lunedì 30 novembre 2009

Allenarsi in gravidanza ?

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Dovrete essere fisicamente attive durante la gravidanza?
In risposta a questa domanda esistono due posizioni contrapposte:

0 - allenarsi durante la gravidanza fa male alla mamma e al bambino
1- allenarsi durante la gravidanza da benefici alla mamma e al bambino

L’una, la posizione che ho chiamato “zero”, (conservativa e per evitare ogni rischio), è sostenuta da future nonne in ansia e gran parte dei medici (iniziando dalle indicazioni del 1985 dell’American College of Obstetrician and Gynecologist), l’altra (posizione “uno”) è portata avanti da mamme attive e da un certo numero di nuove ricerche. Nel mio “Mamme in forma” vi illustro meglio le motivazioni dell’una e dell’altra posizione, cercandone pure una conciliazione.

Sono sempre di più le ricerche scientifiche che suggeriscono come una donna, se sana e bene alimentata, può svolgere un vasto numero di attività fisiche durante la gravidanza. Queste ricerche iniziano ad uscire sulle riviste scientifiche solo dagli anni Ottanta e le più conclusive sono veramente recenti. Una cosa è da notare: la posizione “zero” era veramente troppo conservatrice, mentre la posizione “uno” richiede che la mamma svolga l’attività fisica dotata delle migliori informazioni per farla senza danni al bambino e a se stessa.

Che vi alleniate o no durante la gravidanza, ribadisco che è importante che almeno lo abbiate fatto prima. Se la mamma è in forma, è più probabile che lo sia anche il bambino – tanto alla nascita quanto da adulto.

Ricordatevi che qualsiasi cosa scegliate di fare durante la vostra gravidanza, sarà per la vostra salute e per quella del vostro bambino, non per il vostro peso o la vostra forma fisica! Il vostro corpo diventa uno scrigno che custodisce un preziosissimo gioiello.

Allenarvi o no? Le possibilità sono: sì, no, dipende…

Sì! Rimanere attive (con le dovute limitazioni) è importante a meno che il vostro ginecologo non vi abbia consigliato diversamente. Potete allenarvi leggermente e con cautela mantenendo parte dei risultati raggiunti. Ricordate che in gravidanza è già tanto mantenere, non è il momento per pensare di registrare un nuovo record personale o raggiungere un certo obiettivo.

No! Se è quello che consiglia il ginecologo

Beh, sì e no non sono le uniche due possibilità. Penso che la soluzione ideale per voi sia… personalizzare. Quindi vale anche la risposta:

Dipende! Prendetevi 9-10 mesi di riposo e ammirate il vostro fisico che cambia. Alle volte è intelligente fermarsi. Questo non vuol dire rinunciare a tutto.

Come scegliere in pratica se allenarvi o meno?

1 – Parlatene col medico. Appurate se la vostra gravidanza e il vostro stato di salute vi permetterebbero di allenarvi.

2 – Pensate a cosa vi rende felice: portare avanti gli allenamenti o smettere?

3 – Nel caso non abbiate mai praticato un’attività fisica con costanza, la gravidanza può non essere il momento migliore per iniziare. Va detto che la gravidanza rimane pur sempre un’occasione per imparare a conoscere meglio il proprio corpo e, in questo contesto, rientra anche l’inserimento di un po’ di attività fisica. Con quale progressione e badando a cosa dovreste impararlo e lasciarvi guidare, oltre che dal ginecologo per prima cosa, da una valida istruttrice o personal trainer.

A cura di Rossella Pruneti
Autrice di “Mamme in Forma”

lunedì 23 novembre 2009

Costruire un call center

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Come gestire le risorse umane e renderle efficienti nel più breve tempo possibile è la missione di ogni responsabile, e può essere facile raggiungere questo obiettivo se si applica al agiusta metodologia, come ho scritto nel mio libro.
Una delle difficoltà maggiori che si incontrano è la gestione del tempo. Molte volte chi lavora in questo settore non riesce a gestire al meglio le risorse che lavorano per lui, nonostante sia stato lui stesso a selezionarle, perché i call center quasi sempre sono privi di un elemento fondamentale: l’organizzazione.

Essere organizzati significa diventare nel tempo più efficienti e conseguentemente più produttivi, ma come è possibile farlo? Molto spesso queste realtà sono composte da tante risorse, all’interno di un call center possono lavorare anche cento persone contemporaneamente, come è possibile allora essere organizzati in queste realtà?

La risposta è semplice, la prima cosa da fare è costruire un organigramma e conseguentemente una job description che sia condivisa con gli altri membri dell’organizzazione, tutti devono sapere quale è il loro compito e soprattutto a chi devono rivolgersi per avere aiuto o semplicemente per avere informazioni.
Pensate che sia una cosa facile?

In realtà non lo è, creare un organigramma e soprattutto una job description all’interno di strutture di grandi dimensioni può diventare complicato, anche perché è necessario ritagliare ad ogni persona il ruolo giusto, perché il nostro primo obiettivo deve essere mettere le nostre risorse a proprio agio! Quando gestiamo una struttura di questo tipo è necessario anche monitorare costantemente l’attività dei nostri collaboratori non solo per tenerli “sotto controllo” ma soprattutto per aiutarli a crescere sia professionalmente che personalmente.

Per gestire al meglio un call center dobbiamo innanzi tutto sapere che ci sono degli indici diversi per i call center che lavorano in inbound o outbound, indici che debbono essere condivisi con i propri responsabili e con gli operatori. Ogni indice deve essere un obiettivo condiviso, chiaro e raggiungibile.
Ovviamente non serve solo quello, dobbiamo essere capaci di capire anche quali sono le esigenze formative delle nostre risorse e cercare di gestire un programma formativo adatto a loro, tenendo in considerazione che spesso in queste realtà il turn over è abbastanza elevato e dunque la formazione è destinata ai neo assunti.

Chi gestisce un call center deve essere una persona in grado di gestire dei colloqui, che sappia effettuare uno screening telefonico, una giornata di assessment e che sappia sostanzialmente capire se la persona che stiamo selezionando può essere adatta alla nostre esigenze e possa essere integrata al gruppo già esistente.

Insomma il call center è un microcosmo, riuscirlo a gestire, a capire gli equilibri e soprattutto a motivare le proprie risorse significa essere efficienti.

A cura di Chiara Munzi
Autore di “Come Gestire il Call Center”

martedì 17 novembre 2009

Piani aziendali e strategie d'impresa

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I piani aziendali costituiscono importanti strumenti di gestione.
Si tratta di veri e propri programmi, espressione della politica e delle strategie d’impresa.

Si compongono, solitamente, di una parte più descrittiva e di un’altra, sostanzialmente numerica, che costituisce un budget aziendale, un bilancio anticipato, in cui si indicano le stime inerenti ai futuri conti aziendali, dopo aver delineato una politica che prevede obiettivi di breve, medio e lungo termine.

Talora, si basano su ipotesi conservative, e le conseguenti stime numeriche sono, più che altro, desunte da percentuali di crescita media di una determinata componente, come ricavata dai bilanci degli ultimi esercizi, ad esempio il fatturato, o da valori che indicano, in media, taluni valori di bilancio in rapporto percentuale con altri, ad esempio i costi operativi in rapporto al fatturato.
Ma spesso non si tratta di una semplice estrapolazione di valori medi o di crescita percentuale media, desumibili dall’analisi dei bilanci passati, ma di progetti di sviluppo.

Si può, ad esempio, decidere di estendere la propria penetrazione commerciale in segmenti di mercato nuovi, con un ampliamento della propria linea di prodotti o di servizi, o con riferimento ad un’estensione quantitativa dell’area commerciale raggiunta dall’impresa, come un’azienda che a un certo punto decida di commercializzare in regioni non ancora raggiunte dalla propria rete vendita.
A fronte, quindi, delle diverse politiche e strategie, emergeranno anche possibili piani alternativi.

Ma domandiamoci ora: qual’ è il miglior piano aziendale?
In realtà, è difficile che un business plan sia migliore o peggiore di un altro, sotto tutti i punti di vista, da cui può essere esaminato. Più spesso, la realtà dimostra che taluni aspetti saranno preferibili, rispetto ad un piano alternativo, talora no. Considereremo, la prossima volta, sotto questo profilo, anche per la rilevanza della questione sul piano nazionale, il caso Alitalia.

Esamineremo come diverse società possano seguire politiche diverse, e con effetti diversi non solo sulla gestione aziendale, ma anche sul sistema economico complessivo.

A cura di Gian Piero Turletti
Autore di “Progetto azienda”.

martedì 10 novembre 2009

Triage e sicurezza

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La sicurezza personale è sempre più un problema serio, sentito non solo dalle ragazze e dalle donne che si muovono da sole ma anche dagli uomini. Nelle grandi città (ma non solo!) accadono quotidianamente fatti di cronaca che ci fanno sentire sempre più indifesi e deboli di fronte non solo ai “professionisti” del crimine ma anche alla microdelinquenza occasionale. Di fronte a questa situazione cosa possiamo fare? Come possiamo difenderci? Dobbiamo tutti iscriverci a dei Corsi di Autodifesa e diventare come Bruce Lee o Chuck Norris? Potrebbe anche essere un’idea ma certamente non è alla portata di tutti e comunque non tutti avrebbero il tempo, la possibilità e …la voglia… di iscriversi ad una palestra di Arti Marziali.

La Sicurezza inizia con la Prevenzione che deve diventare uno “stile di vita”. Chi riesce a prevenire ed evitare le occasioni di pericolo, è già a buon punto.

Il primo passo per prevenire i rischi è quello di riuscire a riconoscerli e, una volta identificati, dare loro un “peso” in base alla loro “potenziale gravità”.

Su questo primo punto sono stati studiati vari metodi più o meno efficaci; personalmente quello che preferisco, e che ritengo il migliore, è chiamato TRIAGE. termine che viene utilizzato solitamente in ambiente ospedaliero. Quando un paziente si presenta al Pronto Soccorso, dopo una breve serie di domande e di rilevazioni visive e strumentali, l’infermiere dell’Accettazione gli assegna un Codice di Gravità (Bianco – Verde – Giallo – Rosso) e, in base a tale codice attribuito preliminarmente, tutto l’apparato ospedaliero si comporta di conseguenza.

Dal punto di vista della “condizione di Sicurezza Fisica”, ciascuno di noi, in ogni momento si trova in una delle seguenti situazioni:

BIANCO: sono e mi sento al sicuro. Mi trovo in un ambiente chiuso, protetto, dove il pericolo e il rischio di aggressione improvvisa è praticamente nullo. Un esempio classico è quando sono a casa, la sera, e la porta e le finestre sono sbarrate e ben chiuse. La possibilità che qualcuno tenti di forzarle e di entrare esiste sempre ma è molto remota e comunque avrei tutto il tempo per organizzarmi e telefonare al 113. Nella situazione “Bianca” l’attenzione è quindi minima.

VERDE: mi trovo in una condizione di serena tranquillità, anche se il rischio potenziale è più alto rispetta alla condizione precedente. Per esempio sto passeggiando lungo il marciapiede, in pieno giorno in una zona tranquilla e frequentata; il rischio che sbuchi qualcuno da un vicolo e che mi rubi la borsa o il portafoglio esiste sempre ma è abbastanza remoto. Nella condizione “Verde”, si deve mantenere una condizione di serena vigilanza ed è la situazione tipica di quando ci si trova in un luogo pubblico.

GIALLO: mi trovo in una situazione che mi crea un certo timore psicologico e una condizione di preallarme. Non è ancora successo nulla ma sento che potrei trovarmi in pericolo. Un esempio può essere quando mi trovo di sera in un luogo isolato, poco illuminato o di giorno in un sotterraneo da solo (per esempio un’autorimessa pubblica o privata), oppure se, anche di giorno mi trovo a passare per un quartiere poco conosciuto e poco raccomandabile oppure se con un pretesto qualsiasi vengo avvicinato da qualche persona con fare “sospetto”.

Quando ci si trova in questa situazione, dobbiamo aprire bene gli occhi e stare attenti (ma senza dimostrare paura o tensione), non lasciarci avvicinare troppo, tenere ben strette borse o oggetti personali ed eventualmente avere in mano un mazzo di chiavi, una penna biro, un ombrello o un oggetto con il quale potersi eventualmente difendere. Chi avesse in tasca la bomboletta spray al Peperoncino (vedi mio articolo già pubblicato qualche mese fa sul blog), è bene che la tenga già pronta in mano ma celata nella tasca o nella borsetta. Ovviamente bisogna affrettarsi a lasciare il prima possibile quella situazione e arrivare in un luogo più sicuro.

ROSSO: è la situazione peggiore, il pericolo è palese e siamo di fronte ad una reale situazione di aggressione verbale e fisica. In quasto caso bisogna cercare di mantenere la calma ed eventualmente reagire gridando, chiedendo aiuto, scappando. Se l’aggressore arrivasse alla collutazione (e qui si vede chi ha frequentato un corso di Autodifesa) si deve reagire colpendolo con le mani aperte, con i gomiti, con le ginocchia o con i piedi, a seconda della situazione e del caso. Se la situazione è molto grave, è il momento di estrarre dalla tasca la bomboletta spray al peperoncino ed usarla puntando lo spruzzo al viso dell’aggressore ed allontanandosi nella direzione opposta alla nuvola di gas creata per evitare di inalare il gas diretto all’avversario.

Un’ultima precisazione importante: la valutazione della situazione di rischio Bianca, Verde, Gialla o Rossa, dipende molto dal soggetto ed è quindi molto personale perché dipende dalle condizioni fisiche, psicologiche e mentali di chi la vive. A parità di situazione, per esempio trovandosi in un luogo isolato di notte, un giovane uomo che conosce la zona è in una condizione Verde mentre per una ragazza indifesa e sola che non conosce il posto può essere percepita come Gialla.

Capire in quale condizione di Triage ci si trova in ogni momento è fondamentale per poter vivere in condizioni di maggior sicurezza personale possibile; è da evitare (per quanto possibile) di trovarsi a lungo in situazioni Gialle e soprattutto, qualora dovessi fare determinate attività, dovrei organizzarmi in modo tale da “trasformare” le situazioni da Giallo a Verde. Nell’esempio di prima, a volte è sufficiente parcheggiare l’auto non nel sotterraneo del supermercato ma nel parcheggio in superficie (se ci fosse) oppure cercare la compagnia di una persona amica quando si è costretti a passare per “zone pericolose”.

Chi volesse approfondire questi aspetti sulla Prevenzione e sulla strategia difensiva, può trovare molti casi ed esempi pratici nel mio ebook “Difesa Personale” edito da Bruno Editore.

A Cura di Alberto Barbieri

Autore di “Difesa Personale” e “Battere la Crisi”

lunedì 2 novembre 2009

si puo' guadagnare con i bene mobili ?

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Aste per tutto. Volevo anticipare un’importante iniziativa del Tribunale di Milano, che è stato il primo in tutta Europa a decidere di mettere all’asta online, come fanno su ebay, tutta una serie di beni mobili. Si tratta di una innovazione senza precedenti, ma che sicuramente sarà imitata e seguita dalle altre sezioni dei Tribunali fallimentari.

In cosa consiste? Il Tribunale di Milano sezione fallimentare, di concerto con la Sivag, società concessionaria del Ministero della giustizia per le vendite giudiziarie all’asta, ha creato la prima asta on-line di automobili, sono seguite quelle degli argenti di pregio l’abbigliamento e gli articoli da regalo , beni che sono frutto del fallimento di concessionarie auto, ditte ed aziende varie. Le prime auto nuove e seminuove messe all’asta ,53 modelli di marche differenti, partivano da una base d’asta oltremodo conveniente. Un esempio tra i tanti, una Cadillac SRX 3.6 V.6 Sport Luxury nuova di zecca e super accessoriata base d’asta €.26.000 rispetto ai 42.000 di listino,una Corvette battuta a 45.000€.rispetto al prezzo commerciale di 91.000 € ed i SUV anche essi a metà prezzo. Tra le auto usate una Mercedes 280 SE partiva da 480 €.,una Fiat Punto datata’95 base d’asta €.50.
Queste prime aste on-line sono state a titolo sperimentale, ma hanno avuto talmente successo che faranno da apripista per altre vendite tra le quali i pezzi di arredo di capannoni industriali e sicuramente case box ed immobili vari.

Come si fa a partecipare? La procedura è aperta a chiunque è in rete non importa in quale parte del mondo si trovi. Basta collegarsi al sito del Tribunale di Milano,(www.tribunale.milano.it) oppure al sito della Sivag dove occorre registrarsi (www.sivag.com) e scegliere la sezione vendite on line, dove appariranno le foto ed i prezzi di base che sono stati determinati da un perito del Tribunale. Una volta scelto l’oggetto da acquistare, si versa con carta di credito la cauzione richiesta e si fa l’offerta che è irrevocabile. L’asta resta aperta per 15 giorni e durante questo tempo si può seguire online e fare ulteriori offerte per l’aggiudicazione, dove vincerà il miglior offerente. Nell’ipotesi di aggiudicazione ad altri, la cauzione versata viene restituita.

Mi è sembrato doveroso scrivere quest’articolo per coloro che, come me, da imprenditori o da aspiranti tali, sono sempre alla ricerca di nuove idee per guadagnare. Reputo il sistema molto interessante e sono convinto che presto ci saranno grandi sviluppi al riguardo.
A buon imprenditore poche parole…

Vi saluto e Vi auguro di Guadagnare in “Beni Mobili”

A Cura di Marcello L. Raso
Autore di “Guadagnare in Immobili” e “Enciclopedia degli Immobili”