sabato 17 luglio 2010

Enneagramma

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

L’enneagramma è un metodo semplice e facile per schematizzare la personalità di chiunque e riuscire, quindi, a mettersi in sintonia anche con perfetti sconosciuti. Sono solo 9 le tipologie cui bisogna riferirsi, tutte complete di un proprio comportamento di base, linee guida e sistema di valori.

I 9 modelli presentati sono variabili, ma si rifanno a schemi fissi di riferimento. Tramite questi, in pochi secondi è possibile avere una traccia su chi ci troviamo davanti. I sistemi per ottenere il corretto “enneatipo” (come si definisce nell’enneagramma) sono numerosissimi. Facciamo un esempio e vediamo subito come creare argomenti interessanti.

Uno dei test più semplici è quello dell’aspetto e dell’atteggiamento con il cibo: infatti tutti noi in questa attività necessaria mostriamo noi stessi. C’è chi è spavaldo, chi è affrettato, chi si gusta ogni portata, chi non ha molto interesse per il cibo, chi scherza a tavola, chi è riservato. Tutti questi modi di fare sono tipici di ogni enneatipo, e in quanto tali possiamo riferirli a un modello da seguire.

Il famoso “test del ristorante”:
Tipo 1 il Perfezionista: “mi porti il piatto della casa, ma non troppo cotto, e senza salse piccanti. Aggiunga a parte della maionese, ma di quella light”. (sa cosa vuole, e come lo vuole. È molto preciso e pignolo!)
Tipo 2 l’Altruista: “lo stesso che ordina il mio amico!” (gli piace far parte del gruppo ed evitare di stonare con gli altri)
Tipo 3 il Manager: “aragosta con crema di tartufi, e in fretta. Il tempo è denaro”. (ama dimostrare quanto vale e che può ottenere quel che vuole)
Tipo 4 il Romantico Tragico: “oggi mi sento molto malinconico… spaghetti semplici, come li faceva mia mamma…” (è portato a seguire i suoi sentimenti più che la sua testa)
Tipo 5 l’Eremita: “una cosa semplice e poco costosa”. (detesta spendere soldi inutilmente, e il cibo non lo affascina molto)
Tipo 6 lo Scettico: “com’è la frutta? Di stagione? Ma è da orto biologico? Non è che mi rifila quella del supermercato, mi raccomando!” (non si fida mai di nessuno)
Tipo 7 l’Epicureo: “cosa mi consiglia lo chef? Perfetto, ci aggiunga un buon vino!” (adora mangiare e bere, e non gli importa di altro: vive il presente)
Tipo 8 il Boss: “champagne, offro io per tutti!” (vuol sempre dimostrare di comandare e di decidere per tutti)
Tipo 9 il Diplomatico: “cosa c’è di pronto? Mi piacerebbe il riso, ma chiede molto tempo, non vorrei disturbare il cuoco” (preferisce assecondare gli altri che imporre i propri gusti)

Ovviamente, ci sono eccezioni allo schema. Si tratta appunto di linee guida, da seguire nella maggior parte dei casi, ma presentano sempre delle piccole variazioni dovute all’esperienza e all’educazione personale. Ci saranno tipi 3 che vogliono festeggiare, e si comporteranno come 8 o 7. O tipi 1 che hanno avuto una brutta giornata, e ordineranno come dei 4. Ma nella maggior parte dei casi, tutti seguono uno schema ben studiato.

Il nostro cervello è molto efficiente, e uno schema è facile da seguire sempre. Per questo l’enneagramma è automatico, quel che serve è un minimo di pratica, e renderà i rapporti con gli altri molto più efficaci e divertenti.

A cura di Antonio Meridda
Autore di Enneagramma per Tutti

sabato 26 giugno 2010

Notorietà on line

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Tra i molteplici modi di usare i motori di ricerca, Google in primis, diverse funzioni consentono di realizzare interessanti verifiche, in chiave di marketing e di posizionamento online.

Vi siete mai domandati se il vostro nominativo (comprensivo di nome e cognome) è particolarmente diffuso in rete?

Qualcuno penserà che sia sufficiente digitare il proprio nome e cognome nella funzione di ricerca di un motore, come Google, per verificare il numero di pagine che, on line, vengono trovate.

Vero, ma questo non consente ancora di rispondere alla seguente domanda:
ma il mio nominativo, rispetto ad altri, quanto è diffuso?

Ovvio che la risposta a un tale test rappresenta una verifica importante, soprattutto per coloro che hanno, come obiettivo, un certo posizionamento del proprio nominativo, un certo brand, quindi, online.

La risposta è semplice: digitate il vostro nome (con l’avvertenza che, se avete un nome composto, dovete separarlo nelle sue componenti, ad esempio nel mio caso non digiterò gianpiero, ma gian piero) e fatelo seguire non dal vostro cognome, ma dalla sua iniziale.
(Nel mio caso, ad esempio, gian piero t).

La funzione di completamento automatico di Google elenca, quindi, i vari nominativi, mettendoli in ordine di maggior numero di pagine trovate. Se, quindi, digitando il vostro nome, seguito dall’iniziale del vostro cognome, figurate ai primi posti, allora avete un ottimo posizionamento.

Nel mio caso, ho fatto la piacevole scoperta di trovarmi al secondo posto, quello che mi pare un ottimo risultato, soprattutto se uno, come il sottoscritto, non ha mai avuto un proprio sito/blog, e colgo quindi l’occasione di ringraziare tutti coloro che mi hanno dedicato qualche pagina on line, a partire dagli affiliati della Bruno Editore.

Con l’occasione ricordo anche l’importate iniziativa “vota l’ebook”, ringraziando tutti coloro che hanno espresso, sino ad ora, un così lusinghiero voto sul mio ebook, Progetto Azienda, e sulle altre mie pubblicazioni, liberamente scaricabili dalla pagina free, e che ben volentieri ho reso disponibili, secondo la mia politica di offerta gratuita di contenuti online.

Ancora un grazie, di cuore, a tutti!

A cura di Gian Piero Turletti
Autore di Progetto Azienda

sabato 12 giugno 2010

9 ebook a soli 9 euro

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Ciao ragazzi! No, il caldo non ci ha dato alla testa, e no… non siamo in vena di scherzi: quello che annuncia il titolo è veramente ciò che accadrà nelle prossime nove settimane e mezzo!

Ogni settimana vi offriremo un ebook, scelto tra i più amati del nostro catalogo, a un prezzo irresistibile, solo 9 euro. Potrete averlo al costo promozionale dal venerdì fino al giovedì successivo e poi.. passare al nuovo ebook che vi proporremo.

Quali sono i titoli? Lo scoprirete visitando il nostro sito nella sezione News e soprattutto, tenendo d’occhio le nostre Newsletter (iscriviti se non lo sei già!). Abbiamo deciso, infatti, di mantenere il totale riserbo sui nove titoli selezionati così da… aumentare la temperatura dell’attesa.

Con l’estate cresce il tempo del relax e dello svago e leggere è più invitante per tutti! Lo sapete che i nostri ebook possono essere letti su tutti i lettori del mondo, vero? (iPad compreso!)

E poi, l’ebook è la moda del momento e magari sotto l’ombrellone, oltre al vostro nuovo bikini o ai vostri nuovi occhiali da sole, sfoggerete il vostro nuovo ebook reader… e allora perchè non “riempirlo” di materiali di qualità come gli ebook Bruno Editore?

Gli ebook reader in circolazione sono sempre di più e i lettori cercano ebook a prezzi più raggiungibili… 9 ebook a 9 euro sono la nostra idea per coinvolgere nuovi lettori e promuovere i temi della formazione a noi cari.

E allora, cogliete al volo le nostre offerte e avrete le nove e settimane e mezzo più eccitanti dell’estate, almeno dal punto di vista della lettura!

A VENERDì 18 GIUGNO con il primo ebook a 9 euro…

A cura di Giacomo Bruno & Viviana Grunert

lunedì 31 maggio 2010

Rendere la logistica efficente

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Fino a pochi anni fa il campo della logistica era considerato un “fratello minore” nella famiglia delle cosiddette Operations Aziendali. Al loro interno, infatti, avevano maggiore risalto le attività di produzione, di acquisto delle materie prime e dei semilavorati, addirittura i cosiddetti Servizi Generali.

La parte del processo distributivo di magazzinaggio, preparazione degli ordini e consegna finale veniva considerata un costo necessario e non un’opportunità per fornire valore aggiunto ai beni oggetto della catena distributiva.

Ci si è poi resi conto che in realtà, nel processo di vendita, la parte di gestione e consegna dei prodotti ai consumatori finali, o ai punti vendita a diretto contatto col pubblico, può arrivare a rappresentare un grande vantaggio competitivo per l’azienda: essere presenti al consumo tempestivamente e con un’ampia gamma di prodotti è un ottimo modo di conquistare quote di mercato.

Ma come è possibile ottenere valore aggiunto dalla logistica e raggiungere livelli di servizio e di costo ottimali per la propria azienda? La risposta sta in due parole, che rappresentano gli obiettivi primari del logistico: efficacia ed efficienza.

Anzi, la definizione fondamentale della logistica moderna può essere sintetizzata in questa frase: la logistica rappresenta la gestione del flusso di merci dal produttore al consumatore finale, che comprende fasi di movimento (trasporto), di attesa (stoccaggio) e di manipolazione (allestimento ordini), e nella quale ogni fase deve tendere alla massima efficacia (raggiungimento del livello di servizio) ed efficienza (minimizzazione dei costi) globali.

Dunque risulta fondamentale, per intervenire su efficacia ed efficienza, individuare le diverse fasi operative in cui si divide la logistica, evidenziando per ognuna di esse i funzionamenti interni e le relazioni reciproche con le altre fasi operative. Si crea in questo modo una griglia schematica delle attività e delle sotto-attività, per ognuna delle quali diviene possibile individuare gli attributi di efficacia ed efficienza.

Cosa si intende, nello specifico, per efficacia?
Si intende la capacità di svolgere, da parte della logistica, un servizio “efficace”, ossia in grado di soddisfare le richieste delle fasi più a valle nella catena logistica. Degli esempi chiariscono più di tutto: indicatori di efficacia possono essere: evadere il 100% degli ordinativi, avere lo 0% degli errori di spedizione, caricare e scaricare tutti gli automezzi entro le finestre orarie previste, consegnare ai clienti entro le date (o gli orari) pattuiti.

Sono indicatori che rendono ragione di quanto una logistica si avvicini a ciò che l’azienda e il mercato vogliono da essa. Possono essere svariati, e ogni azienda deve individuare e misurare gli indicatori più significativi per la sua attività e il suo mercato.

E cosa si intende per efficienza?
Parlando di efficacia abbiamo visto che si considera solo il risultato ottenuto, trascurando “lo sforzo” con cui lo stesso si ottiene. La misurazione di quest’ultimo fornisce l’efficienza, che in ultima analisi si traduce in una misura dei costi unitari che si sostengono per ottenere i risultati detti.

Esempi di indicatori di efficienza possono essere: la produttività del magazzino, i costi unitari di trasporto, i costi unitari di gestione dell’unità di merce. Sono quindi indicatori che misurano “quanto si spende” in termini di risorse per fornire il servizio logistico.

Rendere più efficiente la logistica di un’azienda consiste nell’analizzare tutti gli indicatori di efficacia ed efficienza, nello sviluppare un’analisi costi-benefici che leghi servizio e risorse impiegate e infine nell’elaborare una strategia di intervento che permetta di non ridurre il livello di servizio, abbassando invece i costi unitari.

Questa strategia può comprendere diverse azioni e impattare su: infrastrutture, automazione, mezzi di movimentazione, gestione dei turni di lavoro, disegno della rete di trasporti, gestione delle scorte. Ogni azione può avere reazioni su altre fasi della stessa catena logistica, che vanno sempre individuate e opportunamente valutate all’interno dell’analisi costi-benefici.

A cura di Andrea Cattaneo
Autore di Logistica Efficiente

mercoledì 12 maggio 2010

Creare nuovi oggetti

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Come indico nella mia guida “Creare oggetti di design” per riuscire a creare un oggetto, ma in genere per creare qualsiasi cosa nella vita, è necessario disporre di una certa quantità di attenzione libera.

Molti si chiederanno cosa c’entri l’attenzione con la creatività. Per capire di cosa parlo provate per un attimo a paragonare la vostra attenzione alla RAM di un computer. Più RAM possiede il vostro computer più programmi siete in grado di aprire contemporaneamente.

Se cercaste di aprire un ennesimo programma oltre questo limite, il sistema vi avvertirebbe che la RAM disponibile è terminata o quanto meno tutti i programmi risulterebbero molto rallentati.

Quindi più attenzione libera avete più cose potete gestire contemporaneamente.

Provate adesso a paragonare i programmi aperti nel vostro computer ai pensieri che “abitano” la vostra mente come se questa fosse un condominio dove un grande flusso di persone entra ed esce e delle quali spesso non siete neanche consapevoli né della loro esistenza né della loro attività.

Più pensieri avete, di qualsiasi tipo, più la vostra mente sarà occupata a gestirli esattamente come i programmi attivi di un computer.

Fatta cento tutta l’attenzione in vostro possesso, quella libera è quella che vi rimane non ancora impegnata in pensieri; ed è con questa che voi create.

Tutto richiede attenzione: svegliarsi la mattina, alzarsi, mangiare, decidere di andare a lavorare, impegnarsi nel lavoro, dormire, avere amici, un partner, dire una bugia, essere integri o no.

Le persone che esauriscono la loro attenzione a causa di problemi o pensieri negativi, che quindi assorbono energia, vanno velocemente verso la depressione. E più si deprimono più consumano l’attenzione libera rimasta dirigendosi velocemente verso la malattia.

Per creare qualcosa a un certo livello non solo è necessario avere una sufficiente quantità di attenzione libera ma è indispensabile che la sua qualità sia eccellente.

Una volta certi di disporre di attenzione libera è necessario verificare se riuscirete a dirigerla dove volete; inutile averla se poi non riuscite a controllarla. Un po’ come la pubblicità di quel pneumatico il cui slogan è: ”La potenza è nulla senza controllo”.

Un primo piccolo, ma efficace, esercizio vi aiuterà a verificare a che punto siete con la gestione della vostra attenzione è il seguente: “scegli un oggetto immobile e dirigi su di esso l’attenzione (esaminalo) per un intervallo di due minuti.

Ogni qualvolta che l’attenzione divaga, riportala sull’oggetto. L’esercizio può essere svolto in gruppo o con una guida che tiene conto del tempo”.

Fatelo una seconda volta e alla fine cercate di capire se è cambiato qualcosa dalla prima volta che avete fatto l’esercizio.

Diciamo che la vostra capacità di gestire l’attenzione è di buona qualità se durante l’esercizio non avete pensato a null’altro che all’oggetto che avete scelto. (Questo esercizio fa parte del libro RiEmergered – Tecniche per esplorare la coscienza di Harry Palmer).

Quindi la vostra creatività è in qualche modo funzione della quantità di attenzione libera che avete a disposizione ma anche della vostra capacità di dirigerla sul tema che volete sviluppare sia esso un oggetto di design che su un qualsiasi altro tema della vostra vita.

Iniziate a liberare l’attenzione fissa e scoprirete che presto la vostra mente volerà in dimensioni che prima non pensavate neanche che esistessero. Del “come” parleremo in seguito.

Buon lavoro a tutti!

A cura di Francesco Filippi
Autore di Creare Oggetti di Design

lunedì 26 aprile 2010

Ringiovanire

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Di notte la ghiandola pineale secerne melatonina ma con l’avanzare dell’età la produzione diminuisce.

Il risultato è che l’organismo interpreta questo calo come l’ordine di invecchiare.

Il miracolo della melatonina è in realtà un programma di ricerca scientifica che dura da oltre quarant’anni e che permette di affermare che il processo di invecchiamento, ritenuto ineluttabile, è scientificamente reversibile.

L’evento apparentemente inarrestabile dell’invecchiamento non è per niente misterioso, una volta che ci si sia impadroniti del meccanismo che lo sottende.

Contrastare l’invecchiamento si può, quindi; così come è possibile risolvere alcune fra le più gravi e disastrose patologie dei nostri tempi.

In realtà, non esiste una cura diversa per ogni patologia ma, viceversa, la ragione intrinseca della guarigione a tutti i livelli è sempre ed esclusivamente una sola: la risincronizzazione dei ritmi ormonali.

Ma come si fa a raggiungere questo scopo?

Uno dei modi per mantenersi in buona salute è appunto l’assunzione giornaliera di una semplicissima molecola naturale che si chiama melatonina.

Ne bastano pochissimi milligrammi (3 al massimo) per garantirsi non soltanto una buona salute ma anche una vita di relazione entusiasmante per lunghi anni.

A cura di Peppino Zappulla
Autore con Walter Pierpaoli di L’Orologio della Vita

giovedì 22 aprile 2010

Argomenti efficaci per BLOG

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Cosa vuol dire trovare argomenti efficaci su internet? Dal mio punto di vista un argomento è efficace su internet quando ha un mercato online, ossia è interessante, affascinante e ricercato dai navigatori di internet.

Ad esempio, vuoi creare un blog sull’allevamento dei cani, come fai a sapere se chi naviga su internet è interessato a quest’argomento?

Ecco le 7 tecniche “MUST” che devi applicare:

1. Vai su Google e scrivi “allevamento cani forum”: i forum sono l’espressione più importante dell’interesse dei navigatori per un determinato settore. Si creano grandi comunità e un gran seguito di persone che si aggregano iscrivendosi ai forum. La cosa più importante da notare in un forum è il numero d’iscritti e il numero di visite per ogni singolo post. Un numero più elevato indica un maggior interesse per l’argomento da parte degli utenti.

2. Fai la stessa cosa per i blog, quindi scrivi su Google “allevamento dei cani blog”. Trova i blog su quest’argomento e controlla il numero di commenti per ciascun articolo. Un altro strumento molto efficace sono le directory di blog. BlogItalia è la directory più popolata di blog italiani, vai sulla casella di ricerca presente sul sito e inserisci il tuo argomento.

3. Un’altra risorsa sono i gruppi di Google e, ultimamente, i gruppi su Facebook. Vai su Google e scrivi “allevamento dei cani gruppi”, controlla le discussioni e il numero di partecipanti.

4. Analizza gli articoli presenti nei siti di article marketing. Basta inserire “article marketing” su Google e troverai decine di questi siti. Vai sulle categorie e cerca il tuo argomento e i relativi articoli.

5. Vai su Youtube e studiati i video presenti per il tuo argomento. Scrivi “allevamento dei cani” su Youtube, controlla il numero di visualizzazioni, è molto importante. Il numero di visualizzazioni ti da un’idea dell’interesse dei navigatori per quell’argomento.

6. Scrivi su Google “allevamento di cani”, controlla la presenza degli annunci di Google. Più annunci sono visualizzati e più l’argomento non solo è ricercato, ma è anche profittevole. Ricorda più concorrenti più opportunità di guadagno. Questo è un aspetto importantissimo se vuoi imbastire sul tuo blog una vera attività economica, vendendo i tuoi prodotti/servizi.

7. Ultimo ma non meno importante: analizza il traffico dei forum e dei blog che parlano del tuo argomento. Vai sul sito di Alexa Rank, digita l’indirizzo e ti sarà restituito un valore approssimativo. Più il valore sarà elevato, minor traffico riceverà il sito.

Orientativamente, se il valore è vicino o inferiore a 30.000, molto probabilmente quel forum o quel blog riceverà migliaia di visite giornaliere. Questo vuol dire che ci sono migliaia di persone che ogni giorno ricercano il tuo argomento su internet e soprattutto ne sono interessate e affascinate.

A cura di Emanuele Papalia
Autore di Blog Business

lunedì 12 aprile 2010

Blocco Creativo

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Ciò che ti propongo ti potrà apparire piuttosto curioso, ma ti posso assicurare che è molto utile.

Ci sono momenti nei quali paure, ansie, dubbi… imprigionano la creatività, fino a provocare dei veri e propri blocchi.

La creatività è fondamentale nella vita di tutti i giorni, nelle scelte che quotidianamente facciamo, nelle faccende che sbrighiamo, nelle problematiche che affrontiamo: ne abbiamo sempre bisogno.

Se poi siamo degli artisti (e ognuno di noi, nel proprio campo di competenza può esserlo), saremo ancora più esposti di altri al rischio di uno stallo della nostra creatività.

Generalmente, in questi casi, ciò che risulta veramente decisivo è cambiare il punto di osservazione.

Se continuo a guardare il problema dallo stesso punto, il risultato sarà inevitabilmente questo: gli stessi pensieri, le stesse immagini, le stesse sensazioni…, ergo, le stesse azioni, che non potranno mai produrre nulla di diverso da ciò che hanno prodotto sino a quel momento.

Pertanto, se voglio cambiare i risultati, devo necessariamente cambiare strategia, modi di pensare e agire.

Purtroppo questo mutamento può risultare tutt’altro che facile, anche perché possiamo incontrare una serie di resistenze interne: scarsa motivazione, poco coraggio, scoramento…

Ci serve un qualcosa che ci aiuti a creare un momento di distacco dal problema, per questo ciò che ti suggerisco è un espediente, un semplice esercizio che, senza sforzo, ti permette, metaforicamente parlando, di salire sul tavolo e guardare l’ambiente da una prospettiva diversa.

Prendi due sedie e mettile una di fronte all’altra. Poi (e poni molta attenzione a questa fase) identifica le due sedie, nel senso: su una ti siederai Tu, sull’altra di fronte, il tuo “creativity coach”… chi è il tuo “creativity coach”? Sei sempre TU!

È curioso, lo so, l’ho detto subito, ma non è poi così folle: noi dialoghiamo costantemente con noi stessi.

Pertanto siediti sulla sedia del TU “artista” e trova il coraggio di esprimere al tuo coach di fronte qual è la tua difficoltà; per esempio:

* non riesco a scrivere l’ultimo pezzo del mio lavoro discografico
* non riesco a terminare il libro che sto scrivendo
* ho dei dubbi circa le mie capacità espressive
* mi sento profondamente annoiato/a
* …

Adesso siediti sulla sedia di fronte ed esercita il ruolo di coach. Prendiamo un esempio:

«Non riesco a terminare il libro che sto scrivendo».

«Cosa te lo impedisce?», torna immediatamente sulla sedia di fronte e rispondi alla domanda e così via…

Bada bene: l’obiettivo da tenere presente non è quello di sviscerare il problema: non si tratta di improvvisarsi psicologi! Bensì è quello di adottare delle strategie nuove e utili, oppure un cambiamento verso una direzione più funzionale rispetto agli obiettivi, o ancora, riprendere il percorso nella stessa direzione di prima con rinnovato vigore.

Per questo motivo, l’accorgimento da considerare con attenzione è che la domanda che il TU “coach” non deve mai porre al TU “artista” è: PERCHE’.

Perché è una domanda molto complessa, la cui risposta lo è ancor di più, il che potrebbe condurti in un viaggio introspettivo insidioso, che sarebbe forse meglio compiere con un’assistenza psicologica.

La bella notizia è che ai fini del risultato non hai bisogno di rispondere a questa domanda. Pertanto il tuo coach potrà chiederti: «Come ti senti?» e, subito dopo, «Cosa potresti fare per stare meglio?»; ma NON: «perché ti senti così?».

Segui questo semplice accorgimento e sono sicuro che troverai l’esperienza più che positiva ai fini del risultato.

Dai vita al tuo coach interiore e raccontami la tua esperienza.

A cura di Giuseppe Deliso
Autore di Essere Proattivi

lunedì 29 marzo 2010

Linguaggio ANALOGICO

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Che cosa rende comunicabile un messaggio, un’idea, un progetto? La voce, le parole, direte voi. Giusto, ma non solo.

Le parole, strutturate logicamente in una frase, veicolano una notizia, un’informazione, una comunicazione verbale, ma non sono sufficienti, se con esse volete anche convincere il vostro interlocutore della bontà del vostro messaggio.

C’è la necessità di rendere congruente al vostro linguaggio articolato, i ritmi, i toni di voce per dare mordente, espressività a ciò che dite. È indispensabile, in altre parole, che impariate a modulare la vostra voce in modo da non essere monotoni e monocordi con il rischio, in questo caso, che la vostra voce diventi anestetizzante e conduca il vostro ascoltatore nel tritacarne della noia.

Prendete ad esempio una barzelletta come questa:

Un signore assiste ad una partita di calcio. È un vero sportivo. Assiste alle azioni che si svolgono ora nell’una ora nell’altra area senza lasciarsi coinvolgere dal tifo. Il tizio che gli sta accanto è l’opposto. È paonazzo, accaldato, sembra che gli prenda un infarto ad ogni azione della squadra avversaria.

Ad un tratto strilla indignato, quando l’arbitro assegna un rigore: “Arbitro, sei ciecato! Lu pallone ha preso, lu pallone!”

Piuttosto seccato l’uomo distinto lo corregge a mezza bocca: “Il pallone, si dice il pallone”.

Qualche minuto dopo, mentre l’azione si svolge nell’area avversaria, il tifoso reclama a sua volta la massima punizione: “Arbitro, rigore! Ha preso lu piede… lu piede!”

E il signore distinto mormora seccato, correggendolo: “Il piede, si dice il piede”.

Tra il primo e il secondo tempo gli animi si sono placati e il signore distinto ne approfitta per presentarsi: “Mi chiamo Giacomo e lei?”

“Il ciano” risponde l’altro in modo sibillino.

“Come… il ciano?”

“ Per la verità mi chiamerei Luciano, ma se lo dico lei s’incazza….!”

Se possedete un minimo di senso dell’umorismo, immaginandovi la scena, vi sarà scappato almeno un mezzo sorriso nel leggere questa barzelletta.

Bene, adesso vi domando: sareste in grado di ripeterla ad un gruppo di ascoltatori? Forse davanti ad un familiare o agli amici, non avreste alcun timore. Di fronte ad un pubblico d’estranei, soprattutto se non siete esibizionisti, avreste delle difficoltà.

Perché, secondo voi? Certamente a causa di un attacco d’ansia strettamente collegato al timore di mettervi in gioco davanti ad un pubblico. Lasciamo da parte l’ansia da prestazione, non è questo l’argomento dell’articolo.

Analizziamo, invece, la vera difficoltà di comunicazione cui andreste incontro senza alcuna preparazione in merito.

Se ci pensate bene, la barzelletta rappresenta un banco di prova non indifferente per una comunicazione efficace. Raccoglie in sé i tre livelli della comunicazione: verbale, paraverbale e non verbale e se non sei in grado di raccontarla in modo coordinato e congruente, dubito che raggiungeresti il risultato auspicato, vale a dire quello di far ridere.

Ammetterete che il contenuto della barzelletta appena letta è di per se stesso divertente, ma quanti sono coloro che, pur disponendo di una battuta esilarante, riescono a rovinarne l’effetto sbagliando tempi e ritmi?

Ecco che proprio nella barzelletta l’aspetto più importante, immediatamente recepito dall’ascoltatore, è quello paralinguistico, fatto di toni, pause, accelerazioni, decelerazioni, volumi, ritmo, colore. Non meno importante, nella comunicazione, è l’aspetto analogico, fatto di mimica, gestualità, postura.

Spesso il linguaggio del corpo, anche senza il condimento delle parole, basta a rendere chiaro un messaggio. Nel prossimo articolo vedremo qualche esempio e parleremo più approfonditamente di questo aspetto.

A cura di Alberto Lori
Autore di Parla Come Mangi, Dalla PNL alla Quantistica, L’Arte della Comunicazione e altri ebook

mercoledì 24 marzo 2010

Trading sul forex

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net


Sta diventando una vera e propria mania.
Ovunque navighi su internet, ecco puntuale una pubblicità di un broker che offre la propria piattaforma di negoziazione in valute a condizioni imbattibili.

E non serve disporre di grossi capitali per iniziare, perché il Forex Spot (Foreign Exchange Market, cioè mercato internazionale delle valute cash) funziona con il meccanismo del margine: depositi 1 e muovi fino a 200, 400 o, perché no, 1000, a seconda della leva che ti offre il broker presso il quale hai aperto il conto.

Non si pagano commissioni, né addirittura tasse sui guadagni ottenuti (i broker in valute non sono sostituti d’imposta, ma in ogni caso è meglio sempre consultarsi con un buon commercialista). Molti broker permettono di iniziare anche con poche decine di euro ed ecco così confezionato il pacchetto più invitante per i neofiti del trading, creando al contempo le condizioni per un vero e proprio boom di apertura dei conti trading sul Forex.

Io la chiamo la “battaglia per il Forex”, dove i broker combattono per accaparrarsi più clienti possibili offrendo spesso anche dei bonus monetari di decine di euro.

Tutto bene fin qui. Se non altro gli intermediari in valute mettono a disposizione del retail trader una serie di strumenti utili per guadagnare denaro rischiando teoricamente poco (se deposito 500 euro, questo sarà il mio massimo rischio o se vogliamo anche meno perché i broker non permettono di spingersi al di sotto del deposito iniziale attraverso la cosiddetta margin call, cioè la chiamata al ripristino del margine iniziale prima che si azzeri).

Conoscere le modalità di immissione degli ordini, però, non basta per avere successo sul “mercato dei mercati”. Occorre una notevole preparazione principalmente sotto due aspetti:

- tattico-organizzativo

- tecnico-fondamentale

Nel primo caso, occorre regolarsi bene con un mercato aperto 24 ore al giorno. Bisogna capire in quali fasce orarie aumentare l’intensità del proprio trading e come strutturare un piano di medio periodo, nel quale inserire i propri obiettivi finanziari attraverso il raggiungimento di sotto-obiettivi che preferisco classificare in tre modi:

Affari di tipo 1: sono indicati per i neofiti e per coloro che iniziano con capitali inferiori o uguali ai 1000 euro. E’ necessario limitare l’utilizzo della leva, lavorando principalmente con i mini-lotti che permettono di esporsi sul mercato con rischi molto bassi. Consiglio di lavorare (dopo un periodo di “demo” di un paio di settimane) con due contratti dal valore di un 1/10 del contratto standard (ad esempio, 10.000 Eur/Usd). Bisogna fissarsi un obiettivo monetario ragionevole in un orizzonte temporale che può variare dai 3 ai 6 mesi. Solo quando viene raggiunto, si può passare alla seconda categoria di affari.

Affari di tipo 2:è il secondo step per quei trader che hanno iniziato a guadagnare con una certa frequenza. Consiste nell’aumentare il numero di contratti da due da 10.000 a due da 20.000. Anche qui bisogna fissare un target nel giro di 3-6 mesi, prima di poter passare all’ultima categoria di affari.

Affari di tipo 3: chi arriva fin qui vuol dire che sta facendo un ottimo lavoro. Si passa da due contratti da 20.000 a due contratti da 30.000. E’ molto probabile che la pressione psicologica possa aumentare, ma si tratta di un passo necessario per la propria crescita, utile per regolare il proprio “termostato della ricchezza”.

Durante questi mesi passati a lavorare sugli affari di tipo 1, 2 e 3, si accumulerà uno storico delle operazioni effettuate che consentirà di passare a nuovi livelli di difficoltà, dove si potrà aumentare il numero di contratti, magari facendo leva su alcune formule di money management dei più famosi trader americani (da Ralph Vince a Larry Williams), elencate all’interno del mio nuovo ebook Trading nel Forex.

Anche gli aspetti tecnico-fondamentali del Forex sono ampiamente contenuti nel mio ebook, dove ho inserito molte strategie per lavorare su diversi time frame (dal grafico a 5 minuti ai grafici orario e a 240 minuti): dai breakout seguendo la price action ai pullback su supporti e resistenze dinamiche, fino alle tecniche di inversione di Joe Ross.

Trading nel Forex è un progetto nato qualche mese fa che prenderà il via il 24 marzo con l’obiettivo di supportare la crescita dei “piccoli” trader (ma anche di quelli più navigati già impegnati su altre asset class) in un settore ricco di opportunità ma che va affrontato con la giusta preparazione sia tecnica che mentale.

A cura di Nicola D’Antuono
Autore di Trading A Capitali Ridotti e Trading nel Forex

lunedì 15 marzo 2010

Ristrutturare un rustico

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Ristrutturare un rustico è un’operazione immobiliare che spesso trascende l’imprenditorialità. Si tratta in effetti di una vera e propria passione, per certi versi anche di una moda.

Per molte persone rappresenta la realizzazione di un sogno che attendeva nel cassetto da molti anni, la concretizzazione del desiderio di vivere in un luogo tranquillo e bucolico, lontano dal frenetico mondo moderno, in un’abitazione che conserva una matrice contadina riorganizzata e ristrutturata per fornire un elevato comfort abitativo.

Io stesso, in passato, mi sono dilettato in questo lavoro-passione traendo molta soddisfazione da tale attività e immagazzinando un notevole bagaglio di conoscenze necessarie a svolgerla, tanto che mi sono ripromesso di scrivere un manuale dedicato non appena ne avessi trovato il tempo.

E’ ben tener presente che si tratta di una ristrutturazione in genere abbastanza complessa e costosa, e che conviene valutare in anticipo con molta ponderazione per evitare che l’entusiasmo, indubbio, porti a sottovalutare l’impegno finanziario necessario.

E’ fondamentale, al fine di non immagazzinare il proprio denaro in un immobile che nel futuro risulti difficilmente rivendibile, valutare diversi fattori:

· La grandezza: la misura deve essere quella necessaria a sviluppare un’abitazione di dimensioni medio grandi. Evitate di innamorarvi di rustici-stanza, si riveleranno scomodi ed inutili, ma scartate anche quelli troppo grandi, utili solo a chi ha intenzione di svolgere l’attività alberghiera. Non ipotizzate nemmeno la realizzazione di un rustico-bifamiliare, non soddisferà l’esigenza di riservatezza propria di questo genere di abitazioni.

· La tipicità: è importante che un rustico presenti uno stile omogeneo al luogo dove si trova, o che sia modificabile secondo questo principio, per esempio quando si tratta di un immobile dei primi ‘900, in genere privato dei tipici elementi architettonici. In Italia esistono moltissimi tipi di rustici che variano a seconda della provincia e del distretto di appartenenza, ed è bene conservare e riprendere questa tipicità. E’ possibile anche costruire un rustico inesistente, utilizzando materiale di recupero, l’importante è non mescolare luoghi e stili non pertinenti.

· La distanza e la raggiungibilità: certi rustici si trovano in aree servite da strade non sempre praticabili, oppure estremamente distanti dai servizi. L’idea può sembrare affascinante ma va tenuto presente che il loro valore è notevolmente deprezzato, salvo casi particolari come molte zone della Toscana.

· Lo stato della struttura: se la struttura del rustico è troppo deteriorata il costo sale moltissimo, tanto che risulterebbe più economico lo smontaggio dei componenti utili e l’abbattimento. Ma questa operazione è chiaramente vietata per gli immobili antichi, e quindi vi potreste trovare costretti dalla legge a dover ristrutturare una struttura non ristrutturabile, oppure ristrutturabile con sistemi complessi e costosissimi.

Infine, come già accennato prima, vi invito a valutare la possibilità di cercare un terreno edificabile in un luogo che vi aggrada, non lontano dai servizi, e costruire un edificio nuovo, con una struttura solida, perfettamente isolato termicamente, realizzato con materiali da recupero e con tutti gli elementi tipici dei rustici di quella zona: vi assicuro che è possibile e il risultato è molto buono.

Grazie

A cura di Daniele Zagami
Autore di Edificare Immobili

martedì 9 marzo 2010

Avere piu' soldi in tasca

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Spesso si pensa che sia difficile o impossibile fare soldi. Ma non è cosi. La prova di quanto affermo è che da una ricerca effettuata, è emerso che l’85% dei ricchi del pianeta lo è di prima generazione.

Ma noi siamo persone normali, pertanto comuni. Non siamo dei geni, nè abbiamo predisposizioni o abilità fuori dal comune. Allora per noi non c’è possibilità alcuna di migliorare le nostre finanze?

L’ottima notizia è che anche noi abbiamo le nostre possibilità. Ovviamente in relazione al nostro status economico. Ma ne abbiamo, e diverse anche.

La prima forma di guadagno è l’attenzione al denaro.

Non significa non spendere, quanto piuttosto spendere in maniera intelligente. Mi spiego: ha senso pagare centinaia di euro una borsa di marca, sapendo che anche i più noti nomi, le fanno fabbricare ai cinesi in stabilimenti ubicati alle porte di alcune grandi città del Nord, pagandole ai medesimi 25 euro? Perché questa è la cifra che quelle borse costano alle grandi marche… è stato dimostrato dalla trasmissione “Report” lo scorso anno.

Oppure, pagare un paio di jeans 150 euro solo perché ha una targhetta attaccata, rispetto a uno stesso paio senza targhetta (che costa meno della metà). Eppure, il materiale (tessuto jeans) è identico!

Questi sono solo 2 esempi di come spesso si gettano soldi in articoli che non valgono neanche lontanamente il prezzo cui sono venduti. Eppure quei marchi stravendono.

Immagina di applicare questo ragionamento a gran parte dei prodotti di qualsiasi genere che acquisti. Vedrai che se acquisti prodotti “omologhi” risparmierai molto.
La prima forma di guadagno è il risparmio!

Inoltre, il mercato finanziario, a seguito delle ben note vicende, è a livelli davvero bassi. Non conviene forse, oggi, acquistare strumenti finanziari “a sconto”?
La gente solitamente compra quando il mercato è alto e vende quando le quotazioni sono basse. Forse sarebbe più saggio fare il contrario. Non è forse vero che quando ci sono i saldi le persone fanno file per acquistare?

Perché lo stesso ragionamento non lo si fa quando ci sono “i saldi” in borsa? Sembrano ragionamenti ovvi. Ma nessuno li fa. Come mai?

E’ una questione di forma mentis. George Soros, noto finanziere soleva dire: “solo i pesci morti seguono la corrente!” E, solitamente, le correnti sono piene di pesci morti che si lasciano trascinare dalle correnti.

Tu che tipo di pesce sei? O che pesce vuoi essere?

Se vuoi far sì che sia tu a gestire e governare l’andamento delle tue finanze, e non esserne ostaggio, allora questo mio ebook può darti un valido aiuto e più di qualche suggerimento, oltre che spunto di riflessione.

Perché il vero cambiamento delle cose avviene sempre e solo dopo che siamo cambiati noi.

Questo è lo scopo del mio libro: favorire quel cambiamento interno, a cui seguirà un cambiamento in positivo della tua situazione economica e finanziaria. In esso troverai anche indicazioni e suggerimenti su come impostare le basi per la tua nuova situazione finanziaria.

Cambiare è possibile. Basta volerlo e procedere determinati verso il proprio obiettivo.

A cura di Manuel Frinconi
Autore di Migliora le tue Finanze

martedì 2 marzo 2010

Collaboratori autonomi

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net


È l’obiettivo di ogni leader: avere collaboratori in grado di svolgere il loro ruolo in completa autonomia.
Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario:

1. che il leader sia disponibile ad assumere un ruolo di completa collaborazione con le persone che lo circondano;

2. che le persone cambino il loro atteggiamento, passando da una situazione di esecuzione ordini ad una gestione delle proprie azioni in piena responsabilità.

Ma per far assumere ai collaboratori un ruolo di maggior iniziativa è necessario pianificare e perseguire un processo di apprendimento continuo.

Ho avuto modo di verificare, in occasione di progetti di miglioramento dell’efficienza produttiva, che entrambe le azioni, cioè la disponibilità del leader ad abbandonare il ruolo di comando-controllo ed una formazione adeguata dei collaboratori, danno risultati eccellenti.

Chiarisco il concetto con un esempio, che per motivi di spazio sarà semplificato.
Una PMI decide di ridurre i costi di produzione applicando un metodo che prevede la gestione delle attività di manutenzione da parte degli operatori addetti alla conduzione degli impianti.

Come prima attività del progetto si rese necessaria la formazione delle persone operative e dei loro responsabili.
Una volta iniziata l’applicazione del metodo, si verificarono alcune situazioni molto interessanti. Le persone operative si sentirono maggiormente responsabili dell’efficienza dei loro impianti e iniziarono a pretendere dai loro manager una pianificazione migliore della produzione che permettesse loro di effettuare interventi tecnici mirati a prevenire i potenziali guasti.

Per poter soddisfare queste richieste i manager furono costretti a cambiare il loro atteggiamento. Si trovarono a passare da una situazione del tipo “comando-controllo” ad una di maggior collaborazione con i loro subordinati.
Risultato: l’efficienza produttiva migliorò e i costi di produzione furono ridotti sensibilmente.

Dopo sei mesi dall’inizio del progetto, la Direzione Aziendale fece il punto della situazione e giunse alla conclusione che il fattore di successo della riduzione dei costi era l’atteggiamento responsabile e propositivo del personale addetto alla gestione degli impianti.

Quindi, per avere collaboratori autonomi è necessario sviluppare in loro le competenze che favoriscono l’assunzione di responsabilità. Per sviluppo delle competenze non si intende soltanto quelle tecniche, ma anche quelle basate sulle convinzioni, sui bisogni e sul desiderio di sentirsi artefice del successo aziendale.

Ovviamente, i manager devono lasciar agire i collaboratori in completa autonomia nelle decisioni di ogni giorno, sostenerli con fiducia, fornire le risorse necessarie e stimolarli a dare il meglio di sè stessi.

Grazie per il commento che vorrai lasciarmi!

A cura di Chiarissimo Colacci
Autore di L’Impresa Efficiente, Il Team Vincente e Leader si Diventa

martedì 16 febbraio 2010

Leadership

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

In passato sono stato chiamato da un imprenditore a collaborare con lui su un problema che egli riteneva fosse la causa dell’inefficienza aziendale.

”I miei dipendenti non collaborano tra di loro. Questo è, a mio avviso, il problema più grande che abbiamo” mi disse l’imprenditore. “Ho bisogno del suo aiuto per un programma di formazione finalizzato a far collaborare di più le persone tra di loro. Può aiutarmi?”

Accettai l’incarico e cominciai a valutare la situazione.

In effetti riscontrai una mancanza di collaborazione tra i vari dipendenti e una ostinata riluttanza a parlarsi tra di loro. Continuando a fare domande venne fuori che questo comportamento era dovuto al fatto che l’imprenditore in ogni circostanza metteva i propri collaboratori in competizione tra di loro. 

Non c’era occasione in cui non metteva in evidenza il fallimento di qualcuno. Si aspettava la collaborazione ma in realtà era lui stesso che con il suo comportamento la impediva.

Per fargli capire che doveva cambiare lui per primo, che doveva passare da un sistema di rimprovero ad uno di gratificazione della collaborazione, gli raccontai la storia di un allenatore che, per incrementare la collaborazione nella sua squadra, aveva messo in palio un premio per il giocatore che effettuava più passaggi, anziché premiare chi faceva più goals.

Cioè l’applicazione del principio “vinci tu - vinco io” “il tuo successo è il mio successo“.

L’imprenditore capì che doveva modificare il suo comportamento. Doveva dare la precedenza ad una leadership proattiva rispetto ad un comportamento da duro manager, come aveva fatto sino a quel momento. Si rese conto che non si era mai dedicato ad acquisire ed esercitare un ruolo di leader.

Infatti un vero leader non biasima mai le persone.

Dopo alcuni mesi l’imprenditore mi confessò che aveva sofferto nel cambiamento, ma aveva perseverato ed ora era convinto di essere diventato un leader. Si era impegnato nell’acquisire le caratteristiche di un leader.

Come ho illustrato nel mio nuovo ebook Leader si Diventa, tutti possono imparare gli atteggiamenti e le tecniche per migliorare la propria vita e crescere nel proprio lavoro.

Grazie per il commento che vorrai lasciarmi!

A cura di Chiarissimo Colacci

Autore di L’impresa Efficiente, Il Team Vincente e Leader si Diventa

martedì 9 febbraio 2010

Amici su Facebook

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Succede tutti i giorni. Accendiamo il computer, ci colleghiamo a Facebook, e scopriamo che Mario Rossi o Angela Bianchi ci hanno aggiunti come amici.

Si tratta spesso di relazioni annacquate, intrecciate con simpatizzanti, aspiranti corteggiatori, semplici conoscenti.

Persone che ci spingono a ridefinire il concetto di amicizia, che non è più un legame affettivo e leale tra affini che si frequentano nel quotidiano.

Sempre più spesso, ci troviamo invece davanti a un contatto collettivo labile, che fa condividere video di Obama, Lady Gaga e Luciana Littizzetto.

Non più incontri vis a vis costituiti da serate, discussioni, reciproche consolazioni. Casomai, un dialogo virtuale fatto di battute tra individui che, quando va bene, si sono visti un paio di volte, ai quali trasmettiamo aggiornamenti sulle nostre vite.

Alla fine però, in questa inflazione di facile cordialità, dove imperversano i BFF, Best Friends Forever, gli amici veri restano tesori anche in tempi di saldi web, proprio perché è la morfologia stessa del nostro cervello a impedirci di legare in profondità con troppe persone.

Secondo una ricerca compiuta da Robin Dunbar, antropologo a Oxford, sarebbero 148, arrotondato poi a 150, il numero massimo di relazioni che si possono ragionevolmente coltivare.

Ciò vuol dire che, nel caso di 50 friends, si familiarizzerà in maniera reciproca e sostenuta solo con 3 o 4 di loro. Nei gruppi di 150 si passerà a 5 o 7. Ma persino chi vanta un pallottoliere complessivo di 500 e oltre, alla fine avrà scambi con 10 o perlopiù 16.

Oltre, sarebbe un pasticcio, nonostante vi siano delle differenze “di genere”. Le donne, ad esempio, parlano di più e coltivano contatti regolari, mentre gli uomini rimandano a quando s’incontreranno al bar.

Viene allora spontaneo chiedersi: quando le amicizie sono ridotte alle dimensioni di un post in bacheca, conservano ancora qualche contenuto? Se abbiamo 700 “amici”, in che senso li abbiamo? Dopo che abbiamo rintracciato l’ex fidanzato, la compagna delle elementari o fatta “amicizia” con il cantante preferito, cosa resta di Facebook?

Poco, verrebbe da dire. O meglio: persone che non sentivi prima e che continui a non sentire dopo; presunti “amici” ai quali non hai mai mandato nemmeno un messaggio, ma che sono lì a mostrare a tutto il “Facebookmondo” che la tua rete sociale è ricchissima.

Il risultato è che sempre più utenti decidono di “suicidarsi”, come si dice in gergo, cancellando il proprio profilo dalla Rete. Altri, con migliaia di amici accettati e altrettanti in attesa di esserlo, sospendono l’attività.
Alla base c’è la convinzione di avere a che fare solo con una vetrina sociale di rapporti falsi, colpevole di far scomparire dalla nostra cultura l’immagine del vero amico, una sorta di anima gemella rara da trovare. In molti giudicano Facebook una fucina di tradimenti, divorzi e violenze, dove il furto di identità si sta diffondendo a una velocità preoccupante.

Di conseguenza, non bisogna stupirsi se i rapporti solidi, sinceri, disinteressati appaiono sempre più in calo. Lo stesso Omero sosteneva che: “Non è tanto difficile morire per un amico, ma trovare un amico per cui valga la pena farlo”.

E voi, siete d’accordo?

A cura di Marina Roveda

Autrice di “Le Regole dell’Amicizia”

martedì 2 febbraio 2010

POKER POKER POKER POKER

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Spietati bari che imbrogliano il pollo di turno, persone che si rovinano al tavolo da gioco… certo che il poker non ha mai goduto di una buona fama e forse una volta era anche giustificata. Oggi invece molti dei pregiudizi che girano intorno al poker non hanno più senso di esistere.

Oggi il poker non è più sinonimo di gioco d’azzardo, di sale fumose, pistole sotto il tavolo e alcool a gogò. Al contrario di qualche anno fa il poker non può più nemmeno essere trattato come un gioco di elite da giocare solo nei casinò. Grazie ai tornei su internet, che possono essere anche gratuiti, ormai il poker è diventato un hobby alla portata di tutti. Se consideriamo anche le luci scintillanti dei programmi televisivi dedicati al poker è evidente che sta assumendo connotati completamente diversi da quelli passati.

Ormai il poker non può più nemmeno essere inteso come un gioco d’azzardo, come la stessa legge italiana ha recentemente riconosciuto, ma bensì come un gioco di abilità e proprio per questo è diventato una disciplina sportiva con tornei e campionati svolti in tutto il mondo e con i propri campioni.

Se infatti in una prima fase sono stati sportivi famosi come i calciatori Brolin e Dhorasoo o come i super campioni Phelps e Becker a trascinare verso la popolarità il mondo del Texas Hold’em sfruttando al massimo la loro grande personalità oggi, grazie anche alle seguitissime trasmissioni televisive, cominciano ad essere conosciuti anche i veri campioni come Daniel Negreanu e Jennifer Barman o gli italiani Dario Alioto e Max Pescatori.

E siamo soltanto agli inizi.Scommettiamo che nei prossimi anni le vere star televisive saranno i campioni del Texas Hold’em? E se tu fossi uno di loro?

Ma come ogni altra attività anche diventare un buon giocatore di Texas Hold’em non è frutto del caso. Bisogna studiare tanto per capire come sfruttare al meglio le tue carte, come calcolare la probabilità di successo di una mano, come giocare in funzione della posizione, come capire la psicologia dei giocatori.

Di tutto questo si parla in Poker Vincente un vero e proprio manuale studiato per portare qualsiasi giocatore anche dilettante ad un livello di gioco vincente.

Qualche piccolo consiglio potete trovarlo anche nel blog che ho dedicato al Texas Hold’em e nella relativa pagina facebook. Come diceva Matt Damon nel film “Il giocatore” : «Se dopo mezz’ora non hai ancora capito chi è il pollo, allora il pollo sei tu». Non vorrai mica farti spennare?

A cura di Massimo Di Renzo

Autore di “Poker Vincente” e “Le 7 regole della Felicità”

martedì 26 gennaio 2010

Investire nei pannelli solari

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Robert T. Kiyosaki nella fortunata serie di libri dedicata all’insegnamento dell’intelligenza finanziaria, inaugurata con “Padre Ricco, Padre Povero”, ritorna molto spesso sulla differenza tra attivi e passivi.

A pag. 70 di Padre Ricco, Padre Povero, fornisce, in particolare, le due seguenti definizioni:
Un attivo è qualcosa che mi mette denaro in tasca.
Un passivo è una cosa che mi toglie denaro dalle tasche.

Anche Robert Shemin, nel suo “Perché quel cretino è ricco e io no? “sostiene un concetto molto simile a quello formulato da Kiyosaki.

Entrambi gli autori forniscono degli esempi, ovviamente, di quel che intendono per attivi e passivi.
In questa seconda categoria, inseriscono, tra l’altro, anche le automobili. L’automobile perde il 20% del proprio valore, non appena esce dall’autosalone di vendita. E dopo 12 mesi il deprezzamento è arrivato almeno al 30%.

Mi è capitato spesso, parlando con privati interessati alla realizzazione di un impianto fotovoltaico, di paragonare le conseguenze derivanti dall’acquisto di un’autovettura con gli effetti dell’acquisto di un impianto fotovoltaico.

Nel primo caso, alla spesa iniziale, necessaria all’acquisto dell’autovettura, che, come abbiamo appena ricordato, è destinata a deprezzarsi velocemente, seguiranno negli anni una serie di spese ulteriori e continuative. E, soprattutto, inevitabili. Perché connesse al funzionamento dell’autovettura: il carburante, la manutenzione ordinaria e quella straordinaria, la copertura assicurativa, per limitarsi alle principali. Nel secondo caso, la spesa iniziale, finalizzata all’acquisto dell’impianto fotovoltaico, è seguita, sì, nel corso degli anni, da altri costi (manutenzione e copertura assicurativa ed eventuale sostituzione di componenti dell’impianto), ma crea anche le condizioni per la generazione di una duplice serie di ricavi.

Ricavi, che, come ben sappiamo, sono originati dalla produzione di energia elettrica da parte dell’impianto fotovoltaico.

Il risparmio sulle bollette di energia elettrica (o in alternativa, la vendita di quella stessa energia) per tutta la durata utile dell’impianto e l’incentivo del Nuovo Conto Energia per 20 anni. Tali ricavi attualmente consentono, grazie alla riduzione dei costi del fotovoltaico registrata nel 2009 ed alle elevate Tariffe Incentivanti del Nuovo Conto Energia (tra le più convenienti al mondo), di arrivare a tassi di redditività dell’investimento superiori al 10% annuo.

Ho parlato d’investimento.

Ed è proprio questa la differenza tra l’acquisto di un’autovettura e l’acquisto di un impianto fotovoltaico.
Se compro un’auto, spendo i miei soldi.

Se acquisto un impianto fotovoltaico, investo i miei soldi.

Chissà se nelle prossime edizioni dei loro bestsellers, Robert T. Kiyosaki e Robert Shemin non inseriscano nella colonna degli attivi anche l’acquisto di un impianto fotovoltaico.

A cura di Mario Delfino

Autore di “Investire nel fotovoltaico”

sabato 23 gennaio 2010

Tempo di Texas hold'em

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Ho iniziato a giocare a Poker sin dai tempi dell’università quando io e i miei più cari amici passavamo alcune delle nostre serate più divertenti davanti a litri di caffè, con in mano fiches e carte da poker fino al mattino.

Credetemi, chi non ha mai provato il brivido di una bella mano di poker si è sicuramente perso qualcosa.

Ovviamente per noi il poker è sempre stato un puro divertimento, viste le puntate assolutamente in linea con le nostre non elevate disponibilità economiche. Anche nelle nottate più sfortunate nessuno ha mai perso cifre rilevanti.

Ho sempre inteso il poker come un divertimento e consiglio a tutti di evitare che possa diventare un problema ma questo non vale solo per il poker: provo una pena infinita nel vedere quelle persone che in un retrobottega di un bar continuano a mettere montagne di monete nelle macchinette senza riuscire a fermarsi come se fossero drogati. Il poker è come il buon vino, va assaporato con moderazione.

Sono passati tanti anni da allora, ho smesso di fumare ma non di giocare a poker. Nel tempo mi sono appassionato alla versione di poker più giocata al mondo, quella che oggi è diventata la protagonista assoluta di tante trasmissioni televisive e cioè il Texas Hold’em. Ho cominciato a studiarla meglio scoprendo che per vincere nel Texas Hold’em non serve la fortuna ma la conoscenza di matematica e psicologia. Per un ingegnere con la passione della psicologia (nel catalogo della Bruno Editore trovate il mio libro “Le 7 regole della Felicità” dedicato alla gestione delle emozioni) il richiamo di questo gioco è stato irresistibile.

Dalla grande difficoltà nel trovare testi dedicati al Texas Hold’em, soprattutto in italiano, è nata l’idea di scrivere un ebook che possa insegnare anche a un principiante come si gioca a poker in maniera vincente. Alcuni spunti li trovate anche nel blog che ho dedicato al Texas Hold’em e nella relativa pagina facebook. Poker Vincente è un vero e proprio percorso che parte dalle basi (le regole delle più importanti versioni di poker) e passando per i 5 pilastri del poker vi porta fino alle strategie più efficaci del Texas Hold’em. Solo così potrete affrontare una partita di poker in maniera da avere discrete possibilità di vittoria.

A cura di Massimo Di Renzo
Autore di “Poker Vincente” e “Le 7 Regole della Felicità”

lunedì 11 gennaio 2010

Pagare il mutuo?

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Per colpa della crisi un numero sempre più elevato di persone è in serie difficoltà economiche, soprattutto se deve pagare le rate di un mutuo o di un leasing. La mancanza di liquidità ha colpito non solo i nuclei familiari, o singoli e separati con redditi minimi, ma anche le piccole e medie imprese, o chi ha contratto dei leasing mobiliari ed immobiliari.

Così a grande richiesta il Comitato esecutivo dell’Associazione banche italiane a novembre di quest’anno ha dovuto prendere atto della complessa situazione e, visto che in termini di costi è sicuramente più conveniente essere flessibili di fronte a una difficoltà oggettiva e palese, ha deciso di avviare il cosiddetto “piano famiglia”, già proposto dalle Associazioni dei consumatori e dalle autorità pubbliche in agosto.

Cosa prevede il piano famiglia?
Una moratoria, ossia la sospensione del pagamento delle rate per un periodo di 12 mesi, che potrebbe essere portato anche a 18 mesi, previo accordo col governo e con le varie associazioni dei consumatori.

Chi potrà usufruire della moratoria?
Principalmente tutte le famiglie disagiate, ma non solo, anche chi ha perso il lavoro con contratto a tempo indeterminato o determinato, chi è in cassa integrazione, le piccole e medie imprese in crisi, ma anche lavoratori autonomi con partita iva che versano in difficoltà o hanno cessato l’attività.

Quale sarà il tetto massimo del debito oggetto di moratoria?
Attualmente l’ABI è disposta a valutare le difficoltà finanziarie delle famiglie, degli autonomi e delle piccole e medie imprese, che hanno contratto debiti fino a un tetto tra i 120 ed i 130 mila €. Ma le associazioni hanno già proposto un tetto superiore e pari ad almeno 150 mila €, poiché le statistiche sono chiare e almeno 1/3 delle famiglie italiane è indebitata per acquisti importanti come la casa, con mutui pari o superiori a questo importo.

Quando andrà in vigore la moratoria?
Dopo le varie trattative tra l’ABI, il governo e le associazioni il provvedimento doveva entrare in vigore da gennaio del nuovo anno, ma slitterà a febbraio 2010, dato che ci sono ancora dei dettagli importanti da valutare, tra i quali il tetto massimo del debito contratto, come spalmare gli interessi che maturano sulle rate in moratoria, come risolvere il problema dei morosi “in corso”, che non rientrerebbero in un provvedimento che ancora non c’è, etc.

Conviene aderire alla moratoria?
Sì. Anche se i tassi d’interesse attualmente sono ai minimi storici non è necessario preoccuparsi eccessivamente che in futuro possano essere più alti e gravare sulle rate in moratoria. Innanzitutto perché non ci sarà anatocismo, ossia l’interesse sugli interessi, e poi perchè per chi ha perso il lavoro e non arriva a metà del mese, per chi ha dovuto cessare l’attività, per chi non ha più alcuna fonte di guadagno e non potrebbe pagare neppure la centesima parte di una rata o degli interessi la moratoria è una manna dal cielo.

Oggi bisogna capire che “guadagnare” a volte vuol dire “tutelare la casa, l’azienda ed i beni acquistati”.

A cura di Marcello Luigi Raso
Autore di “Guadagnare in immobili”, “Enciclopedia degli immobili”

martedì 5 gennaio 2010

Amicizia su internet

vi segnalo questo articolo :) .. : www.autostima.net

Sempre più persone scelgono l’amicizia elettronica, aprendosi un profilo su Facebook, iscrivendosi a Friendfeed, oppure curando un blog in cui i lettori possono postare i loro commenti, scambiandosi informazioni o punti di vista su un determinato argomento.

Altri si affidano alle chat, entrandovi come farebbero in un bar: si accostano ai tavoli per capire di cosa si parla, poi scelgono a quale gruppo aggregarsi, iniziando a discutere di tutto in simultanea.
Questo perché, nell’epoca dell’usa e getta in cui viviamo, l’amicizia tradizionale richiede tempo, attenzione, affetto, favori da restituire, in quanto come tutte le relazioni che durano è fondata su uno scambio reciproco.

Ciò non accade con gli amici virtuali, con cui non c’è conflitto, non c’è vero confronto, né si dona per ricevere indietro qualcosa.
Se da un lato ciò tranquillizza, dall’altro non consente a chi li colleziona di maturare giorno dopo giorno, imparando a gestire un rapporto in carne e ossa, dove dare e ricevere risulta di fondamentale importanza.
Spesso chi privilegia l’amicizia in Rete fugge gli altri perché non è attraente, quindi teme di essere rifiutato.
Ma può anche trattarsi di un individuo gradevole, che però si nasconde dietro l’etichetta del “grande indipendente” che “non deve niente a nessuno”.

In realtà, questo gusto per l’autonomia e per gli amici di comodo, in molti casi rappresenta soltanto un pretesto per dissimulare la difficoltà a “fare legame” per paura delle emozioni che suscita: senso di soffocamento, abbandono, dipendenza…Infatti dietro questa scelta ci sono talvolta amicizie dolorose, che hanno lasciato un’impronta indelebile.

Per questo, evitare le relazioni nella vita quotidiana o viverle in maniera superficiale, dando invece più spazio a quelle in Rete, diventa un mezzo inconscio per proteggersi dalle ferite del passato.
E se in molti sostengono che Internet non modifica i rapporti ma li velocizza, portandoli dritti al sodo perché non c’è tempo per sfumature e inibizioni, è altrettanto vero che l’amico del cuore, oggi, si cerca in Rete, per poi mandargli magari un messaggio sul telefonino, moderna autostrada dove far viaggiare i sentimenti.
Ma come comportarsi correttamente nell’ambito dell’amicizia virtuale? Ecco una serie di suggerimenti:

* Lascia che questa si sviluppi poco a poco, centellinando pensieri o informazioni particolarmente intime e confidenziali. Per quelle c’è sempre tempo.

* Se il tuo problema è l’organizzazione, fissa un “planning relazionale”, stabilendo quante ore devi passare in Rete, e quante con le persone che ti circondano, stabilendo un giusto equilibrio fra quest’ultime e i tuoi interessi.

* Pesa sempre le parole, stando molto attento a scrivere qualunque cosa possa diffamare, calunniare o criticare qualcuno, nella sua persona o attività. In fondo non sai chi c’è realmente dall’altra parte né come potrebbe reagire.

Qualora decidessi di saltare il fosso e conoscere il tuo amico virtuale, fissa l’appuntamento in un luogo pubblico, e non rivelargli informazioni personali fino a quando non sei assolutamente sicuro di lui. Si tratta di norme di comune buon senso, certo, che però vale sempre la pena ricordare perché, si sa, la prudenza non è mai troppa.

A cura di Marina Roveda

Autore di “Le Regole dell’Amicizia”