lunedì 21 settembre 2009

Pubblicita' web 2.0

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Come rendere più efficace e accattivante la tua pubblicità in InternetLa struttura dell’offerta di pubblicità su Internet è in fase di continua evoluzione. Gli attori di questo mercato sono aziende con diversi gradi di specializzazione, sia rispetto ad Internet che al mercato pubblicitario. I principali operatori attivi nel mercato della raccolta pubblicitaria provengono direttamente da settori dei media più tradizionali e in particolare della stampa.

È evidente che il pieno sfruttamento delle potenzialità della pubblicità in rete è una condizione fondamentale per lo sviluppo dell’economia legata ad Internet. Per raggiungere tale obiettivo è necessario conoscere e saper sfruttare in maniera opportuna le diverse strategie di comunicazione basate sulla rete.
# Strategia finalizzata alla notorietà del marchio: Generalmente una campagna di questo tipo consiste nell’inserimento di banner in siti caratterizzati da un alto volume di traffico e con una “targettizzazione” non obbligatoriamente determinata.
# Strategia finalizzata alla generazione delle visite: In questo caso la campagna è concepita per generare traffico su un particolare sito web target.
# Strategia finalizzata al rapporto personale: Vengono classificate in questa categoria tutte le iniziative che hanno lo scopo di creare un rapporto di one to one marketing tra l’azienda e il cliente.
# Strategia finalizzata alla vendita: Questa strategia risulta ottima per tutti i siti web che offrono servizi a pagamento per i clienti.
# Strategia finalizzata alla diffusione di comunità virtuali: Le comunità virtuali sono gruppi di persone che, per motivi professionali, per passioni individuali o per puro divertimento, condividono l’interesse per un determinato argomento, e utilizzano Internet per scambiarsi opinioni, esperienze, scoperte personali, consigli

Nasce così un nuovo modo di considerare il rapporto tra azienda e cliente: questi non è più un soggetto passivo a cui inculcare una determinata convinzione tramite la pubblicità, ma diventa parte attiva, fino ad essere addirittura partner dell’impresa nel processo di progettazione e sviluppo del prodotto.

A Cura di Giovanni Frega
Autore di “La Pubblcità sul Web“

martedì 15 settembre 2009

Superenalotto e amicizie

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Qualche settimana fa ha suscitato una vasta eco la vincita di 148 milioni di euro al Superenalotto nella località di Bagnone, in provincia di Massa Carrara. Una cifra astronomica, che rivoluzionerebbe la vita a chiunque.

Di certo l’ha rivoluzionata anche al fortunato di turno, che adesso si troverà in bilico tra due fuochi: soddisfare i suoi desideri, e mantenere nel contempo l’anonimato, per non finire di nuovo nell’occhio del ciclone.

C’è poi un altro problema che questa persona starà sicuramente affrontando: come comportarsi con gli amici di vecchia data? Raccontare loro la verità, col rischio di attirarsi valanghe di invidia, gelosia e richieste di prestiti, oppure far finta di nulla?

Pur non esistendo regole ferree a questo proposito, non è un mistero che i cambiamenti radicali mettono da sempre a dura prova le amicizie. Di solito, chi non sta affrontando il cambiamento pensa che spetti all’altro tenere vivo il rapporto, mentre chi si trova in una situazione nuova può pensare il contrario.

Confessare di aver vinto così tanti soldi può scatenare nei propri interlocutori la sensazione, più o meno fondata, di abbandono, perché le cose non sono più come prima. Di conseguenza, chi opta per questa scelta dovrebbe sempre misurare le parole quando si confida, se non vuole correre il pericolo di alimentare dolorosi fraintendimenti.

Non solo, ma il neomilionario dovrebbe anche cercare di coinvolgere il più possibile i vecchi amici nella sua nuova vita, privilegiando quello che li univa e li unisce tuttora. Via libera dunque alla condivisione delle antiche passioni, e agli inviti in quei locali che si erano sempre frequentati insieme, affrontando magari qualche disagio in termini di tempo e sforzo pur di rivedersi.

Vietato invece offrire denaro all’amico che ha dei problemi economici, perché lui potrebbe essere molto orgoglioso e offendersi. Meglio sforzarsi di capire in che modo vorrebbe essere aiutato, anche se dice che va tutto bene, e non gli serve niente.

Inoltre, poiché ci vuole sempre parecchio tempo per adattarsi al cambiamento, qualora si stesse lavorando sul proprio nuovo modo di essere e di proporsi a fronte dell’inaspettata vincita (cosa che può rendere più complicato essere dei buoni amici in quel determinato periodo), è meglio parlarne con i diretti interessati.

Resta comunque un dato di fatto: quando la propria condizione si modifica tanto radicalmente, spesso è più facile stringere amicizie ex novo, piuttosto che cercare di adattare le vecchie alla propria nuova identità.

Siete d’accordo?

A Cura di Marina Roveda
Autrice di “Le Regole dell’Amicizia”

giovedì 10 settembre 2009

Migliorare la propria vita lavorativa

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Diamo per scontato che LAUREA non vuol dire LAVORO. Un tempo forse, ora no.

Una volta laureati prima di mettere piede nel mercato del lavoro sono richieste specializzazioni, master, esame di stato ecc… Ma chiunque di voi abbia, come me, abbastanza anni da guardare Sky Retrò con nostalgia (Magnum PI, Arnold, Mork & Mindy ..) ha già superato il problema del primo impiego.

Un lavoro lo abbiamo, bello e brutto che sia, e ce lo teniamo stretto con i tempi che corrono! Nulla vieta di migliorarsi ed impegnarsi per svolgerlo al meglio, per essere più competitivi, per trovare altre risorse e renderlo più produttivo.

Perchè non pensare alla laurea? Come “studenti-lavoratori” possiamo sfruttare alcune agevolazioni:

* Se il vostro datore di lavoro è lo Stato o un Ente Locale o una grossa azienda avete diritto a 150 ore di permessi annui retribuiti più alcuni giorni per sostenere gli esami.

* Alcuni professionisti possono usufruire dei CFU (crediti formativi) che l’Ateneo riconosce alla loro professionalità (=all’atto dell’iscrizione viene assegnato loro un tot di CFU già raggiunti, cioè un tot di esami già dati). Questa opportunità viene data anche ad alcune categorie appartenenti alle forze dell’ordine. Per sapere come, quanti, e quando bisogna contattare direttamente la segreteria.

* A seconda del vostro ISEE potete pagare tasse ridotte, o addirittura non pagarle e usufruire di un assegno borsa-di-studio che non deve essere dichiarato nell’ UNICO e quindi, non è tassato.

* Le tasse universitarie sostenute sono un “onere” da inserire nell’UNICO, al pari delle spese di mutuo o dell’assicurazione sulla vita.

Comunque che siate dipendenti o imprenditori, non può che essere benefico un tuffo nella teoria e nei libri.. Ok alcune materie vi possono far sorridere e penserete “A cosa ***** mi serve studiare questo?” Forse a nulla, ma fa parte del percorso di studio. Invece troverete libri di testo molto interessanti. Leggerete approfondimenti che colmeranno delle lacune; altri vi faranno da ponte per collegare quanto di pratico già conoscete alle teorie di base; poi, sono sicura, leggerete argomenti che proprio vi prenderanno e penserete “Accidenti, ma è troppo forte che questa sia una materia d’esame!”

Io ho avuto una vera e propria folgorazione nell’accostarmi alla Storia Economica. So che già il nome storia non piace a molti di voi ma avete presente a tutto quello i libri ci hanno rifilato fino ad ora? Dall’ Homo Sapiens alla crisi economica che ci sta flagellando è tutto da rivedere. Dal perché delle Crociate, all’investimento nella scoperta del Nuovo Mondo, alle bancarotte ricorrenti nei governi di mezza Europa, all’ascesa economica degli U.SA. durante il primo conflitto mondiale ecc.

Verrebbe da chiedersi perché i giornali e i libri di storia ci raccontano un sacco di stupidaggini: parlano di questioni di principio o alleanze famigliari quando alla base c’è sempre e solo una ragione economica: money, money, money. Ci sono molti volumi interessanti su questa tematica, a me piacciono : “Storia dell’Economia Mondiale, AAVV Editore Laterza – 6 volumi”. Sono un po’ cari ma ci sono moltissime tavole illustrate al loro interno.
Buona giornata!!

A Cura di Raffaella Fenoglio,
Autrice di “Laurearsi a Tutte le Età”

lunedì 7 settembre 2009

Produrre utili con poca liquidita'

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Nell’esercizio della mia professione di dottore commercialista mi capita spesso di incontrare imprenditori che non riescono a capacitarsi del fatto che la loro azienda presenta bilanci con utili brillanti ma la liquidità scarseggia. Questo capita frequentemente, più di quanto si possa immaginare.

Innanzitutto la cosa più difficile è fare comprendere all’imprenditore che in economia aziendale con il termine “utile” si intende la crescita del patrimonio e non la creazione di liquidità. In altri termini vi è una sostanziale differenza tra utile e liquidità.

Per farlo comprendere presento un prospetto in cui indico i valori di inizio e di fine esercizio di tutte le attività e passività, indico in una terza colonna le differenze con i relativi segni algebrici (+) o (-), sommo algebricamente le differenze ed il risultato finale è esattamente uguale all’utile.

A questo punto inizio a spiegare che il capitale può essere cresciuto perché sono aumentati i crediti che devono ancora essere incassati, oppure perché sono aumentate le rimanenze di magazzino che devono ancora essere vendute, oppure perché sono diminuiti i debiti che hanno sottratto liquidità e così via.

Solitamente l’imprenditore dopo l’analisi delle variazioni patrimoniali inizia a comprendere che vi può essere l’utile, a volte anche consistente, ma senza liquidità; viceversa vi può altresì essere una perdita (riduzione di patrimonio) con una leggera liquidità in aumento rispetto all’inizio dell’esercizio.

Dopo aver preso coscienza che esiste un aspetto economico, uno finanziario ed uno patrimoniale, risulta assai facile compiere il passo successivo: tutti e tre gli aspetti devono essere tenuti in debita considerazione e si influenzano a vicenda. Non basta produrre utili se poi viene a mancare la liquidità che consente all’azienda di muoversi.

Si può morire di fame ma anche di indigestione. Intendo dire che uno sviluppo rapido ed eccessivo dell’attività aziendale se non programmato ed analizzato in tutti i suoi aspetti può portare ad una crisi finanziaria dell’impresa. Occorre pertanto una programmazione dello sviluppo aziendale ed un costante controllo di quanto programmato.

A Cura di Antonio Schirripa,
Autore di “Il Check Up Aziendale”