inconscio.

Nella neocorteccia c’è la nostra personalità, la nostra identità conscia. L’identità forma le nostre abitudini e i nostri comportamenti. Alla base dell’essere c’è la coscienza. Se creiamo coscientemente il nostro destino, se dal punto di vista spirituale accettiamo l’idea che i nostri pensieri possono influenzare la nostra realtà e la nostra vita (perché la realtà è la vita), allora possiamo diventare gli scienziati della nostra vita. La grandezza non ci verrà da quello che facciamo al corpo, ma da quello che facciamo alla mente.

A cura di Alberto Lori
Autore di Parla come mangi, L’arte della comunicazione, Voce da speaker