lunedì 29 marzo 2010

Linguaggio ANALOGICO

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Che cosa rende comunicabile un messaggio, un’idea, un progetto? La voce, le parole, direte voi. Giusto, ma non solo.

Le parole, strutturate logicamente in una frase, veicolano una notizia, un’informazione, una comunicazione verbale, ma non sono sufficienti, se con esse volete anche convincere il vostro interlocutore della bontà del vostro messaggio.

C’è la necessità di rendere congruente al vostro linguaggio articolato, i ritmi, i toni di voce per dare mordente, espressività a ciò che dite. È indispensabile, in altre parole, che impariate a modulare la vostra voce in modo da non essere monotoni e monocordi con il rischio, in questo caso, che la vostra voce diventi anestetizzante e conduca il vostro ascoltatore nel tritacarne della noia.

Prendete ad esempio una barzelletta come questa:

Un signore assiste ad una partita di calcio. È un vero sportivo. Assiste alle azioni che si svolgono ora nell’una ora nell’altra area senza lasciarsi coinvolgere dal tifo. Il tizio che gli sta accanto è l’opposto. È paonazzo, accaldato, sembra che gli prenda un infarto ad ogni azione della squadra avversaria.

Ad un tratto strilla indignato, quando l’arbitro assegna un rigore: “Arbitro, sei ciecato! Lu pallone ha preso, lu pallone!”

Piuttosto seccato l’uomo distinto lo corregge a mezza bocca: “Il pallone, si dice il pallone”.

Qualche minuto dopo, mentre l’azione si svolge nell’area avversaria, il tifoso reclama a sua volta la massima punizione: “Arbitro, rigore! Ha preso lu piede… lu piede!”

E il signore distinto mormora seccato, correggendolo: “Il piede, si dice il piede”.

Tra il primo e il secondo tempo gli animi si sono placati e il signore distinto ne approfitta per presentarsi: “Mi chiamo Giacomo e lei?”

“Il ciano” risponde l’altro in modo sibillino.

“Come… il ciano?”

“ Per la verità mi chiamerei Luciano, ma se lo dico lei s’incazza….!”

Se possedete un minimo di senso dell’umorismo, immaginandovi la scena, vi sarà scappato almeno un mezzo sorriso nel leggere questa barzelletta.

Bene, adesso vi domando: sareste in grado di ripeterla ad un gruppo di ascoltatori? Forse davanti ad un familiare o agli amici, non avreste alcun timore. Di fronte ad un pubblico d’estranei, soprattutto se non siete esibizionisti, avreste delle difficoltà.

Perché, secondo voi? Certamente a causa di un attacco d’ansia strettamente collegato al timore di mettervi in gioco davanti ad un pubblico. Lasciamo da parte l’ansia da prestazione, non è questo l’argomento dell’articolo.

Analizziamo, invece, la vera difficoltà di comunicazione cui andreste incontro senza alcuna preparazione in merito.

Se ci pensate bene, la barzelletta rappresenta un banco di prova non indifferente per una comunicazione efficace. Raccoglie in sé i tre livelli della comunicazione: verbale, paraverbale e non verbale e se non sei in grado di raccontarla in modo coordinato e congruente, dubito che raggiungeresti il risultato auspicato, vale a dire quello di far ridere.

Ammetterete che il contenuto della barzelletta appena letta è di per se stesso divertente, ma quanti sono coloro che, pur disponendo di una battuta esilarante, riescono a rovinarne l’effetto sbagliando tempi e ritmi?

Ecco che proprio nella barzelletta l’aspetto più importante, immediatamente recepito dall’ascoltatore, è quello paralinguistico, fatto di toni, pause, accelerazioni, decelerazioni, volumi, ritmo, colore. Non meno importante, nella comunicazione, è l’aspetto analogico, fatto di mimica, gestualità, postura.

Spesso il linguaggio del corpo, anche senza il condimento delle parole, basta a rendere chiaro un messaggio. Nel prossimo articolo vedremo qualche esempio e parleremo più approfonditamente di questo aspetto.

A cura di Alberto Lori
Autore di Parla Come Mangi, Dalla PNL alla Quantistica, L’Arte della Comunicazione e altri ebook

mercoledì 24 marzo 2010

Trading sul forex

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Sta diventando una vera e propria mania.
Ovunque navighi su internet, ecco puntuale una pubblicità di un broker che offre la propria piattaforma di negoziazione in valute a condizioni imbattibili.

E non serve disporre di grossi capitali per iniziare, perché il Forex Spot (Foreign Exchange Market, cioè mercato internazionale delle valute cash) funziona con il meccanismo del margine: depositi 1 e muovi fino a 200, 400 o, perché no, 1000, a seconda della leva che ti offre il broker presso il quale hai aperto il conto.

Non si pagano commissioni, né addirittura tasse sui guadagni ottenuti (i broker in valute non sono sostituti d’imposta, ma in ogni caso è meglio sempre consultarsi con un buon commercialista). Molti broker permettono di iniziare anche con poche decine di euro ed ecco così confezionato il pacchetto più invitante per i neofiti del trading, creando al contempo le condizioni per un vero e proprio boom di apertura dei conti trading sul Forex.

Io la chiamo la “battaglia per il Forex”, dove i broker combattono per accaparrarsi più clienti possibili offrendo spesso anche dei bonus monetari di decine di euro.

Tutto bene fin qui. Se non altro gli intermediari in valute mettono a disposizione del retail trader una serie di strumenti utili per guadagnare denaro rischiando teoricamente poco (se deposito 500 euro, questo sarà il mio massimo rischio o se vogliamo anche meno perché i broker non permettono di spingersi al di sotto del deposito iniziale attraverso la cosiddetta margin call, cioè la chiamata al ripristino del margine iniziale prima che si azzeri).

Conoscere le modalità di immissione degli ordini, però, non basta per avere successo sul “mercato dei mercati”. Occorre una notevole preparazione principalmente sotto due aspetti:

- tattico-organizzativo

- tecnico-fondamentale

Nel primo caso, occorre regolarsi bene con un mercato aperto 24 ore al giorno. Bisogna capire in quali fasce orarie aumentare l’intensità del proprio trading e come strutturare un piano di medio periodo, nel quale inserire i propri obiettivi finanziari attraverso il raggiungimento di sotto-obiettivi che preferisco classificare in tre modi:

Affari di tipo 1: sono indicati per i neofiti e per coloro che iniziano con capitali inferiori o uguali ai 1000 euro. E’ necessario limitare l’utilizzo della leva, lavorando principalmente con i mini-lotti che permettono di esporsi sul mercato con rischi molto bassi. Consiglio di lavorare (dopo un periodo di “demo” di un paio di settimane) con due contratti dal valore di un 1/10 del contratto standard (ad esempio, 10.000 Eur/Usd). Bisogna fissarsi un obiettivo monetario ragionevole in un orizzonte temporale che può variare dai 3 ai 6 mesi. Solo quando viene raggiunto, si può passare alla seconda categoria di affari.

Affari di tipo 2:è il secondo step per quei trader che hanno iniziato a guadagnare con una certa frequenza. Consiste nell’aumentare il numero di contratti da due da 10.000 a due da 20.000. Anche qui bisogna fissare un target nel giro di 3-6 mesi, prima di poter passare all’ultima categoria di affari.

Affari di tipo 3: chi arriva fin qui vuol dire che sta facendo un ottimo lavoro. Si passa da due contratti da 20.000 a due contratti da 30.000. E’ molto probabile che la pressione psicologica possa aumentare, ma si tratta di un passo necessario per la propria crescita, utile per regolare il proprio “termostato della ricchezza”.

Durante questi mesi passati a lavorare sugli affari di tipo 1, 2 e 3, si accumulerà uno storico delle operazioni effettuate che consentirà di passare a nuovi livelli di difficoltà, dove si potrà aumentare il numero di contratti, magari facendo leva su alcune formule di money management dei più famosi trader americani (da Ralph Vince a Larry Williams), elencate all’interno del mio nuovo ebook Trading nel Forex.

Anche gli aspetti tecnico-fondamentali del Forex sono ampiamente contenuti nel mio ebook, dove ho inserito molte strategie per lavorare su diversi time frame (dal grafico a 5 minuti ai grafici orario e a 240 minuti): dai breakout seguendo la price action ai pullback su supporti e resistenze dinamiche, fino alle tecniche di inversione di Joe Ross.

Trading nel Forex è un progetto nato qualche mese fa che prenderà il via il 24 marzo con l’obiettivo di supportare la crescita dei “piccoli” trader (ma anche di quelli più navigati già impegnati su altre asset class) in un settore ricco di opportunità ma che va affrontato con la giusta preparazione sia tecnica che mentale.

A cura di Nicola D’Antuono
Autore di Trading A Capitali Ridotti e Trading nel Forex

lunedì 15 marzo 2010

Ristrutturare un rustico

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Ristrutturare un rustico è un’operazione immobiliare che spesso trascende l’imprenditorialità. Si tratta in effetti di una vera e propria passione, per certi versi anche di una moda.

Per molte persone rappresenta la realizzazione di un sogno che attendeva nel cassetto da molti anni, la concretizzazione del desiderio di vivere in un luogo tranquillo e bucolico, lontano dal frenetico mondo moderno, in un’abitazione che conserva una matrice contadina riorganizzata e ristrutturata per fornire un elevato comfort abitativo.

Io stesso, in passato, mi sono dilettato in questo lavoro-passione traendo molta soddisfazione da tale attività e immagazzinando un notevole bagaglio di conoscenze necessarie a svolgerla, tanto che mi sono ripromesso di scrivere un manuale dedicato non appena ne avessi trovato il tempo.

E’ ben tener presente che si tratta di una ristrutturazione in genere abbastanza complessa e costosa, e che conviene valutare in anticipo con molta ponderazione per evitare che l’entusiasmo, indubbio, porti a sottovalutare l’impegno finanziario necessario.

E’ fondamentale, al fine di non immagazzinare il proprio denaro in un immobile che nel futuro risulti difficilmente rivendibile, valutare diversi fattori:

· La grandezza: la misura deve essere quella necessaria a sviluppare un’abitazione di dimensioni medio grandi. Evitate di innamorarvi di rustici-stanza, si riveleranno scomodi ed inutili, ma scartate anche quelli troppo grandi, utili solo a chi ha intenzione di svolgere l’attività alberghiera. Non ipotizzate nemmeno la realizzazione di un rustico-bifamiliare, non soddisferà l’esigenza di riservatezza propria di questo genere di abitazioni.

· La tipicità: è importante che un rustico presenti uno stile omogeneo al luogo dove si trova, o che sia modificabile secondo questo principio, per esempio quando si tratta di un immobile dei primi ‘900, in genere privato dei tipici elementi architettonici. In Italia esistono moltissimi tipi di rustici che variano a seconda della provincia e del distretto di appartenenza, ed è bene conservare e riprendere questa tipicità. E’ possibile anche costruire un rustico inesistente, utilizzando materiale di recupero, l’importante è non mescolare luoghi e stili non pertinenti.

· La distanza e la raggiungibilità: certi rustici si trovano in aree servite da strade non sempre praticabili, oppure estremamente distanti dai servizi. L’idea può sembrare affascinante ma va tenuto presente che il loro valore è notevolmente deprezzato, salvo casi particolari come molte zone della Toscana.

· Lo stato della struttura: se la struttura del rustico è troppo deteriorata il costo sale moltissimo, tanto che risulterebbe più economico lo smontaggio dei componenti utili e l’abbattimento. Ma questa operazione è chiaramente vietata per gli immobili antichi, e quindi vi potreste trovare costretti dalla legge a dover ristrutturare una struttura non ristrutturabile, oppure ristrutturabile con sistemi complessi e costosissimi.

Infine, come già accennato prima, vi invito a valutare la possibilità di cercare un terreno edificabile in un luogo che vi aggrada, non lontano dai servizi, e costruire un edificio nuovo, con una struttura solida, perfettamente isolato termicamente, realizzato con materiali da recupero e con tutti gli elementi tipici dei rustici di quella zona: vi assicuro che è possibile e il risultato è molto buono.

Grazie

A cura di Daniele Zagami
Autore di Edificare Immobili

martedì 9 marzo 2010

Avere piu' soldi in tasca

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Spesso si pensa che sia difficile o impossibile fare soldi. Ma non è cosi. La prova di quanto affermo è che da una ricerca effettuata, è emerso che l’85% dei ricchi del pianeta lo è di prima generazione.

Ma noi siamo persone normali, pertanto comuni. Non siamo dei geni, nè abbiamo predisposizioni o abilità fuori dal comune. Allora per noi non c’è possibilità alcuna di migliorare le nostre finanze?

L’ottima notizia è che anche noi abbiamo le nostre possibilità. Ovviamente in relazione al nostro status economico. Ma ne abbiamo, e diverse anche.

La prima forma di guadagno è l’attenzione al denaro.

Non significa non spendere, quanto piuttosto spendere in maniera intelligente. Mi spiego: ha senso pagare centinaia di euro una borsa di marca, sapendo che anche i più noti nomi, le fanno fabbricare ai cinesi in stabilimenti ubicati alle porte di alcune grandi città del Nord, pagandole ai medesimi 25 euro? Perché questa è la cifra che quelle borse costano alle grandi marche… è stato dimostrato dalla trasmissione “Report” lo scorso anno.

Oppure, pagare un paio di jeans 150 euro solo perché ha una targhetta attaccata, rispetto a uno stesso paio senza targhetta (che costa meno della metà). Eppure, il materiale (tessuto jeans) è identico!

Questi sono solo 2 esempi di come spesso si gettano soldi in articoli che non valgono neanche lontanamente il prezzo cui sono venduti. Eppure quei marchi stravendono.

Immagina di applicare questo ragionamento a gran parte dei prodotti di qualsiasi genere che acquisti. Vedrai che se acquisti prodotti “omologhi” risparmierai molto.
La prima forma di guadagno è il risparmio!

Inoltre, il mercato finanziario, a seguito delle ben note vicende, è a livelli davvero bassi. Non conviene forse, oggi, acquistare strumenti finanziari “a sconto”?
La gente solitamente compra quando il mercato è alto e vende quando le quotazioni sono basse. Forse sarebbe più saggio fare il contrario. Non è forse vero che quando ci sono i saldi le persone fanno file per acquistare?

Perché lo stesso ragionamento non lo si fa quando ci sono “i saldi” in borsa? Sembrano ragionamenti ovvi. Ma nessuno li fa. Come mai?

E’ una questione di forma mentis. George Soros, noto finanziere soleva dire: “solo i pesci morti seguono la corrente!” E, solitamente, le correnti sono piene di pesci morti che si lasciano trascinare dalle correnti.

Tu che tipo di pesce sei? O che pesce vuoi essere?

Se vuoi far sì che sia tu a gestire e governare l’andamento delle tue finanze, e non esserne ostaggio, allora questo mio ebook può darti un valido aiuto e più di qualche suggerimento, oltre che spunto di riflessione.

Perché il vero cambiamento delle cose avviene sempre e solo dopo che siamo cambiati noi.

Questo è lo scopo del mio libro: favorire quel cambiamento interno, a cui seguirà un cambiamento in positivo della tua situazione economica e finanziaria. In esso troverai anche indicazioni e suggerimenti su come impostare le basi per la tua nuova situazione finanziaria.

Cambiare è possibile. Basta volerlo e procedere determinati verso il proprio obiettivo.

A cura di Manuel Frinconi
Autore di Migliora le tue Finanze

martedì 2 marzo 2010

Collaboratori autonomi

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È l’obiettivo di ogni leader: avere collaboratori in grado di svolgere il loro ruolo in completa autonomia.
Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario:

1. che il leader sia disponibile ad assumere un ruolo di completa collaborazione con le persone che lo circondano;

2. che le persone cambino il loro atteggiamento, passando da una situazione di esecuzione ordini ad una gestione delle proprie azioni in piena responsabilità.

Ma per far assumere ai collaboratori un ruolo di maggior iniziativa è necessario pianificare e perseguire un processo di apprendimento continuo.

Ho avuto modo di verificare, in occasione di progetti di miglioramento dell’efficienza produttiva, che entrambe le azioni, cioè la disponibilità del leader ad abbandonare il ruolo di comando-controllo ed una formazione adeguata dei collaboratori, danno risultati eccellenti.

Chiarisco il concetto con un esempio, che per motivi di spazio sarà semplificato.
Una PMI decide di ridurre i costi di produzione applicando un metodo che prevede la gestione delle attività di manutenzione da parte degli operatori addetti alla conduzione degli impianti.

Come prima attività del progetto si rese necessaria la formazione delle persone operative e dei loro responsabili.
Una volta iniziata l’applicazione del metodo, si verificarono alcune situazioni molto interessanti. Le persone operative si sentirono maggiormente responsabili dell’efficienza dei loro impianti e iniziarono a pretendere dai loro manager una pianificazione migliore della produzione che permettesse loro di effettuare interventi tecnici mirati a prevenire i potenziali guasti.

Per poter soddisfare queste richieste i manager furono costretti a cambiare il loro atteggiamento. Si trovarono a passare da una situazione del tipo “comando-controllo” ad una di maggior collaborazione con i loro subordinati.
Risultato: l’efficienza produttiva migliorò e i costi di produzione furono ridotti sensibilmente.

Dopo sei mesi dall’inizio del progetto, la Direzione Aziendale fece il punto della situazione e giunse alla conclusione che il fattore di successo della riduzione dei costi era l’atteggiamento responsabile e propositivo del personale addetto alla gestione degli impianti.

Quindi, per avere collaboratori autonomi è necessario sviluppare in loro le competenze che favoriscono l’assunzione di responsabilità. Per sviluppo delle competenze non si intende soltanto quelle tecniche, ma anche quelle basate sulle convinzioni, sui bisogni e sul desiderio di sentirsi artefice del successo aziendale.

Ovviamente, i manager devono lasciar agire i collaboratori in completa autonomia nelle decisioni di ogni giorno, sostenerli con fiducia, fornire le risorse necessarie e stimolarli a dare il meglio di sè stessi.

Grazie per il commento che vorrai lasciarmi!

A cura di Chiarissimo Colacci
Autore di L’Impresa Efficiente, Il Team Vincente e Leader si Diventa